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IL GAZZETTINO ZAPATERO COMPAGNERO
In questo numero:
Il volo dei fratelli Scamarrazaglione.
I baffoni di Compagno Giuseppe.
L’opinione di Carpazio Von Strokendheim.
Uno pulcherrimo sfondo rivoluzionario per la Vostra Somma Scrivania:
Il Calendario di Frate Cazzaro – Aprile 2005
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65 – Le Sabbie Mobili
21 – I Piedi del Robot
07 – ‘a Mumma
Marmellata di latte
Piccole lucertoline indifese, la vostra cara Zietta vi insegnerà oggi a ritrovare l’equilibrio e la calma che le avversità della vita (sotto forma di vile bastardo traditore) vi hanno sottratto. E’ importante, una volta sfogata la vostra giusta ira con una mazza da baseball chiodata piantata nella nuca del fedifrago, che vi incamminiate sul lungo sentiero che riporterà infine pace e armonia nel vostro cuore, permettendovi di affrontare nuovamente con gioia e serenità un mondo colmo di amore e letizia. Questa ricetta è più che un nutrimento per il corpo, è una tecnica di meditazione, un momento di riflessione sul significato della vostra esistenza. Prendete quindi un litro di niveo latte fresco intero, fonte di vita, puro come l’amore, e versatelo in un pentolino antiaderente, metafora di come la vostra più intima essenza, per quanto a volte confinata e limitata dai legami imposti dal mondo, non deve comunque rimanervi legata, ma deve potersene liberare completamente in ogni istante. Aggiungete ora 200 grammi di candido zucchero, che vi permetterà di ritrovare la dolcezza perduta, fondendola irreversibilemente con l’essenza del vostro spirito. Inizia adesso la vostra prova, che vi permetterà, con pazienza e determinazione, di raggiungere la chiarezza di intenti che vi proponete. Ponete il pentolino sul fuoco e, a fuoco basso, mescolate continuamente, con calma e senza sosta. Lasciate che il tempo passi e si lasci alle spalle i vostri dolori, guardate con attenzione e distacco il candido amalgama da cui nascerà la vostra nuova consapevolezza, e continuate a girare… Siate pazienti, ma inesorabili, non permettete allo splendido candore della vostra anima di attaccarsi al contenitore che temporaneamente la ospita, riflettete sul vostro bisogno di purezza e libertà. Col passare del tempo (un’ora o più, dipende dalle circostanze in cui la vita vi ha messo), finalmente la vostra essenza inizierà a prendere consistenza, dopo aver eliminato molta parte di ciò che non è essenziale, e che sarà scomparsa nell’aria senza lasciare traccia. Non lasciate però che la vostra anima indurisca troppo, quando ancora sarà in una condizione fluida, di mutamento e infinite possibilità, provate a bagnare un cucchiaino nella marmellata e aspettate pochi secondi. Se si solidifica, è giunto il momento! Finalmente la vostra pazienza è stata premiata e la vostra anima è stata illuminata dalla comprensione! Adesso versate la marmellata in un barattolo che avrete precedentemente sterilizzato mettendolo a bollire in una pentola d’acqua, così che le impurità e le nequizie della vita non contaminino la vostra ritrovata purezza. Lasciate raffreddare un po’, e poi mettete il barattolo in frigorifero, in modo che si conservi al sicuro dallo scorrere del tempo.
In tutto questo lungo cammino di liberazione può capitare che, nonostante la vostra costanza e pazienza, parte della marmellata si attacchi al fondo e, verso la fine del vostro lavoro, quando finalmente vedete i risultati delle vostre fatiche prendere corpo, piccole impurità si mostrino ai vostri occhi, girando e mischiandosi con il candido frutto della vostra tenacia. Non scoraggiatevi! Nonostante tutti i nostri sforzi, la nostra perseveranza e forza di volontà infatti, non possiamo chiudere completamente le porte agli aspetti negativi dell’esistenza. Se però siamo stati saldi nei nostri propositi e non ci siamo fatti sviare nei nostri intenti, queste piccole imperfezioni non potranno guastare la bellezza del nostro risultato, che sarà resa ancora maggiore dalla nostra capacità di sopportare e superare questi difetti.
P.S. Ognuno di noi partecipa in maniera differente all’armonioso balletto dell’esistenza, ed è quindi giusto che la purezza della nostra anima mostri i segni della nostra inconfondibile peculiarità. Così, seguendo i dettami del nostro cuore, potremo arricchire la nostra marmellata con spezie e aromi (cannella, vaniglia,…) oppure liquori (rum, brandy,…), mostrando così i segni della nostra più recondita natura.
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Il Calendario di Frate Cazzaro – Marzo 2005
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Il Calendario di Frate Cazzaro – Mannaio 2005
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Cappuccetto Rozzo contro L’Upupo Cattivo Radioattivo.
Laggiù, nella terra dei sogni e dell’incanto, tra infinite gioie e meraviglie, è sorta una pustola purulenta colma di risentimento e volgarità.
Il suo nome? CAPPUCCETTO ROZZO!
ZA-ZAM!
Ella infestava i prati e i boschi asfissiando il gorgogliare della natura con la sua voce stridula e la sua flaccidiosa corpulenza. Imponeva dazi ed estorceva farinacei ai miseri abitanti di quel che un tempo era un armonioso villagio di soave bellezza e… armonia… appunto.
Ehm.
Al suo passaggio ogni vivente, sia pianta, animale o insetto che striscia, si ritraeva e persino alcuni minerali retrocedevano di qualche iarda.
Quand’ecco che un giorno mentr’ella s’apprestava a razziare, usuggiare, furnere e mazzucuttare una parca capanna di umili affitavoli apparve in cielo un volatile sospetto. “Un nibbio!” Esultarono subito le folle accorse.
Ello parossi innanzi a Cappuccetto Rozzo e fissolla negli occhi con sguardo saturo di sfida.
“E che vuoi Nibbio?” proruppe Cappuccetto.
“Non sono un Nibbio” rispose quegli “io sono…”
E tutti trattennero il fiato (fors’anche per l’olezzo emanantesi).
E lo trattennero ancora un poco.
Ok, basta così.
“Ebbene?” chiese Cappuccetto Rozzo.
“Cosa? Mi sono distratto un attimo. Dove eravamo?” Domandò tosto il volatile.
“Tu sei…” suggerì Cappuccetto.
“Tu sei…” sospirarono gli astanti attoniti, tranne Fulvio, che in quel momento era impegnato in una delicata operazione di circonvoluzione.
“Io sono: L’Upupo Cattivo Radioattivo!”
ZA-ZA-ZAM!
“Occielomammaiddiossissignoremioaiutaci!” urlarono all’unisono i miserandi miserevolmente convenuti.
“Oh! Ciao Upupo, non ti avevo riconosciuto, hai cambiato pettinatura per caso?” esclamó l’immerturscibile Cappuccetto.
“No, ho fatto la tinta, vedi come sono rosso squillante adesso?”
“Ma pensa, a me quel bel rosso non dura mai piú di un paio di giorni… ma che ci fai da queste parti?”
“Sono venuto per compiere razzie e scorrerie, sai nella casa nuova mi annoiavo e poi Mansell e Pretzel mi hanno detto che qui si saccheggia che é una bellezza.”
“Mansell e chi?”
“Lascia perdere… una lunga storia. Ti secca se terrorizzo un po’ quei pastorelli laggiú?”
“I re magi, intendi?”
“Quelli.”
“No, no. Fa pure. Io finisco di martoriare questi intanto, poi magari ci spostiamo al villaggio, eh?”.
E cosí fu che siffatti ceffi spadroneggiarono, spaparanzarono e serpeggiarono indisturbati attraverso cotali lande per i secoli a venire senza che niuno osasse proferire sillaba. E questo fu financo di esempio alle moltitudini delle generazioni coeve e successive.
Morale:
Non saprei. Fosse che il lupino appaia purpureo al chiaro di luna?
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