C’era una volta un’umile, ma onesta, ma umile famiglia di intagliatori di ghisa, che viveva felice, ma umile, al limitare del Bosco della Indescrivibilmente Sanguinosa Morte (contenti loro). Un triste giorno la moglie si ammalò della peste della ghisa, una rara, ma umile, malattia che colpisce solo le mogli degli intagliatori di ghisa (sono bacilli molto esigenti, anche se umili). La povera, ma umile, donna morì così tra atroci sofferenze e dolori nel giro di un pico-secondo e al misero, ma umile, marito sconvolto dal dolore non restò altra scelta che risposarsi con la terribile strega Gelsomina, che non era per niente umile. I pii, onesti, ma umili, sagaci figli dell’intagliatore (Giovannino e Gretuccia, chi altri? Pensavate che ce ne fossimo dimenticati, eh?) cercarono di dissuadere il padre con umili parole di saggezza:
“Ma ti sei intagliato anche il cervello? Lo sai che la malvagia strega Gelsomina vuole solo mangiarti l’anima e venderti come schiavo al possente orco Zuhuurk!”
Ma il padre fu umile, ma irresoluto, qualunque cosa voglia dire, e apostrofò così i suoi umili pargoli:
“A letto, bifolchi! Lo sanno tutti che quando in un’onesta, ma umile famiglia muore uno dei genitori l’altro deve risposarsi con il più cattivo bastardo che ci sia nei dintorni, in modo tale da crescere i figli nel dolore e nella miseria più nera! Che diamine, tutto vi devo insegnare, non ve le raccontava le favole quell’umile buonanima di vostra madre?”
I figli andarono a letto rincuorati dalle preoccupazioni del padre per il loro futuro. In effetti l’umile, ma onesto, ma umile intagliatore aveva ragione: appena sposati, la perfida strega Gelsomina iniziò a spadroneggiare nell’umile, ma umile dimora. Il pover’uomo doveva lavorare giorno e notte per mantenere la moglie nel lusso più sfrenato e presto la cava di ghisa iniziò a esaurirsi. Intanto i bambini erano costretti alle più umilianti nonché umili mansioni e venivano nutriti solo a pane e acqua.
Un giorno però la spietata strega Gelsomina decise che anche pane e acqua costavano troppo per mantenere due piagnucolosi, ma umili, marmocchi, così convinse il malleabile (e umile) intagliatore a preparare un picnic nell’allegro Bosco della Indescrivibilmente Sanguinosa Morte. I bambini, che erano umili, ma non tonti, capirono subito che aria tirava e cercarono di eclissarsi prima del fatidico giorno, ma i bracciali elettronici di cui erano stati dotati li fulminavano appena facevano due metri lontano da casa. Si prepararono quindi al picnic con umile rassegnazione (e riempiendosi le tasche di molliche di pane, sassolini, lavatrici, bazooka e tutte quelle cose lì).
Finalmente il fatidico giorno giunse e in una luminosa giornata di pioggia di metà novembre l’umile, ma onesta, ma umile famiglia si mise in moto per il picnic della Morte. L’astuta e cattiverrima strega Gelsomina fece in modo di camminare per ultima e ripulì con cura il sentiero da tutto quello che gli umili, ma sgamati, bambini lasciavano cadere (molliche di pane, sassolini, lavatrici, bazooka e tutte quelle cose lì). Arrivarono quindi alla Radura dello Smembramento Istantaneo e passarono il pomeriggio in letizia e umiltà mangiando lumachelle e procioni. Alla fine giunse il momento di tornare a casa e la crudele strega Gelsomina, trascinando con sè il povero intagliatore (dotato, come ormai avrete capito, della personalità di un lavandino), seminò i lenti, ma umili, bambini abbandonandoli alla loro sorte nel Bosco della Indescrivibilmente Sanguinosa Morte. Dove morirono in modo indescrivibilmente sanguinoso, triturati dal cugino del procione da loro così barbaramente divorato.
Morale:
Essere umili non vi salverà dai parenti della gente che mangiate.
Condividi questa opera dell'ingegno umano!