Tito di Gormenghast

il signor Lisca, suppongo.
La Rocca di Gormenghast è un immenso castello; e quando dico “immenso” intendo una vera e propria città di pietra: chilometri e chilometri di corridoi, migliaia di sale, cantine, gallerie, torri, scalinate, ripostigli, biblioteche, un luogo talmente smisurato che nemmeno i suoi abitanti lo conoscono fino in fondo. Gormenghast è un regno totalmente isolato dal mondo esterno: la sua stessa mole lo rende autosufficiente, e la foresta che lo circonda lo fa somigliare a un’isola in mezzo al mare. Tutto questo isolamento ha degli svantaggi, però: il principale dei quali è il grigiore, la vecchiaia, la polvere e le ragnatele di secoli di autarchia. Le consuetudini diventano regole, e poi leggi; e, stravolte da generazioni di passaparola, se ne perde completamente il significato originario. Il Conte, per esempio, un dato giorno dell’anno, deve salire quattro volte in cima a una torre e incidere una tacca sul fondo di un vecchio armadio. Perchè? Chi lo sa? Ma si è sempre fatto così: e un gesto che qualcuno fece per chissà quale motivo, è ora divenuto legge immutabile. Il Conte di Gormenghast non può fare altro che piegarsi alla legge, e cercare nella sua polverosa biblioteca un qualche scampo da questa tetra pantomima. E’ molto teatrale, infatti, l’impianto della Trilogia di Gormenghast (una trilogia, fra l’altro, in due volumi – il terzo non è mai uscito in italiano ma è a tutti gli effetti una storia a parte): sul cupo palcoscenico del castello si alternano bizzarri personaggi: dal Conte Sepulcrio alla sua immensa consorte Gertrude, sempre circondata da un fluffoso esercito di gatti bianchi; al loro scheletrico maggiordomo Lisca; e poi lo stralunato Dottor Floristrazio, il giovane e perfido Ferraguzzo, la Contessina Fucsia e altri ancora. Chiusi in questa immensa gabbia di pietra vivono secondo regole secolari e incomprensibili, dettate dal maestro di cerimonia, il vecchissimo Agrimonio, per il quale la fedeltà al rituale è tutto. Ma la nascita dell’erede al trono, il piccolo Tito, sembra mettere a repentaglio la secolare immobilità del castello. “Tito di Gormenghast” e il suo seguito, “Gormenghast”, sono due romanzi strani. Intanto perchè il piccolo Tito, nel romanzo cui dà il titolo, praticamente non compare: la storia narra di eventi che accadono durante il suo primo anno di vita. E poi perchè non si può dire che abbiano una trama intensa e piena di colpi di scena, o che siano particolarmente “fantasy” nel senso di strane razze, popoli esotici, mondi fantastici: tutt’altro. Il mondo di Gormenghast è tetro e sonnolento, opprimente, polveroso, fatto di sottoscala dimenticati, vetri rotti, tappezzerie scrostate, vecchi maggiordomi rincretiniti, rituali incomprensibili, giochi di potere e antichi rancori che incancreniscono fino ad esplodere. Eppure è proprio questo il fascino di questi romanzi, un fascino muffoso, per carità, che magari non piace a tutti. A me si. In realtà par di capire che nel Regno Unito questi romanzi di Mervyn Peake abbiano riscosso un discreto successo, dall’epoca della Gormenghast - visto da Ian Millerloro prima uscita – negli anni ’50 – visto che la BBC ne ha realizzato una miniserie in 4 episodi (con Cristopher Lee nella parte del maggiordomo Lisca); e ne è anche stata realizzata una versione teatrale che sarei curioso di vedere. Ma a parte questo: se volete un fantasy diverso dalle solite minchiate da giochi di ruolo, fate un tentativo. A parte l’ambientazione (il castello di Gormenghast è in effetti il personaggio principale della storia), i personaggi sono memorabili, dal primo all’ultimo (il perfido Ferraguzzo è il cattivo più cattivo più perfidamente e totalmente cattivo che abbiate mai incontrato, ve lo assicuro): ma è soprattutto l’atmosfera che pervade tutta la storia ad essere unica. Gormenghast vi aspetta.


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18 pensieri profondi su “Tito di Gormenghast

  1. Sono completamente d’accordo su ogni virgola della recensione. La penna di Peake riesce a dare spessore all’ineffabile. Se la “fantasy” è cambiare mondo, allora preparatevi al viaggio. (Un viaggio autunnale, crepuscolare, ammuffito, silenzioso, lento, arzigogolato, ammiccante, compiaciuto, screziato, dolente, minaccioso: lame di luce che illuminano il pulviscolo).

  2. Aggettivi azzeccatissimi (e complimenti per il nick ;)) <- non è un curioso emoticon nuovissimo ma è il goffo risultato di un emoticon e una parentesi. ahimè. anche se potrebbe essere una strizzata d'occhio con doppio mento. vabbè, lasciamo perdere.

  3. Anch’io condivido ampiamente (e spero che Adelphi pubblichi pure il terzo volume). Se cercate un fantasy adulto e particolare, senza gnomi gnometti elfi maghini anelli fate streghe eccetera, vi consiglio il magnifico ciclo di Gene Wolfe (L’ombra del Toruratore, L’artiglio del Conciliatore, La spada del Littore, La cittadella dell’Autarca). Tra l’altro, ci sono echi del Gormenghast. Ne ho parlato più volte sul mio blog: http://lucianoidefix.typepad.com/

  4. Oh, Gormenghast… leggerlo e innamorarmene è stata una cosa sola… (non si capisce dal mio nick, vero? :D) Per me è IL libro fantasy, peccato che in Italia lo avremo letto in 10, tipo.

  5. Beh, meglio così: almeno ci si può vantare dei propri gusti raffinati e decadenti, tutt’altro che mainstream! 😉
    Fra l’altro, è uscito da poco il terzo volume della serie, sempre da Adelphi. Devo dire che non mi è piaciuto per nulla….

  6. @Circolo Facezie sì, l’ho letto l’anno scorso. Bisogna tener conto del fatto che è stato messo insieme basandosi sugli appunti di Peake, che non l’aveva concluso, e si vede. A parte questo la storia-anche se non c’entra una mazza con gli altri due libri-secondo me era bella, oltre che come sempre scritta magistralmente. Peccato sia rattoppato e anche incompleto, nel senso che alcuni punti sono accennati ma non sviluppati.
    Oh, io adoro vantarmi dei miei gusti raffinati 😀

  7. Già. Anche se l’idea di ambientare la storia fuori dal castello secondo me lo ha azzoppato in partenza. Alla fine il protagonista dei romanzi precedenti è proprio il castello di Gormenghast – volerne farne a meno è stato un po’ come fare un film di Bud Spencer senza mazzate. Comunque – lo sceneggiato lo hai visto?

    http://www.youtube.com/watch?v=N2UTPombvgc

  8. oh sì l’ho visto, anche se non tutto. Il mio amato Jonny (Jonathan Rhys Meyers) è come sempre sublime *-*. Ma per il resto, a parte il fatto che gli attori sono bravi (Fuchsia però è troppo vecchia), non rende l’atmosfera del libro, ma è normale, nessuno avrebbe potuto riuscirci! Non è un libro che si può trasporre sullo schermo, secondo me, non essendo il fantasy classico alla Tolkien o Harry Potter, per dire. Poi è raro che a me piaccia un film tratto da un libro, specie se ho amato il libro. Riguardo al fatto che sia ambientato fuori dal castello, era perché ormai era tutto incentrato su Tito, come una sorta di romanzo di formazione. L’idea mi è piaciuta e ci sono comunque belle ambientazioni (e personaggi) . Ripeto che purtroppo è forte la sensazione d’incompiutezza, e il libro ne risente. Detto questo, io non lo considero come parte della trilogia, ma piuttosto un romanzo a se stante. Secondo me ci sarebbe stato anche un seguito, ma il povero Peake se n’è andato troppo presto, come (quasi) tutti i geni T_T
    Mi scuso per il papiro, me prolissa ^-^”

  9. … stavo per scrivere qualcosa del tipo “se ti è piaciuto Gormenghast dovresti leggere – ” ma non mi viene in mente nulla. Forse il Ciclo del Nuovo Sole di Gene Wolfe, ma non saprei… In effetti se non gli si riesce a trovare un termine di paragone, vuol dire proprio che era un genio. Come Borges. Ecco, forse Borges.

  10. questo Borges ultimamente me lo stanno nominando tutti… basta, lo devo leggere!

  11. Gormenghast me lo sono letto in inglese… bello ma un po’ pesantino, eh.
    Invece la serie del Nuovo Sole di Wolfe, nonostante non sia leggerissima neanche quella, resta una delle mie pietre miliari.

  12. @Bruno: Gene Wolfe è un monumento vivente della letteratura fantastica “alta” – non fosse altro che per i suoi stupendi baffoni e per la macchina con cui si fanno le Pringles. Lodi a lui nei secoli dei secoli.
    @Anna: in caso non ti piacciano possono anche essere riciclati come fermaporta. 😉

  13. Aggiornamento: ho letto i primi due libri del Nuovo Sole qualche mese fa. Il primo mi è piaciuto, il secondo meno. Per ora non ho tempo di andare avanti, causa esami, ma appena avrò tempo proseguirò col ciclo. Per fortuna sono libri brevi, anche se tutt’altro che leggeri (non nel senso di noiosi ma di ostici).

  14. ho appena finito il primo libro. affascinante! stasera inizio il secondo: non vedo l’ora. lo sapevate che i cure hanno preso ispirazione da questi libri x le loro canzoni: all cats are grey e the drowning man?

  15. ho terminato di leggere il secondo libro:l’atmosfera gotica si accentua e diventa ancora più cupa. la scrittura di peake scorre lentamente ma sempre chiarissima. sono un pò prevenuta riguardo al terzo libro: ho letto i commenti riguardanti ed effettivamente se il vero protagonista ,il castello, non compare più forse perde qualcosa. in ogni modo voglio leggerlo per rendermene conto di persona.

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