Diceva Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, che la disciplina ecclesiastica ripugna i motti di spirito, nonostante siano «moralmente belli e gradevoli», perchè le Scritture ne sono prive, e «come possiamo fare uso di ciò che non abbiamo trovato nelle Scritture?» Quindi, da bravi chierichetti, e considerando che in effetti a Milano ultimamente non c’è proprio un ca**o da ridere, vi rifiliamo una mestolata di musica oscura, cupa, bizzarra, depressiva, e anche un po’ in odore di zolfo. Come i Ved Buens Ende (che in norvegese sta per “alla fine dell’arcobaleno”), entrati nell’olimpo del black metal con il loro primo e ultimo album, un disco che di black metal ha assai poco; c’è molto di più di jazz e di psichedelia, e un’atmosfera paludosa, acida e surreale a tutt’oggi insuperata. Qualunque cosa voglia dire. Segue «La Mort d’Arthur», che a quanto ci dice il traduttore di Google è una canzone, in inglese e tedesco, sulle rane; responsabili di tutto questo sono i Sopor Aeternus & The Ensemble of Shadows, guidati e creati dall’indefinibile Anna-Varney Cantodea. Già. E chiudiamo con «Dawnrazor», dei leggendari Fields of The Nephilim, per i quali ogni parola è superflua. Keep Talking…
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Non ci sono commenti? :O Devo porre rimedio a questo scempio u.u. Dico che un blog che mi cita i Ved Buens Ende (e mi fa una splendida recensione di Gormenghast) merita tutto il mio plauso e appoggio u_u. Per quanto riguarda gli altri due artisti, Sopor Aeternus non riesce a piacermi, purtroppo, e i Fields of the Nephilim non sono sicura di averli ascoltati (anche se di nome li conosco sicuramente).