Osservate: un vecchio artigiano sta per completare l’opera di una vita – un meraviglioso, evanescente, scintillante tappeto di capelli. Ha lavorato per decenni, utilizzando i capelli delle sue mogli, delle sue figlie e concubine, e ora è quasi pronto per venderlo. Finirà ad abbellire il palazzo dell’Imperatore, e gli frutterà tanto oro da poter permettere a suo figlio di mantenersi fino a completarne un altro, un altro splendido tappeto di capelli, così come suo padre ha fatto per lui e suo nonno prima di suo padre e così via, fin dall’alba dei tempi. Allontanatevi, osservate la scena da una prospettiva più ampia e vedrete le immense navi spaziali dei Mercanti scendere sul pianeta per raccogliere tappeti. Tappeti a centinaia: tutta l’economia di questo mondo si basa sul lavoro dei Tessitori di Capelli. Dove li portano? Nessuno sa dove sia il Palazzo Imperiale: è quasi una leggenda, come è leggendario l’Imperatore eterno, saggio e immortale, sovrano di un Impero Galattico di centinaia di migliaia di mondi, alcuni così distanti da non sapere nulla dell’esistenza degli altri. Ma scoprirete, allontanandovi ancora, che i Mercanti fanno la spola da un mondo all’altro, raccogliendo sempre la stessa merce: tappeti di capelli, a migliaia, a decine di migliaia, così tanti che l’Imperatore ormai dovrebbe esserne sommerso. Ma nel Palazzo Imperiale, cosa alquanto strana, di tappeti non ce n’è neanche l’ombra. Dove finiscono? Forse solo l’Imperatore lo sapeva, ma ahimè è morto, travolto da una rivoluzione, e i nuovi padroni, come quasi sempre accade, si accorgono che forse sono stati un po’ troppo solleciti nel bruciare archivi e documenti – e restano sbalorditi di fronte a questo mistero: si, perchè i pianeti su cui si producono questi meravigliosi tappeti non sono cinque o dieci o cento, ma sono decine di migliaia, e continuano da secoli e secoli: miliardi di tappeti di capelli. Perchè? Come è possibile? Questo è un romanzo strano, senza protagonisti, senza una vera e propria trama, in cui ogni capitolo è un quadro o una tessera di mosaico, un romanzo che pur essendo breve – 280 pagine – ha un respiro e un’ampiezza degni di trilogie o quadrilogie ben più ponderose. E’ una storia che ruota attorno a un’idea, a un mistero: a cosa servono questi tappeti? E alla fine lo scoprirete, aiutati da un vetusto bibliotecario del palazzo imperiale, che vi condurrà, di malavoglia, nei labirintici archivi a cui ha dedicato la vita: e rimarrete basiti, esterrefatti e senza parole. Poi, quando vi sarete ripresi, potrete scegliere se essere di quelli che gettano il libro dalla finestra schifati o di quelli – come me – che mettono Andreas Eschbach, l’autore, tra i nuovi “grandi” della fantascienza. In un caso o nell’altro, il finale di “Miliardi di Tappeti di Capelli” non ve lo dimenticherete mai.
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Una profonda riflessione su “Miliardi di Tappeti di Capelli”