Oggi ricorre il 153° anniversario della nascita di Nikola Tesla. Sebbene questo nome non dica molto ai più, stiamo parlando dell’uomo che ha inventato la corrente alternata; il che forse non significa che questo eccentrico inventore serbo coi baffetti e lo smoking sia il “santo patrono del XX secolo”, come lo ha definito qualcuno (oppure il “Chow Yun-Fat della Serbia“), ma poco ci manca. Tesla ci è molto caro, perchè era un genio, ma soprattutto perchè era matto: le sue ossessioni per la pulizia, per i piccioni, per il numero tre; le sue teorie fisiche e cosmologiche che possiamo definire “lo strame delle credenze popolari” (chi azzecca la citaz. vince la nostra imperitura stima almeno fino a mercoledì); le sue invenzioni ahimè non realizzate, come il raggio della morte, il teletrasporto, i sistemi per parlare coi marziani e così via; e il fatto che David Bowie ne ha vestito i panni in “The Prestige“, tutto questo insomma ha fatto guadagnare a questo signore un posto nel nostro pantheon personale. Fra parentesi, erano i tempi, più o meno, in cui Lombroso affermava che il genio è una forma di disturbo mentale, e un personaggio come Tesla potrebbe fornire molti spunti a questo proposito. C’è un libro di un tale C.J. Pickover “Strange Brains & Genius“, che analizza le biografie di diversi personaggi del passato, tutti più o meno famosi per meriti letterari e scientifici e tutti – ehm – matti. La tesi che sembra emergere è che una volta l’eccentricità era molto più tollerata (forse proprio perchè associata al genio); oggi, invece, un tizio che decide di vivere in una grotta scavata sotto la propria casa, come il fisiologo Harvey; uno che sostituisce i mobili di casa con blocchi di cemento, come il matematico O. Heaviside, o uno che non inizia a mangiare se non ha 18 tovaglioli e un elenco completo di tutto quello che c’è sul tavolo, come Tesla – oggi, dicevamo, un bel TSO non glielo leva nessuno. E così chissà di quanti genî ci priviamo e di quali maravigliose invenzioni dobbiamo fare a meno. Sigh. Comunque, tornando a Tesla, pochi sanno che questo genio della scienza era solito combattere il crimine per le strade di New York con l’aiuto di un bizzarro costume e di una pistola a raggi – oh, beh, in realtà lo sapevano solo Matt Fraction e Steven Sanders, ma per fortuna hanno deciso di raccontarcelo in questo «Five Fists of Science», uno sgangherato e assai divertente graphic novel che vede il Nostro, appunto, in compagnia di Mark Twain, affrontare le forze del male – Thomas Alva Edison e Guglielmo Marconi, per dire, e J. Pierpont Morgan. In effetti, tra Edison e Tesla non correva buon sangue: il primo era uno strenuo sostenitore della corrente continua (e organizzò un surreale esperimento riguardante un elefante, ma questa è un’altra storia) – ma da qui ai robottoni giganti ce ne passa. Ok, magari gli autori – come dice Twain nella prefazione – si saranno presi qualche libertà con i personaggi, con i loro caratteri, i dialoghi, l’ambientazione eccetera, ma questa storia è assolutamente, certamente vera e fondata su solide basi scientifiche e razionali.
Non rompiamo, si inchini alla Scienza.
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Non ci crederete mai ma lo adoro.