…e allora andammo dalla figlia del Minotauro


…che non è il titolo di un libro ma di questo curioso dipinto di Leonora Carrington – scrittrice oltre che pittrice, classe 1917, di cui gli Accademici della Fuffa già si sono occupati, qui – dipinto, comunque, che fa bella mostra di sè sulla copertina del Libro dei Mostri, di J. Rodolfo Wilcock. Come vedete, tutto torna. Trattasi, per tornare ai nostri mostri, di una surreale raccolta di biografie, brevi e fulminanti, di una o due paginette, di personaggi assurdi, strani, mostruosi in senso metaforico o letterale; posti (nel senso di “sistemati”, non di “luoghi”) per giunta in un contesto quotidiano e normale, di gente che potremmo incontrare per strada o al bar. Tipo l’ufficiale postale Frenio Guiscardi, che è “un ammasso di peli, lana e bambagia, di forma genericamente sferica, ma con gli anni si è molto allentato e sembra talvolta sul punto di disfarsi, soprattutto quando lo porta il vento. Ma quel che in lui è straordinario è l’istinto dell’ orientamento, che gli permette di migrare anche in condizioni meteorologiche proibitive”. Ci sono poi scrittori tentacolati e giovanotti illusori; diavoli comunisti e uomini coperti di specchi; cardinali rinchiusi in blocchi di plexiglas e falegnami ovipari; un avvocato liquido, che vive in piscina, e un cavaliere mummificato ma non per questo morto, che giace in un sarcofago ascoltando musica pop. Come vedete, ce n’è in abbondanza per i cultori del bizzarro e per i collezionisti di ca**ate: una galleria onirica e vagamente inquietante, a volte poetica, a volte grottesca, degna di Tim Burton o meglio di Lynch. Simile nell’idea ma non nel risultato finale è Vite brevi di idioti, di Ermanno Cavazzoni. Gli idioti, diceva Ambrose Bierce (lo scrittore rapito dagli Ufo in Messico, non so se avete presente), sono quella “grande e potente tribù che nel corso dei secoli ha sempre esercitato un dominio assoluto sulle vicende umane”, e qui ce n’è un vasto campionario. Sono “Vite brevi” non per numero di anni, ma per le parole che bastano a raccontarle: vite inutili, sprecate, di poveri cristi, mentecatti, lunatici, malati di mente, suicidi, emarginati. E anche quando le storie di questi idioti sono così assurde da essere divertenti (tipo la biografia di Cesare Lombroso con i suoi demenziali studi sulla pesatura dei criminali) c’è sempre in sottofondo un senso di desolazione, di spreco, di vuoto. Soffocante.


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