Non se ne viene fuori

Anche questa volta, dunque, l’anziano imbonitore ha vinto le elezioni. Non che ci si aspettasse un risultato diverso, per carità: la vera sorpresa, invece, è stata la sparizione dalla scena parlamentare di un fottìo di gruppi, gruppetti e gruppuscoli spesso non ben identificati – e della sinistra più sinistra, nella fattispecie “La Sinistra, l’Arcobaleno”. Ora, molti danno la colpa di ciò a Veltroni, a Beppegrillo che incitava a non votare, agli ufo, a Berlusconi che ci ha tutte le televisioni, a Licio Gelli, alla CIA e quant’altro. Ma non è che un pochino pochino di colpa ce l’hanno anche i vari Bertinotti, Pecoraroscanio (no, dico, Pecoraroscanio), Mussi, Caruso, Diliberto, Cento e tutto quel carrozzone di imbecilli, minchioni, incompetenti e mentecatti che hanno ridotto la Sinistra da forza in grado di scuotere il Paese a circo di periferia? Troppo occupati a discutere questioni di primaria importanza, come i diritti degli aborigeni del Guatemala, le vicende dell’orsetto Yurka, la levitazione e se ci va il trattino in centro-sinistra o se si scrive tuttattaccato, i nostri eroi non si sono accorti che la maggior parte degli elettori non li stava più a sentire. Il fatto che gli operai – che della sinistra sono quasi l’emblema – siano finiti a votar Lega… non dà da pensare? Ecco, vediamo per una volta il bicchiere mezzo pieno: per quanto sia inquietante la sparizione definitiva di tutte le forze che si richiamano alle tradizioni comunista e socialista (che, nel bene e nel male, hanno contribuito a costruire il paese in cui viviamo) – la prospettiva di non avere più Bertinotti in mezzo ai coglioni è comunque consolante. Ci serva di lezione.


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