La Verità sullo Sbarco sulla Luna

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Il vostro saggio Zio Muco ha deciso che è giunto il momento di fugare una volta per tutte i dubbi che avvolgono lo sbarco sulla Luna. E’ avvenuto, non è avvenuto, dov’è andata a finire l’ombra della bandiera americana, è stato Neil o Louis Armstrong il primo a mettervi piede e altre amenità del genere. Bene, l’unica irrefutabile, incontrovertibile e assoluta verità è questa: non ha alcun senso mettere piede sul nostro pidocchioso satellite e sapete perché? Perché non c’è motivo di farlo! Voglio dire, è solo un grosso sasso rotondo, a che diavolo servirebbe andarci? A rotolare un po’ in giro? A piantare bandiere? A pronunciare frasi famose? A farsi impiantare una sonda nel cervello dai seleniti? Qualunque persona con un minimo di buon senso capirebbe che è stata tutta una bufala! Certo, esiste il non trascurabile problema delle prove, tutte più che valide purtroppo, per cui bisogna prendere in considerazione la possibilità che, nonostante la totale illogicità e inutilità del gesto, alcuni esseri umani abbiano davvero messo piede sulla Luna… il che apre la porta a una serie di conseguenze nefaste, a seconda della veridicità delle ipotesi scientifiche più accreditate sulla natura del nostro satellite:

1) la Luna è fatta di formaggio, nel qual caso questo è stato irrimediabilmente contaminato dalle varie passeggiate compiute dagli astronauti e adesso è ridotto ad un’unica distesa di muffa che presto o tardi i venti spaziali porteranno sulla Terra, dove si diffonderà come una pestilenza soffocando tutte le forme di vita autoctone, esseri umani compresi;
2) la Luna è in realtà un alieno dormiente, risvegliato dagli atterraggi delle astronavi. Finora ha fatto finta di niente, studiando la situazione e meditando vendetta, ma presto compirà la sua mossa, scagliando enormi macigni sulla Terra. L’impatto sarà paragonabile all’esplosione di centinaia di bombe atomiche e la coltre di cenere causata dall’esplosione ricoprirà la Terra per secoli, impedendo alla luce solare di giungere fino alla superficie e provocando l’estinzione di tutte le forme di vita superiori;
3) la Luna non esiste, è un miraggio causato da una distorsione spazio-temporale localizzata appena al di fuori dell’atmosfera. Gli astronauti sono in realtà stati trasportati in una dimensione alternativa, i cui spietati abitanti li hanno sostituiti con spie abilmente mimetizzate e hanno costruito tramite la loro tecnologia superiore i filmati e tutte le altre prove riportate a Terra. In tutto questo tempo, gli agenti extra-dimensionali hanno sparso un virus dormiente sul pianeta, appena esso raggiungerà ogni angolo del mondo verrà attivato e verremo trasformati tutti in lombrichi.

Ovviamente esistono altre ipotesi sulla natura della Luna, ma sono quasi tutte palesemente assurde, come quella che la descrive come una sfera rocciosa, completamente priva di atmosfera… tsé, voglio proprio vedere come spiegano il fatto che un pietrone del genere non ci cada in testa, quei deficienti. Ecco.

scienze-luna

Tenuta nascosta per molti anni, questa foto getta una nuova luce su quanto è realmente accaduto durante il cosiddetto "sbarco sulla Luna". E' stato immortalato l'attimo precedente all'incontro tra l'astronauta P.J. Chattanooga (alterato geneticamente in modo da poter sopportare le condizioni ambientali dello spazio profondo senza schiattare) e il selenita extra-dimensionale Xyrtqewrk Jr, noto coltivatore locale di asparagi, nonché dittatore assoluto. Lo sventurato astronauta è tuttora tenuto prigioniero nelle miniere di bambagia lunare, mentre i suoi compagni sono stati rimandati indietro dopo il consueto controllo mentale e indottrinamento ipnotico di routine. Per fortuna dell'umanità, i seleniti si sono dimostrati essere più stupidi di un lichene e non hanno distrutto le foto già scattate dai nostri valenti pionieri dello spazio: una rapida occhiata ha permesso ai sagaci scienziati terrestri di subodorare la verità, salvando così il mondo dalla minaccia di un'invasione aliena! Neanche aliena della nostra dimensione tra l'altro, ma aliena aliena: infatti le anomalie atmosferiche lunari presenti nella foto rafforzano la teoria n.3 tra quelle sopra elencate, anche se ultimamente sono state presentate delle modifiche che rimettono in gioco le altre spiegazioni, ma questo non è il luogo adatto per certi tecnicismi. Ecco.


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Il Libro di Giona – Parte Prima

Quando si parla del Profeta Giona si pensa subito alla balena, come se le profezie le avesse fatte la balena. Ma quali profezie, poi? Giona era davvero un profeta? E cosa profetizzò? E perchè? E aveva ragione o diceva cazzate? Scoprite come andarono davvero le cose!

 

Capitolo I: Giona Goes to Ninive!

giona1

Riuscirà il povero Giona a farla franca? Sopravviverà al Pesce della Morte? E chi l’avrà vinta alla fine:
Giona o l’Onnipotente Creatore dell’Universo (beh, messa così non è difficile indovinarla, ma fingiamo
nulla)? Eh? Lo saprete alla prossima puntata! E ricordate:

E’ tutto vero! E’… parola del Signore!™


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Kaprawoulf: CAP II

k-kaprawoulfaprawoulf era in viaggio ormai da venti minuti quando le provviste finirono.
“Forse avresti dovuto prendere del cibo prima di partire, coglione!” Urlò Flaffenberg dal fagotto sulle spalle del giovane.
“E posso scendere ora? Che qui col platano sto un tantino stretto.”
“Andremo a rifollarci lo stomaco all’Unno impalato.”
“Andremo a cosa??”
“Rifollarci. Perché?”
Dal fagotto si udì un sospiro sommesso.
“Niente. Errore mio.”
Arrivarono così a Caponaghen, il capoluogo della provincia che distava ben 20 leghe (pari 153 verste, cioè 24 yarde alemanne che sono circa 12 leghe. Ma non erano 20? Insomma saranno un paio di chilometri.). Si fermarono alle porte della città dove il fedele guardiano Enzø li squadrò e intimò:
“Fermo!”
“Ehm… già fatto.”
“Bravo.”
Kaprawoulf attese.
“E quindi?”
“Ah! Scusa! Quali affari ti menano a Caponaghen? Chi sei? Cosa porti?”
“Kaprawoulf è il mio nome, figlio di Uggezzia del Barattolo di Saalamoia. Con me reco un platano, un rastrello di saggina e tale Flaffenberg figlio di Flaffenberg figlia di Flaffenberg figlio di Flaffenberg figlio di Ugö. Ehm… e qual’era la prima?”
“Quali affari ti menano, intendi?”
“Nessuno mena a Kaprawoulf! Ricordalo bene, stolto!”
“Va bene. Se lo dici tu.”
Arrivarono così alla soglia dell’Unno Impalato dove capeggiava un cartello che recava una scritta che diceva qualcosa che suonava come “ATTENTI AI MOSTRI ERRANTI – SELEZIONE NATURALE ALL’INGRESSO”. Entrarono lo stesso. Analfabeti! (Tranne il platano che aveva studiato alla Sorbona ma aveva alcune difficoltà ad esprimersi). Pochi secondi dopo uscirono inseguiti da:
un Catoblepa,
un bartender beholder strabico,
due rugginofaghi gemelli di Monza,
un orsogufo polare,
ventiquattro coboldi tisici e prossimi alla pensione che erano venuti per le acque termali,
un cubo gelatinoso nano, un cubetto insomma,
un mostro nordico (Jurgen, alcolizzato norvegese, tipo il cantante dei Burzum, avete presente? No? Fa lo stesso.),
la famiglia Bradfjiord,
un canguro che si era perso la cerimonia di apertura delle olimpiadi,
e uno sgabello molto incazzato.
Mentre fuggiva Kapawoulf pensava alla sua giovinezza, all’odore delle fronde impregnate di rugiada, mentre Flaffenberg pensava “Corri imbecille, non ti distrarre come al solito. Tu e le tue fronde di rugiada del cazzo, lo so io come va a finire!”
Si rifugiarono infine sulla cima del platano che, sradicato, giaceva a terra pensando a come gli era venuto in mente di lasciare la Francia per questi posti di merda! I mostri, allibiti nonchè disarmati da tanta idiozia fissarono il giovane Kaprawoulf per alcuni secondi, poi se ne andarono gettandogli delle monetine in segno di disprezzo. Tutti tranne lo sgabello che si fermò a raccogliere le monetine:
“Ehm, scusate. A voi non servono vero? Sapete, la recessione.”
“Fa pure” disse Kaprawoulf, “ma dove le metti che non hai le tasche?”
“Se è per questo non ho neanche le mani. O la bocca, eppure son qui che dico cazzate per pochi spiccioli. Mai sottovalutare uno sgabello! Io sono Uno Sgabello, piacere.”
Uno Sgabello era Uno Sgabello perché sua madre Fiona Panca aveva sposato Amilcare Sgabello da cui aveva avuto dieci figli di cui Uno era il primo, appunto.
“Lo vedo che sei uno sgabello.” Disse Kaprawoulf.
“Lo vedo anch’io che sei uno sgabello, anche se nessuno mi interpella e tutti continuano a fare come se non ci fossi”. Disse Flaffenberg.
Senza dargli retta lo sgabello continuò: “No, io sono Uno Sgabello! Piacere!”
“Ho capito! Uno sgabello! S-G-A-B-E-L-L-O! Tipo una di quelle cose su cui ci si siede? Chessò? Uno sgabello?”
Vabbè, vi siete fatti un’idea di come continua questo dialogo per cui saltiamo alla fine:
E così Erinnarinnirahannarica fu salva ma questo costò la vita del suo commercialista il quale, esalando l’ultimo respiro, la vide allontanarsi serena sulla sua bicicletta al tramonto. Ma questo non gli fu di alcun conforto.


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Il Calendario di Frate Cazzaro – Gennaio 2006

0601mese Frate Cazzaro contro gli orridi mutanti di Piazza Lavàter
“Buoni. Buoniii. Da bravi fatemi passare che ho un appuntamento in piazzale Bacone. Ma cosa vi danno da mangiare da queste parti?… Ehi! Ho sentito dire che laggiù fano un ottimo gelato al tamarindo! No, eh? Carne umana? Capisco!… ehm…” E quando ormai li avevo tutti intorno ho sfoderato il mio micidiale tau-fu. Zam. KataZam. E uno. E un altro. E li ho invitati tutti a cena. Mi è costato un po’ ma sai…
0601calendario L’interpolazione dei sogni
Asfenaz come al solito hai fatto un casino con i nomi?*
* Cosa vuol dire questa frase? Chiunque lo sapesse è pregato di contattare la Presidenza del Coniglio al numero verde 800-CAZZATE-1234.

Il trisnonno della Blatta Parlante era solito farsi i cazzi suoi
quand’ecco in sonno gli apparve un nobile scarafo d’oro vestito che gli annunciò:
“Ti porto una lieta Novella!” “Una che?”
“Una buona notizia, bifolco!” “Wow! Vincerò la blatteria?” “No!” “Diventerò presidente della Parmablatt?” “No!” “Mi faranno…” “Mi fai parlare vecchio pastrano?” “Pastrano non è un insulto…” “Ma vaffanculo, io me ne vado. E cambio pure lavoro. Ma dico!”
E se ne andò per non mai più non ritornare (scusate la tripla negazione).

*E questo è un asterisco!

Lu straziu du picciriddu
Quanno tu figghiu chiagne tu pigliattillu dallo capo e ficcalo ntu forno a’microonne.
(La direzione di www.taglio&cucito.org non si assume responsabilità per l’eventuale malfunzionamento di forni a microonde. frullatori, motoseghe o quant’altro)

Utenti 800×600:
Leggete bene qui? No? Forse che fosse ora di cambiare monitor? Telefonate al numero 800-CAZZATE-1234 e riceverete uno schermo al Plasmon in lombrichi vivi! (-E anche questa è fatta. – Tu dici che chiama qualcuno?)

Il biscotto della sfiga cinese
(cinese il biscotto, non la sfiga… o era il contrario?)
Xio quan gon xe liu Tai chi ling tse mu lan chen quian! Lon tse ming liu tai chan xin qui gon chu Fen tze lai Enz*.
*Un’altro asterisco! Ma pensa! Prima niente per tanti mesi e poi…

 

0601semina

Il Santo del mese.

 

Didascalia di N.S.G.C.: antico e imperscrutabile mistero della fede, la Didascalia di N.S.G.C è un esempio degli insondabili cammini delle cazzate. Cosa vorranno mai significare quelle criptiche lettere? Non Si Gettano Criceti? Perché? E addosso a chi? Eterni misteri! Ma torniamo alla Didascalia, che ha una sua dignità a prescindere da quattro lettere casuali, in quanto scritta in caratteri di fuoco da Padre Isidoro, il Robottone Santo, sulla nuca dei membri della Sacra Famiglia. Che non è un’associazione mafiosa, anche se a volte può sembrare il contrario.

0601santo Ordini dall’alto

 

“Questa donna mi ha detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo oggi. Mio figlio ce lo mangeremo domani. Abbiamo cotto mio figlio e ce lo siamo mangiato. Il giorno dopo io le ho detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo, ma essa ha nascosto suo figlio”. Quando udì il racconto della donna il re si stracciò le vesti.

Secondo libro dei Re 6, 28


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Kaprawoulf: CAP I

c-kaprawoulforreva l’anno del fiammifero, il giovane Kaprawoulf aveva 6 anni. Quell’anno suo padre partì per la Terra del Freddo Lontana e Inospitale promettendo che sarebbe tornato di lì a poco con indicibili ricchezze.
“Sì, sì. Voi aspettate tranquilli che io vado. Mi sono proprio rotto i coglioni. Adios imbecilli.” Queste furono le sue ultime enigmatiche parole.
Sua madre Uggezia si chiuse allora in un cupo barattolo di salamoia dal quale non volle più uscire.
Passavano le stagioni e Kaprawoulf cresceva tenebroso all’ombra del vecchio platano spiovente.
Il suo fedele amico Flaffenberg cercava di convincerlo a svagarsi con giochi, lazzi, motti di spirito, meretrici e procioni imbalsamati ma Kaprawoulf non faceva che parlare della Terra del Freddo dove crescono alberi di ghiaccio, gli uomini si chiamano Pino e vestono in tweed e altre minchiate senza senso del genere.
Il giorno del suo quindicesimo compleanno Uggezia lo chiamò dal suo barattolo di salamoia.
“Hai di nuovo finiti i cetrioli mamma?” chiese il ragazzo.
“Ascolta piccolo mentecatto, oggi tu sei maggiorenne. Sei un adulto ormai.”
“Ehm, veramente ho solo quindici anni…”
“Lo so ma mi sono scassata la minchia di aspettare quindi sei maggiorenne! E non contraddirmi che sarò pure chiusa in un barattolo ma so sempre come prenderti a legnate.”
“Come dici tu mamma.”
“Va nel ripostiglio dietro la stia dei polli, in una vecchia scatola di cartone troverai un rastrello. E’ il potente rastrello di saggina, donato a tuo padre dal mago Bagonzo quando era giovane.”
“Chi era giovane? Il mago? o papà?”
“Ma che domanda è? Non ha nessuna importanza ai fini della storia, perchè non mi chiedi la ricetta dell’anatra ostrogota allora?”
“Come riconoscerò la scatola mamma?”
“C’è scritto ACME!”
“E come riconoscerò il rastrello?”
“E’ l’unico nella scatola idiota!”
“E com’è la ricetta dell’anatra ostrogota?”
Dal barattolo di salamoia si udì un sospiro sommesso.
“Ora va! Imbecille! E quando avrai preso il rastrello sarai libero di partire, girare il mondo in cerca di avventure e morire un po’ come ti pare.”
“Ma veramente io starei bene qui…”
“Sparisci mentecatto! Ho detto!”
Kaprawoulf trovò la scatola, il rastrello era lì, di fianco alle divine cesoie di mogano e all’ignobile vanga di terracotta, lo prese e capì che era il momento di partire.
Un piccolo foglietto adesivo sul rastrello recava la scritta “Levati dalle palle!”
Fu così che Kaprawoulf lasciò il villaggio natio. Prima di partire però decise di portare con se le cose che più lo avevano rallegrato nei suoi anni di gioventù. Vale a dire il vecchio platano spiovente e il giovane Flaffenberg (nonostante i pareri contrari del giardiniere del villaggio e dello stesso Flaffenberg).


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La Kapramappa!

(Che strumpållåppå. Qualunque cosa voglia dire.)

La Veridica Mappa delle Kaprawoulfae Peregrinazioni fu vergata a mano su pelle di Opossum vivo da Marameowoulf, nipote di Colosseowoulf, cugino di Babbeowoulf, fratello di Mongowoulf, madre di Pialla che non aveva nessuna relazione con la famiglia di Kaprawoulf ma di cui aveva sempre ammirato il nome (per tacer delle gesta).
E quindi?
Niente, era per dare una nota storica sull’arte che vi trovate ad ammirare ma se non vi interessa potete anche smettere di leggere che tanto non e che vi cade la vista se anche vi fate un po’ di cultura, no? In che razza di mondo viviamo.

kapramappa

Ad ogni modo, narra la leggenda (la famosa leggenda delle bricioline) che nascosta nella mappa ci sia la mappa (o meglio un’altra mappa, nascosta nella mappa che vedete, un po’ come un caleidoscopio, inventato da Kaleidoscopiowoulf come ben noto) del tesoro degli zucchini di Vito Pastrano che furono nascosti dal governatore del Umido e Fanghiglioso Territorio da Qualche Parte al Nord prima dei noti avvenimenti che portarono alla fine della storia e che quindi è meglio che non vi raccontiamo adesso.
Ecco.


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Kaprawoulf

LE ALGIDE FIABE POLARI

(Fiabe gelide e ostili della tradizione popolare polare di un po’ di popoli del polo popoloso, dove fa freddo. D’inverno. Ma anche d’estate. Ma meno. Anche se l’estate scorsa… THUD!)

Ebbene sì! Beccatevi un’altra epica saga nordica! Ma state tranquilli che appena ci siamo fatti le ossa con queste abbiamo in serbo (nel senso in italiano ma le teniamo in serbo (nel senso… vabbè)) una mirabolante serie di saghe amborigine, tootsie, madai, arigonchine e così via dicendo e cianciando.
Bene così. E comunque, nel caso non sappiate di cosa stiamo parlando o dove sia il polo popoloso potete ammirare la Kapramappa!

La Regina del Cartello della Giada e il Cavaliere Pavido dall’Alito Pestilenziale.

La Kapramappa!
Kaprawoulf: CAP I
Kaprawoulf: CAP II
Kaprawoulf: CAP III
Kaprawoulf: CAP IV
Kaprawoulf: CAP V
Kaprawoulf: CAP VI
Kaprawoulf: CAP VII
Kaprawoulf: CAP VIII
Kaprawoulf: CAP IX
Kaprawoulf: CAP X
Kaprawoulf: CAP XI
Kaprawoulf: CAP XII
Kaprawoulf: CAP XIII
Kaprawoulf: CAP XIV
Kaprawoulf: CAP XV
Kaprawoulf: CAP XVI
Kaprawoulf: CAP XVII
Kaprawoulf: CAP XVIII
Kaprawoulf: CAP XIX
Kaprawoulf: CAP XX


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