Esegesi delle Nebbie
Come è noto le ‘Nebbie di Jürgen’, di Tommaso d’Acquino, è un romanzo di transizione, scritto in forma di diario, che narra delle peregrinazioni di Jürgen Cefalo, secondo fonavolo d’Aquarucola, attraverso l’Europa del tredicesimo secolo.
Il romanzo è diviso in 48 capitoli, ognuno incentrato su di una differente contrada, regione, città o nazione dell’Europa medievale
. In ogni capitolo vengono descritti usanze, abitudini, leggi, festività e quant’altro di curioso riguardante i luoghi e le popolazioni via via incontrate dal nobile Cefalo. ‘Le Nebbie di Jürgen’ costituisce di fatto una summa della vita e del pensiero dell’uomo medievale e fornisce una potente, per quanto quasi invisibile, testimonianza del suo rapporto con la natura, con Dio, con la società e con il sistema di trasporti pubblici.
Come è risaputo ovunque si rechi, Jürgen è avvolto dalla nebbia. Una fitta nebbia densa che gli preclude alla vista ogni bellezza del creato, ogni umana opera e persino i volti dei molteplici peculiari individui in cui il Cefalo suole imbattersi nel corso del viaggio.
La nebbia lo segue ovunque, financo nelle osterie e nei musei, e nei suoi ‘dialoghi con Dio’, che chiudono ogni capitolo, il d’Acquino, attraverso Jürgen Cefalo, porge al lettore gli insegnamenti che le metaforiche nebbiose vicende racchiudono.
Riportiamo di seguito alcuni estratti del capitolo tredicesimo, ‘Sulla via di Roccasecca’:
“Come giunsi a Tufo la nebbia si era fatta di una densità intollerabile. L’umidità condensantesi sul mio volto mi causava irritazioni cutanee ed un perenne raffreddore. Decisi così di sostare da qualche parte per conceder alle mi fatigate membra qualche ora di riposo.
Movendomi tentoni per le vie di Tufo scorsi quella che pareva una locanda e vi entrai, portando con me l’uggiosa compagna di tante peregrinazioni.
– Chi va là? udii chiamare con perentoria voce dall’interno.
– E’ la nebbia babbo. rispose una voce di fanciulla.
– Cazzo! Prunilla per favore, controlla che non sia partito un pistone un’altra volta.
– No babbo, è la nebbia, quella vera, quella che nelle autunnali mattine d’autunno staziona sui fiori del camposanto, ove mamma soleva portar gladioli e barbabietole. E’ appena entrata dalla porta.
Mi intromisi.
– Domando scusa, sono Jürgen Cefalo, secondo fonavolo d’Aquarucola, scambiata avevo la vostra dimora per una locanda. La scarsa visibilità temo m’abbia ingannato la vista.
– Ohibò, se tu il Cefalo che si dice vagare per queste lande, avvolto dalla fumosa e misteriosa aura del SIgnore Nostro? Quello stesso Cefalo che, proprio venerdì scorso si dice abbia incontrato Fango Mascarpani, signore di Valle Scalza e padrone delle famigerate betoniere di Cisterna?
– Son’io.
– Accomodati allora nella mia umile magione. Prunilla, scalda una tazza di zuppa di ciufoli per il nostro ospite che di certo avrà molte storie da raccontare e più ancora da ascoltare.
[…]
– E così tu sei Tommaso Mangiafecola, attore, poeta e drammaturgo, adorato da schiere di fanciulle, richiesto da orde di impresari e ricercato dalla SIAE nonchè dalla Compagnia Teatri Pudici per il plagio dell’adattamento dei ‘Sonetti scorretti’? Certo che ho sentito parlare di te. Il tuo nome è noto da Frascati a Terracina. Ma ora dimmi, come è stato mai possibile che un uomo par’tuo, dotato di intelligenza, avveneza e talento, si sia ridotto a viver, cieco, zoppo e calvo, in una simil catapecchia?
[…]
Segue la storia del Mangiafecola.
[…]
Quella sera, particolarmente turbato, mi ritrovai a cercare il conforto del signore mentre leggevo il ‘Corriere della Bassa’ sulla latrina posta dietro la casa dei Mangiafecola.
– Dio? Ci sei?
– Ehm, veramente sarei un filo occupato, ho mandato mio figlio in missione dagli Ziporyani di Betelgeuse VII e ne sta venendo fuori un casino. La crocifissione in confronto pare una festa di compleanno. Poveretto, stavolta s’incazza sul serio.
– Non ho idea di che cosa tu stia dicendo.
– Non importa, Jürgen, dimmi, cosa t’angustia?
– Stavo riflettendo, come al solito e c’è una piccola question che mi turba e più ci penso più non riesco a venirne a capo.
– Dimmi.
– Tu sei il Signore e padrone dell’Univerto intiero, giusto?
– Corretto.
– E tu hai creato ogni cosa, ogni stella, ogni mondo ed ogni essere che su questa terra si muove sotto il sole o sotto la luna, dai trichechi al paramecio.
– Già. Non ne vado fiero ma l’ho fatto.
– E tu, nella tua infinita saggezza hai assegnato le leggi di questo mondo che governano le nostre vite come quelle di qualsiasi essere vivente, dal tricheco al paramecio.
– Sì. C’è un motivo per cui ce l’hai su col paramecio?
– No, dicevo per fare un esempio.
– Ah, ok. Allora qual’è la tua domanda.
– Ecco. Ripensando alle vicende narratemi dal Mangiafecola, alla sua giovinezza, ai suoi successi, agli amori, ai viaggi alle vittorie e le sconfitte. Ma soprattutto ripensando ad episodi salienti della sua vita quali il disastro del carro portacatrame sulla Salerno-Reggio Calabria o l’incidente con i pigmei barbuti di Paru-Paru, che credetteroche la lozione per capelli fosse un elisir di lunga vita e finiron per aver tutti le lingue barbute. Ecco, ripensando a tutto questo mi chiedevo. Ma che cazzo di senso ha? Sono tutte idee tue ho hai un ghost writer ubriaco che ti aiuta?
Dio non rispose.
Come è noto le ‘Nebbie di Jürgen’, di Tommaso d’Aquino, è un romanzo di transizione, scritto in forma di diario, che narra delle peregrinazioni di Jürgen Cefalo, secondo fonavolo d’Aquarucola, attraverso l’Europa del tredicesimo secolo.
Il romanzo è diviso in 48 capitoli, ognuno incentrato su di una differente contrada, regione, città o nazione dell’Europa medievale.
In ogni capitolo vengono descritti usanze, abitudini, leggi, festività e quant’altro di curioso riguardante i luoghi e le popolazioni via via incontrate dal nobile Cefalo. ‘Le Nebbie di Jürgen’ costituisce di fatto una summa della vita e del pensiero dell’uomo medievale e fornisce una potente, per quanto quasi invisibile, testimonianza del suo rapporto con la natura, con Dio, con la società e con il sistema di trasporti pubblici.
Come è risaputo, ovunque si rechi, Jürgen è avvolto dalla nebbia. Una fitta nebbia densa che gli preclude alla vista ogni bellezza del creato, ogni umana opera e persino i volti dei molteplici peculiari individui in cui il Cefalo suole imbattersi nel corso del viaggio.
La nebbia lo segue ovunque, financo nelle osterie e nei musei, e nei suoi ‘dialoghi con Dio’, che chiudono ogni capitolo, il d’Aquino, attraverso Jürgen Cefalo, porge al lettore gli insegnamenti che le metaforiche nebbiose vicende racchiudono.
Riportiamo di seguito alcuni estratti del capitolo tredicesimo, ‘Sulla via di Roccasecca’:
“Come giunsi a Tufo la nebbia si era fatta di una densità intollerabile. L’umidità condensantesi sul mio volto mi causava irritazioni cutanee ed un perenne raffreddore. Decisi così di sostare da qualche parte per conceder alle mie fatigate membra qualche ora di riposo.
Movendomi tentoni per le vie di Tufo scorsi quella che pareva una locanda e vi entrai, portando con me l’uggiosa compagna di tante peregrinazioni.
– Chi va là? udii chiamare con perentoria voce dall’interno.
– E’ la nebbia babbo. rispose una voce di fanciulla.
– Cazzo! Prunilla per favore, controlla che non sia partito un pistone un’altra volta.
– No babbo, è la nebbia, quella vera, quella che nelle autunnali mattine d’autunno staziona sui fiori del camposanto, ove mamma soleva portar gladioli e barbabietole. E’ appena entrata dalla porta.
Mi intromisi.
- Prunilla Mangiafecola in un’illustrazione di Gustavo Crembrùlé, allegata alla terza edizione delle ‘Nebbie di Jürgen’.
– Domando scusa, sono Jürgen Cefalo, secondo fonavolo d’Aquarucola, scambiata avevo la vostra dimora per una locanda. La scarsa visibilità temo m’abbia ingannato la vista.
– Ohibò! Sei tu il Cefalo che si dice vagare per queste lande, avvolto dalla fumosa e misteriosa aura del Signore Nostro? Quello stesso Cefalo che, proprio venerdì scorso si dice abbia incontrato Fango Mascarpani, signore di Valle Scalza e padrone delle famigerate betoniere di Cisterna?
– Son’io. risposi.
– Accomodati allora nella mia umile magione. Prunilla, scalda una tazza di zuppa di ciufoli per il nostro ospite che di certo avrà molte storie da raccontare e più ancora da ascoltare.
[…]
– E così tu sei Tommaso Mangiafecola, attore, poeta e drammaturgo, adorato da schiere di fanciulle, richiesto da orde di impresari e ricercato dalla SIAE nonchè dalla Compagnia Teatri Pudici per il plagio dell’adattamento dei ‘Sonetti scorretti’? Certo che ho sentito parlare di te. Il tuo nome è noto da Frascati a Terracina. Ma ora dimmi, come è stato mai possibile che un uomo par’tuo, dotato di intelligenza, avveneza e talento, si sia ridotto a viver, cieco, zoppo e calvo, in una simil catapecchia?
[…] Segue la storia del Mangiafecola. […]
- La magione dei Mangiafecola, in un’altra pregiata illustrazione di Gustavo Crembùlé.
Quella sera, particolarmente turbato, mi ritrovai a cercare il conforto del Signore mentre leggevo il ‘Corriere della Bassa’ sulla latrina posta dietro la casa dei Mangiafecola.
– Dio? Ci sei?
– Ehm, veramente sarei un filo occupato, ho mandato mio figlio in missione dagli Ziporyani di Betelgeuse VII e ne sta venendo fuori un casino. La crocifissione in confronto pare una festa di compleanno. Poveretto, stavolta s’incazza sul serio.
– Non ho idea di che cosa tu stia dicendo.
– Non importa, Jürgen, dimmi, cosa t’angustia?
– Stavo riflettendo, come al solito e c’è una piccola question che mi turba e più ci penso più non riesco a venirne a capo.
– Dimmi.
– Tu sei il Signore e padrone dell’Universo intiero, giusto?
– Corretto.
– E tu hai creato ogni cosa, ogni stella, ogni mondo ed ogni essere che su questa terra si muove sotto il sole o sotto la luna, dai trichechi al paramecio.
– Già. Non ne vado fiero ma l’ho fatto.
– E tu, nella tua infinita saggezza hai assegnato le leggi di questo mondo che governano le nostre vite come quelle di qualsiasi essere vivente, dal tricheco al paramecio.
– Sì. C’è un motivo per cui ce l’hai su col paramecio?
– No, dicevo per fare un esempio.
– Ah, ok. Allora qual’è la tua domanda?
– Ecco. Ripensando alle vicende narratemi dal Mangiafecola, alla sua giovinezza, ai suoi successi, agli amori, ai viaggi, alle vittorie e le sconfitte. Ma soprattutto ripensando ad episodi salienti della sua vita quali il disastro del carro portacatrame sulla Salerno-Reggio Calabria o l’incidente con i pigmei barbuti di Paru-Paru, che credettero che la lozione per capelli fosse un elisir di lunga vita e finiron per aver tutti le lingue barbute. Ecco, ripensando a tutto questo mi chiedevo. Ma che cazzo di senso ha? Sono tutte idee tue ho hai un ghost writer ubriaco che ti aiuta?
Dio non rispose.”
Il successo delle ‘Nebbie’ presso i circoli colti dell’Europa del ‘600 fu in gran parte dovuto alle meravigliose ‘Illustrazioni in soggettiva’ che Gustavo Crembrùlé realizzo per la terza edizione dell’opera, quella rilegata in corteccia di betulla e rapanelli.
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