Il Calendario di Frate Cazzaro – Novembre 2011

Frate Cazzaro e la saggezza del paracarro
E così li vedo passare, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, con il sole e con la pioggia, nella neve e nella nebbia, in auto, in bici, in moto, financo a piedi. Li vedo passare andando verso nord. Li vedo passare andando verso sud. Tutti prima o poi passano mentre io, qui, inamovibile blocco di tufo, li osservo e mi chiedo: “Ma dove cazzo andate tutti quanti?”

‘Reiterazioni’ di Funambolica Fuffäla
Ripeto, criceto tra il serio e il faceto,
rimando, cantando, l’Orlando Fureto.
Criceto criceto roditore perfeto.
Non v’è alcun divieto a cantarti, criceto!
Criceto criceto criceto criceto!

***

Le amorevoli parole di suor Cannolo
“Undici verticale: Lo è l’accordator di liuti.”

 

Funestozio Romboidale,
inventore del criceto a molla siderale si vide il brevetto per la sua invenzione negato dalla commissione brevetti di Berna per non aver il terzo decreto regio sull’utilizzo dei lupini nella meccanica di precisione.

***

Lupini d’autunno
Si trovano solitamente sulle piane Megattere verso la fine di ottobre. Ottimi con il camembert e la creme brulè. Fate attenzione ai rari ma mortali lupini chiazzati mannari.

La Pervicacia
è una pianta rampicante tipica delle foreste di manguste dell’Ossezia meridionale. Per crescere necessita di un clima brufolo con un’atmosfera satura di zeppole. I suoi fiori si riconoscono per il caratteristico cappello ad elica.

***

Inni vocalici – Canto III – Deh Zebediah!
Aaeeeee Z’bdiiiiiiiiiiaaaaaaaaa!
Auuuuuuu Ueeeeee Zaaaeeeeeee! Uè!

La casa dei minchioni che ridono

Romanzo d’esordio di Peppo Perticone detto Er Manticora, racconta dell’iniziazione alla stupidità della vita di una coppia di giovani sposi i quali, acquistata una magione nelle terre del Saleponto, terra d’origine degli avi della coppia, si trovano a dover imparare a convivere con i minchioni che popolano il circondario ed il vicino paese di Sputazza.
Particolarmente toccante, durante la scena della visita alla famiglia Robiola, il momento in cui la coppia si trova momentaneamente da sola con la piccola Rossella Robiola, bambina di 15 anni, capace solo di indicare oggetti ripetendo ‘capperi’ e ridendo convulsamente.

 
Il Santo del Mese

San Rimpiazzo Indesiderato
Creato da Papa Attila XXVI da usare come sostituto durante i raduni dei Papa Boys, il povero S. Rimpiazzo venne ingiustamente schifato da tutti e irriso per la sua scarsa somiglianza con Sua Santità (o qualunque altro essere umano). Depresso, provò a iniziare una carriera come imitatore di Elvis, ma anche in questo caso i risultati furono poco soddisfacenti. Dopo aver sfogato le proprie frustrazioni con una pioggia di testate nucleari su Memphis, S. Rimpiazzo si dedicò infine all’arte, lavorando come modello di studi anatomici.

Ordini dall’alto

Invero, non lasciar che i peccatori lungamente agiscano a proprio capriccio, ma presto castigarli è segno di benevolenza. Con le altre nazioni, il Signore aspetta pazientemente, per punirle nella pienezza de’ loro peccati quando verrà il giorno del giudizio; non così con noi; nè con noi ha stabilito di castigarci alla fine, quando i nostri peccati hanno colma la misura. Perciò non mai da noi ritira la sua misericordia e castigandoci con le avversità non abbandona il suo popolo.

Maccabei II 6, 13

Ordini dal basso

Reincarnazione
Nella prima vita tutto sorride all’anima nuova. Ricchezza, bellezza, onori. Tornando sulla terra viene per espiare gli errori del passato ed è giustizia che soffra.

Il Vero Libro Infernale

Fregio04


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Seghe Atomiche & Orsi Bipolari

Dice questo articolo che “un blog che non posta per un mese è un blog morto”. Sarà, ma col passare di strani eoni anche la morte può morire, e quindi eccoci qua di nuovo in letizia & allegria. Non è stato un granchè di estate, per una serie di motivi che sarebbe troppo lungo elencare. Però non sono mancate letture interessanti.
Nell’ultimo post, secoli fa, si parlava di Ray Bradbury e delle critiche mossegli da Damon Knight. E quindi, di Knight ci siamo letti «Il Mondo e Thorinn», che è la storia di un tizio che esplora un infinito labirinto di caverne con una spada in una mano e una lanterna nell’altra. Per noi, che abbiamo passato l’infanzia a giocare a Zork, un libro del genere è bello a prescindere.

Ci siamo letti anche «Assault Fairies» dell’ineccepibile Gamberetta, liberamente disponibile e scaricabile dal suo sito; ma come dicevano i CSI, comodo ma come dire poca soddisfazione, signore. Sebbene notevole dal punto di vista tecnico, impeccabile nella gestione del punto di vista, spartano nella distribuzione degli aggettivi o degli avverbi, conforme ai sacri testi nel mostrare-e-non-raccontare, «Assault Fairies» soffre dello stesso difetto del precedente «Le Avventure della Giovane Laura»: lo leggi e dici, embè? Ti coglie il vago sospetto che all’autrice per prima importi assai poco delle vicende delle sue creature, anzi, che sotto sotto le disprezzi pure, e tu, lettore, con esse; e non è una bella cosa. Anche perchè il fantasy, in tutte le sue declinazioni, dall’High fantasy del «Worm Ouroboros» al bizarro di «Ass Goblins of Auschwitz», sta in piedi – come ogni tipo di magia – se l’autore ci crede; ovviamente non in quel senso; ma quando leggi una cosa fredda, che sembra un compito, che sembra costruita a tavolino, che sembra, ahimè, sterile, un po’ ti piange il cuoricino a veder tanto talento sprecato. Sono opinioni personali, ovviamente, e si rivolgono soprattutto a quella parte di un’opera non quantificabile perchè non tecnica, e quindi estremamente soggettiva; eppure ci pare di vedere in Gamberetta – dio non voglia – la futura Oriana Fallaci del fantasy. Brrrrr.

E poi leggemmo pure «Non-A» di A.E. Van Vogt, che è, lo diciamo senza timore, una solenne puttanata. «Non-A» è la storia di un tizio che scopre di avere i superpoteri, nello specifico un pezzo di cervello in più che rende la sua mente superiore eccetera; questo tizio si trova al centro di un complotto interplanetario il cui scopo – ma lasciamo perdere, bastano queste cose:

– la Terra è gestita da un megasupercomputer detto La Macchina, un immenso grattacielo di sapienza, che esamina ogni giorno migliaia di persone per determinarne il potenziale e cose simili. Il protagonista scopre che questa macchina è sabotata, e ovviamente decide di aiutarla per il bene dell’umanità. Ma la macchina viene distrutta. Viene distrutta con delle testate nucleari. Il protagonista lo scopre solo il giorno dopo, quando si sveglia. Perchè durante l’attacco nucleare stava dormendo. Stava dormendo in una camera d’albergo a pochi isolati di distanza dal luogo dell’attacco. Come dire che un cittadino di Hiroshima si alza la mattina del 7 agosto 1945, fa colazione, poi apre la finestra, guarda fuori e dice «Ommadonna e che cazzo è successo?»

– Van Vogt è uno di quegli scrittori che per dare l’idea del futuro fantascientifico prendono la prima cosa che vedono e ci mettono un aggettivo da fantascienza: «atomico», oppure «elettronico» o «automatico». Per cui, nel futuro di «Non-A» la gente legge i giornali, e li compra per strada dagli strilloni, come negli anni ’40 quando il romanzo è stato scritto: però sono strilloni automatici. E a un certo punto il protagonista deve inviare alla Macchina un’altra macchina più piccola: quindi assume dei falegnami per chiuderla in una cassa. E i falegnami arrivano con le loro seghe atomiche e basta, ci sembra inutile proseguire, il resto qui.

Per finire, la vera sorpresa della stagione, «Aurorarama», di Jean-qualcosa Valtat, un libro che uno dice, steampunk-dieselpunk-teslapunk? Francese? Starete scherzando. E invece.
Siamo nel 1908. Nel bel mezzo del Circolo Polare Artico sorge la splendida Nuova Venezia, un gioiello art nouveau di grattacieli, cupole, teatri d’opera e canali congelati. Costruita da un gruppo di eccentrici scienziati e filantropi, è il trionfo dello spirito umano, l’ultima frontiera della civiltà, e soprattutto è una spesa folle e insostenibile per i governi che la finanziano. Questo è il palcoscenico su cui si muovono i due protagonisti: da una parte il signor Brentford Orsini, impeccabile gentiluomo, che cerca di districarsi tra i preparativi per il suo prossimo matrimonio, i misteriosi sogni profetici che la ex-moglie defunta gli invia di continuo, le accuse di essere il misterioso autore di un libello anarchico e filo-eschimese e i tentativi ahimè vani di mantenere sobrio il suo testimone di nozze; dall’altra Gabriel d’Allier, professore, poeta, bohemien, donnaiolo impenitente, ubriacone inveterato, miglior amico e testimone di nozze di Orsini.

Sullo sfondo il dilemma che incarna la stessa esistenza della città: che diamine ci fa una città del genere in mezzo al Polo? Non sarebbe meglio chiedere agli Inuit come fare a sopravvivere in un ambiente così ostile anzichè chiuderli in un indegno apartheid? Eh no, caro mio, siamo gentiluomini, mica selvaggi, e quindi andremo in giro in frac e cilindro, perdìo, anche a cinquanta sotto zero, alla faccia di mr. Orsini e del suo pamphlet.

Se avete letto «Acqua, Luce e Gas: Trilogia dei Lavori Pubblici», conoscete questo genere di libri: quei libri che se li avvicini all’orecchio senti le risate di chi li ha scritti; quei libri-ottovolante pieni fino a scoppiare di idee, di giochi di parole, di personaggi assurdi, dove magari rivelazioni straordinarie vengono buttate lì (tipo quale personaggio ha un legame telepatico con il Canguro Gigante del Polo e perchè), e pagine e pagine sono dedicate alla descrizione dell’appartamento di Orsini, o dei vari palazzi di Nuova Venezia, o dei brani che questo o quel gruppo suona – con strumenti inverosimili – in questo o quel locale. Se siete fan dello «show-don’t-tell», se curate con occhio clinico la distribuzione delle parole o lo spostamento del punto di vista, state lontani da questo libro: qui ci sono descrizioni infinite di palazzi incredibili, assurdi alberi genealogici, discussioni filosofiche, dilemmi etici ed etnici, gente che si mena – con gran classe, però, dopotutto sono gentiluomini; intrighi politici, scienziati pazzi, anarchici bombaroli, sciamani inuit, orsi polari bipolari, enigmi cifrati, suffragette manesche, una varietà incredibile di sostanze stupefacenti e i loro molteplici effetti, e soprattutto, ci teniamo a ripetere, il Canguro Gigante del Polo.

Cioè, il Canguro Gigante del Polo.


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Il Calendario di Frate Cazzaro – Ottobre 2011

Frate Cazzaro e la macchina Enigma
Uuuuuuuh! Mistero! Uuuuh… ehm. La macchina enigma, ovvero la macchina del mistero, è un potentissimo artefatto babilonese a forma di tritacarne. La macchina ha lo straordinario potere di rendere incomprensibili anche le cose più facili. Si inserisce qualsiasi cosa dal lato superiore e quel che esce dal lato inferiore è UFURWFBDSBDJHXJM…

Le “rime omeopatiche” di Guicciardone Sfrangiapapere
Fanfulla fasulla!
Che quivi trastulla
tra fosche frasche
di mosche manesche,
posa la randa
ch’iddio ti comanda
va’l supermercato
che m’aggrada un gelato.
Dal settimo capitolo dell’“Inno all’anno dell’unno” di Cedric Anonymouse
[…] e la flottiglia del condottiero si fiondò sul sentiero, ignorò gli sfottò della famiglia Manero e fece poltiglia del nemico veliero. Attila il barbaro disse “Rabarbaro mettila fissa!” e scoppiò la rissa. […]
 
“In sprezzo e spregio” di Mino Reiterano
“Sardonico tonno nun me guardà,
Ti spiezzo na rotula co’paranc’i papà,
Me fott’na cippa, che c’aggi’a fà?
to’diss’na vota, nun famme parlà!
Parapappà! Parapappà!
In sprezzo e spregio!
Parapappà! Parapappà!”

[Sire records – 1969]

Farneticazioni di ignoti masnadieri
“La birra a 3 euri alla Taverna dell’Invisibile Plantigrado è il mercoledì o il giovedì?”

***

I dolori del giovane papero
“Ahia!… machecazz… Quack?”

I trampolieri dell’anno 1000
Se ne andavano in giro per la bassa padana terrorizzando le genti con le loro urla agghiaccianti che suonavano più o meno così: “Buh!”

***

Le belle donne di un tempo
Secondo il Pellegatti Rompiglioni, madame Bezier, che allietava le serate del Petit Tortoise Framboise sul finire del XIX secolo, aveva delle curve mozzafiato. Da cui l’espressione “le belle curve di Bezier”.

***

Ed ora una nota sui neutrini superluminali
… ma anche no…

***

Sfrontatezze allo zenzero
Per preparare un piatto di sfrontatezze allo zenzero serve una buona dose di zenzero e tanto coraggio. Già…

 

Il Santo del Mese

San Tuzzo
Notaio della premiata ditta Brambilla & Rasputin, S. Tuzzo usava i suoi poteri mistici per scatenare onde d’urto spirituali durante i rogiti, stordendo i presenti e modificando i contratti a suo favore. Questa tecnica, unita alle doti ipnotiche dei suoi occhi peduncolati, lo rese in breve tempo il notaio più odiato di tutta la Brianza e fu la causa diretta del suo linciaggio durante i moti di Usmate Velate del ’52. Per fortuna, lo sgamato S. Tuzzo fu in grado di teletrasportarsi in salvo all’ultimo momento a Loch Ness, dove ebbe una brillante carriera come portavoce ufficiale di Nessie.

Ordini dall’alto

Ed uscì uno nel campo per raccogliere erba selvatica, e trovata una specie di vite selvatica staccò da essa varie colloquintidi selvatiche, e se ne empì il mantello, e ritornatosene le tagliò a pezzi e le mise nella pentola della minestra senza sapere che cosa fossero. Versò quindi ai compagni perché ne mangiassero, ma appena ebbero gustato quella roba cotta, gridarono ad alta voce: “La morte è nella pentola, o uomo di Dio!”

Re IV 4, 39

Ordini dal basso

Virtù di alcuni animali
Introducendo in una notte stellata sangue di cammello in una borsa fatta con pelle di tarantola, ci parrà di vedere un gigante, la cui testa tocchi la volta celeste. Ermes assicura di aver avuto questa visione.

Il Vero Libro Infernale

Fregio04


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Gli arcani segreti millenari dei Mastri Cioccolatai di Mazzate.com

Nel profondo della Foresta dei Cinque Picchi di Ghisa del Monte della Morte (appena fuori Buccinasco) si trova un piccolo monastero Shaolin noto come il Piccolo Monastero Shaolin del Profondo della Foresta dei Cinque Picchi di Ghisa del Monte della Morte. Nel Piccolo Monastero Shaolin del Profondo della Foresta dei Cinque Picchi di Ghisa del Monte della Morte si tramanda da generazioni immemori la nobile arte della Cioccolatomanzia, ovvero la capacità di preparare e ingurgitare enormi quantità di cioccolatini di ogni forma, dimensione e sapore. I Piccoli Monaci del Piccolo Monastero Shaolin del Profondo della Foresta dei Cinque Picchi di Ghisa del Monte della Morte studiano e sperimentano ricette, combinazioni e tecniche di combattimento cioccolatose e ogni anno si tiene il Rituale Torneo Cioccolatoso del Piccolo Monastero Shaolin del Profondo della Foresta dei Cinque Picchi di Ghisa del Monte della Morte.

Orbene, quest’anno i vostri valorosi cioccolatai della Squadra Cazzate hanno finalmente preso parte, dopo durissime selezioni, al Rituale Torneo Cioccolatoso eccetera. Armati di spezie esotiche, stampi di giada e quintali di cioccolato del Perù, ci siamo buttati nella mischia!

Zap! Pow! Bang! Beccati questo, diavolo giallo! Chi è il Mastro Cioccolataio, adesso, eh? Ehm.

Dicevamo.

Dopo le eliminatorie, in cui abbiamo umiliato i cioccolatai dell’Uzbekistan con le nostre praline fondenti al cioccolato bianco e liquore di more (contro le loro miserevoli praline al roastbeef), ci siamo scontrati con i cioccolatai malesi. I prodi Tigrotti di Mompracem hanno sfoderato i loro famosi cioccolatini al muflone: inutilmente, perché di fronte ai nostri, all’olio essenziale di cajeput e verbena, la sconfitta era assicurata.

Da qui in poi è stata tutta discesa: i quarti di finali videro l’ignominiosa disfatta della Francia, le cui lumache fondente e ranocchie glassate vennero annientate senza pietà dai nostri cioccolatini bianchi alla banana e alla cannella.

La semifinale fu una serrata battaglia contro i temibili Cioccolatai di Zanzibar e le loro Genette ammaestrate, ma a nulla valsero i loro sforzi contro i nostri cioccolatini al latte al sale grosso. Ha-ha! Beccatevi questi, zanzibariani! Voi e le vostre genette!

E fu così che giungemmo infine in finale. Ah-ah! Siamo dei fini umoristi, nevvero? Vabbè. In ogni caso, la finale vide la Squadra Cazzate in tutto il suo splendore contro quelle piccole carogne dei Mastri Cioccolatai Belgi. Con una mossa ardita e inaspettata, decidemmo di sfidarli sul loro stesso terreno e insidiare la loro maestria nelle nobili arti del cioccolato e della birra. E così, davanti a una folla festante, sbaragliammo i loro modesti cioccolatini alla ghisa con le nostre sublimi praline fondenti alla gelatina di birra (fatta con le nostre manine).

E questo è il fedele resoconto del Rituale Torneo Cioccolatoso del Piccolo Monastero Shaolin del Profondo della Foresta dei Cinque Picchi di Ghisa del Monte della Morte di quest’anno.

Cordiali saluti,
Squadra Cazzate


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