Il Calendario di Frate Cazzaro – Ottobre 2009

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Il Noverrimo Calendario di Frate Cazzaro

Mirate la lucentezza! Mirate le meraviglie!
D’ingegnose arguzie pien fin’alle caviglie!
Mirate lo guazzabuglio! Mirate l’aspetto!
Ch’abbiam sviluppato d’antico bozzetto!
E’ giunto il momento con tanta saggezza,
Che voi vi leggiate siffatta schifezza!
Cambiammo la guisa, cambiammo l’acchito
e un poco cambiammo l’aspetto del sito.
Ma meningi non teman d’esser qui stimolate,
chè pur sempre si tratta della Squadra Cazzate.

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Dal Libro II di Esculapio al Marsala

‘Lasciate che le moltitudini vengano a me
(purchè vengano ordinatamente, in fila indiana e si comportino ammodino)’:
Venite a me, o pargoli. Venite a me, o stolti.
Venite a me, o cuccioli
Deh, venite a me!
Orsù!
E che aspettate?
Venite. E su, che son qui da solo e mi annoio.
Che?
Ah, passate dopo?
Vabbè.

Dalle ‘Invocazioni’ di Ermenegulfo degli Stolti

Ohi me lasso! Ohi me schiscio!
Ohi me tapino! Ohi me miserrimo!
Ohi che calor! Ohi el salvador!
Ohi poveri noi! Ohi e tu che vuoi?
Come che sia yo soy Ohi!
Ohi.

Estratti da ‘La saggezza degli antichi Caldei 2.0’

La saggezza l’è na sì bella cosa,
ch’è un peccato non averne a iosa.

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Chi era il conte
Ludovico Sigisbrego De Sputazzi?

Chi era? O forse la domanda dovrebbe essere ‘cos’era’?
Era forse un automa a manovella camuffato da nobiluomo?
O forse la domanda dovrebbe essere ‘cos’erano’?
Erano forse una congrega di piccoli automi nascosti sotto
le spoglie di un aristocratico?
O forse la domanda dovrebbe essere ‘che ore sono’?
Che si è fatto tardi qui a dir cazzate e dopo una certa
trovare un taxi è un’impresa.

0910santoIl Santo del Mese

S. Toio il Glorioso: meglio noto come “quell’idiota con un secchio in testa”, l’ilare S. Toio era noto in tutta la Cappadocia per imbucarsi nelle feste di compleanno e passare poi ore e ore a vantarsi dei suoi occhiali a raggi X con il cane del/la festeggiato/a. In assenza di cane, ne creava uno: sono questi i famosi Miracoli Cinoformi di S. Toio il Glorioso. I suoi seguaci, diffusi in tutto il mondo, ma soprattutto a Reikjavik, sono considerati in genere l’epitome dell’idiozia umana, con un quoziente intellettivo medio di -17.

0910fregio

Ordini dall’alto

E dirai loro che così dice il Signore degli Eserciti, il Dio di Israele:
“Bevete e ubriacatevi, vomitate, stramazzate per non più rialzarvi davanti alla spada ch’io manderò in mezzo a voi.”
E qualora si rifiutassero di prendere il calice dalla tua mano per bere dirai ad essi:
“Così dice il Signore degli Eserciti: È forza che beviate! Perché ecco che io incomincerò con l’affliggere la città in cui è invocato il mio nome, e voi, come sicuri dall’impunità, sareste risparmiati? O no, non sarete risparmiati, perché io chiamo la spada sopra tutti gli abitatori della terra, dice il Signore degli Eserciti”

Geremia 25, 27


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Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana

Eh già.[…] furono ac­colti dai furibondi latrati d’un bastardaccio di cui quasi non si vedevan gli occhi, ma i denti radi e canini con paura, tant’era sannuto ed irsuto, mezzo spinone mezzo maremmano e mezzo fottut’in gulo (questo l’ideogram­ma del Cocullo), ma per buona sorte a catena. Una vecchia apparve, contro ogni credibile ipotesi in quel pa­norama di ferrovia sconsacrata, la si provò a rabbonirlo, a chetarlo, la si fece indi presso la barra: che inter­rompeva la strada, a significare, se non proprio l’immi­nenza, di certo l’aspettazione d’uno straordinario feno­meno: e cioè il tra venire nero del convoglio, il sottosof­fiare e soprasoffiare del vapore, fluido meraviglioso, che conferisce virtù ed attitudine locomotoria al merci, an­che in salita, nonché al misto 181 : il quale difatti, già in ansimo, annunciava il lùbrico gioco de’ manovellismi su su su fu fu fu da ‘e Fattocchie, vincendo la implora­zione lontana der cuccù: e al casello Km 20,25 sarebbe altresì vittorioso della livelletta: un prodigio dell’arte, una interminata livelletta 4% ma tutta curve e contro-curve, del secondo ottocento. Al casello, detto da taluni di Casal Bruciato, lo si attendeva ogni giorno, una vol­ta al giorno, con l’algebrica certezza e la trepidazione d’animo con cui alla specola di Arcetri o all’osservatorio di Monte Palomar, ogni settantacinque anni, il ricorrere della cometa di Halley.

Il modo migliore per gustarsi questo libro, credo, è aprirlo a caso, di tanto in tanto, e leggerne cinque o dieci pagine, possibilmente ad alta voce. Allora si riescono a cogliere le pirotecniche invenzioni linguistiche del Gadda, i suoi labirinti grammaticali, le precisissime descrizioni di tutti quei gesti che accompagnano – spesso senza che ce ne rendiamo conto – le nostre parole. Se invece si cerca di leggerlo come un romanzo, seguendo la trama, è una brutta gatta da pelare (o come dicono con notevole finezza gli anglosassoni, “a pain in the ass”). Soprattutto perchè in fondo è un giallo, una storia in cui viene commesso un crimine e bisogna risolvere un mistero, cogliere indizi, trovare un colpevole. Ma la trama è talmente soffocata, sopraffatta, schiacciata da una montagna di parole da rendere impossibile o quasi starle dietro. E’ un’agonia, quando ti rendi conto che hai letto cinquanta, sessanta pagine di deliri sugli alluci dei santi o sulle opinioni del dottor Fumi a proposito delle abitudini delle ragazze straniere, e la storia è sempre lì, nella stessa stanza, e non ha fatto un passo. Per carità, ci piacciono le divagazioni, le prose tortuose, gli aneddoti e le stradine laterali, ma un minimo di equilibrio ci vuole, vivaddio. Un conto è leggere un romanzo come Tre Uomini in Barca, che è fatto, appunto, solo di aneddoti e divagazioni: ma proprio perchè non ha bisogno di una trama non hai problemi; un altro è leggere una storia così, se si può dire, sbilanciata: perchè quando la trama emerge, in questo caso, dà quasi fastidio. “Aspetta un attimo, chi è questo brigadiere Pestalozzi?”, ti chiedi, perchè l’ultima volta che lo hai sentito nominare è stato un centinaio di pagine fa e nel frattempo l’Autore ti ha strapazzato in una centrifuga verbale fino a farti perdere il senso dell’orientamento. Così devi tornare indietro e ripigliare il filo; ma dopo due pagine sei di nuovo sull’ottovolante. La sagace introduzione pone l’accento sulla parodia, sul voler stravolgere i canoni del romanzo giallo, e ci possiamo stare; tira in ballo il Don Chisciotte, e qui ci permettiamo di far notare che il Don Chisciotte sarà pure una parodia del romanzo cavalleresco ma una trama ce l’ha eccome. O magari è una faccenda metaforica, e l’intricata prosa del romanzo è simbolica, indicativa del groviglio infinito di cause, controcause, relazioni e influenze che compone le nostre vite, dove spesso si ha l’impressione che non ci sia nè capo nè coda. C’è qualcosa di molto zen, in tutto questo. Chiunque abbia una minima infarinatura di zen, infatti, di yoga o di cineserie assortite, ben sa come il continuo discorrere della mente (come un criceto nella ruota) sia più spesso un fastidio che un vantaggio, e nel momento in cui si impara a farla tacere si sperimenta una calma, un silenzio in cui tutto appare più chiaro e definito – fin quasi ovvio. Magari era questa, l’idea dell’Autore. Al che, però, non si può fare a meno di notare che se il Gadda se ne fosse stato un po’ zitto, in effetti, Don Ciccio il caso lo avrebbe risolto in dieci pagine. Mah.


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Le Babbucce di Zinco

Le Babbucce di ZincoCi sono libri in cui la storia, il puro e semplice testo, non è la cosa più importante. In alcuni casi è lo stile a prevalere (ma di solito si tratta di libri scritti da gente che ha un’opinione di sè fin troppo alta ed è troppo occupata a sentirsi parlare per prestare attenzione a quel che dice). In altri casi, ben più interessanti, una qualche peculiarità, un artificio, una regola, un qualcosa, insomma, dà forma al testo, lo ingabbia e lo plasma come un gattino bonsai. E talvolta questo qualcosa è interessante tanto quanto la storia raccontata, se non di più. E’ il caso del Castello dei Destini Incrociati, di Calvino, le cui storie sono basate sulla disposizione casuale delle carte dei tarocchi; oppure della Scomparsa, di Georges Perec, in cui non compaiono parole che contengano la lettera “e” (ed è interessante notare come parecchi critici, all’uscita del libro, non se ne accorsero); oppure delle Babbucce di Zinco.
Questo monumentale romanzo fantastico ha la curiosa caratteristica di essere composto da 2648 capitoli di undici parole ciascuno. In realtà appare chiaro a chiunque abbia una minima infarinatura di matematica che le parole sono dodici per capitolo (e su questa discrepanza tra la dichiarazione dell’Autore e la realtà del testo sono stati scritti testi interessantissimi ai quali vi rimandiamo); ma questo è solo un dettaglio. Melone Tolstoloj lavorò per gran parte della sua lunga e prolifica carriera di scrittore alla stesura di questo romanzo, considerato dalla critica il suo capolavoro, e in esso si riflettono tutte le sue opinioni e convinzioni riguardo alla politica, all’amore, all’onore, alle forme di vita extraterrestri e alla possibilità che i vari organi del corpo umano siano dotati di vita propria. Un esercito di personaggi memorabili – Zia Clotilde, il maiale Igor, la testa di Zia Clotilde, Piloro Jones, Ferdinando Pappatrax, vivono le loro vicende sull’immenso palcoscenico creato dall’Autore, mentre sullo sfondo l’Europa intera, e tutto il pianeta Terra, sono minacciati dalle forze inarrestabili di Plutone. Ma tutto questo, ripetiamo, in 2648 capitoli di undici – ok, dodici, parole ciascuno. Questa limitazione (autoimposta fino a un certo punto – l’editore ebbe larga parte in questa decisione), questa limitazione, dicevamo, che sarebbe stata fatale per più di uno scrittore – pensate al Signore degli Anelli in 2648 capitoli di undici parole, o a Siddartha o a Twilight – non ha impedito al Tolstoloj di regalarci un capolavoro di immaginazione e realismo, dove scienza e arte si fondono mirabilmente in un’opera che non ha uguali. E vorremmo anche vedere.
Il primo volume dell’opera, intitolato «Le Ghette di Ghisa» si trova, aggràtis in PDF o acquistabile in tutta la sua cartacea possanza, qui.

Le Babbucce di Zinco - Copertina


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Arma Virumque Cano

fuffademia090907-romanesAllora? Passate bene le vacanze? Divertiti? Rilassati? Pronti per un autunno che si preannuncia carico di minchiate? Bravi. Noi, per non essere da meno e per non venir colti impreparati dalle sfide della globalizzazione, di siamo dedicati a letture sàpide e di grande spessore, come ad esempio l’Eneide (Ha! voi vi aspettavate già qualche cazzata e invece – eeh?). La storia di un soldato non più giovane che fugge dalla patria distrutta con una flotta di navi cariche di profughi. Guidato da presagi e segni mistici, si mette in cerca della terra promessa di cui parlano le profezie; ma potenti, immortali nemici, capaci di mutar d’aspetto, ne ostacolano il cammino. In pratica, Battlestar Galactica. No, a parte gli scherzi, spesso accade che i libri che al liceo ti insegnano a detestare, letti a qualche lvstro (si: lvstro) di distanza si rivelano insospettabilmente piacevoli & interessanti. D’altra parte è lecito chiedersi se Virgilio avesse davvero in mente, come target, dei quindicenni: nel qual caso si potrebbe dire che l’Eneide, coi suoi mostri, le mazzate e la magia, è un romanzo fantasy per young adults – e che la Troisi e la Strazzulla non solo sono eredi di Tolkien, ma a maggior ragione sono eredi di Virgilio (il solo pensiero fa tremar le vene ai polsi). Ed è lecito chiedersi come mai al liceo si ostinano a scassar la minchia (scusate il francesismo) costringendoti a leggere libri che nel 90% dei casi non sei in grado di apprezzare, con tutto quel che ne consegue – disaffezione alla lettura in primis. Ma tant’è.
Invece, con qualche anno in più di esperienza nelle cose del mondo, la prospettiva cambia. E infatti, pur coi suoi alti e bassi (il V Canto – milleduecento versi di feste campestri, corse nei sacchi, regate e moscacieca – è una smarronata biblica; e il finale mazzatemazzatemazzate – morte del cattivo – FINE è da film cinese anni ’70) – si è rivelata assai meglio di quanto ricordassimo. Rispetto alle sue controparti omeriche è molto meno “epica”, meno tracotante e “larger-than-life”, ma forse proprio per questo più avvicinabile; stupisce poi come nel poema per eccellenza di uno dei popoli più scassacazzo e attaccabrighe della storia la guerra sia vista come un bel macello, uno spreco di vite assai poco eroico e molto sporco – o per dirla alla Bill & Ted, “una gran cagata”.
(No, la cosa che stupisce di più è la quantità di tori che questi tizi sacrificavano agli dèi. Migliaia. Per qualunque pinzillàcchera sgozzavano un toro “Che fortuna ho trovato parcheggio proprio davanti a casa” “Vai, sacrifichiamo un toro!” – mah.)
Insomma, per finire, quella che abbiamo qui è una storia di grandi viaggi, di terre lontane, di mostri, di guerre, di amore e di magia. Duemila anni fa si scrivevano già ottimi romanzi fantasy, mentre le minchiate veriste, introspettive e psicologiche, povere di spirito e prive di visione che oggi si considerano letteratura con la elle maiuscola non datano più di qualche decennio. Vorrà pur dire qualcosa.


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«Spigolature»

bici

  • Chiamasi Settembre, per essere, come si è detto, il settimo, se bene si chiamò per qualche tempo Germanico, da Germanico Imperatore. Si veste di porpora, perchè si come la Porpora è vestimento regale, così questo mese, come Re & Principe di tutti gli altri mesi, dona in maggior copia tutte quelle cose che sono necessarie al vito umano.
  • Io andai in un ospedale e ne uscii francese.
  • Il Gran Proposto si era tuffato con tutta la persona in una sedia liquida i cui cilindri congelatori girarono con moto rapidissimi. Egli stringeva nella mano una ampolletta di argento, la quale a giudicarne dal timbro, doveva contenere il famoso elisire di ambra distillata, il più potente moderatore degli sdegni umani.
  • Le leggi ereditarie erano il principale impegno in tutte le corti dei Grigi. L’eredità era il lento volgere di questo mondo immobile, e il calcolo di tutte le sue ascendenze e declinazioni richiedeva molta più carta e inchiostro che quello degli erratici movimenti delle sue sette lune.
  • Washington, DC. La Corte Suprema, con decisione unanime, ha dichiarato la Costituzione incostituzionale. «In nessun punto della Costituzione vi sono clausole relative alla Costituzione».
  • 19° Ogni seduttore calvo deve mettersi prima il colletto che le calze.
  • In quel periodo Mangione scrive e fa stampare […] un saggio metafisico intitolato Travaso d’idee dalla mia recipiente testa, fatto dai corpi animati e inanimati travaso nelle altrui recipienti teste. In quest’opera sostiene […] che il mondo verrà distrutto da spaventose inondazioni provocate dal disboscamento selvaggio e dall’uccisione indiscriminata degli uccelli, nonchè in seguito al tormento che gli uomini stessi infliggono al globo «col fargli passare la ferrovia sulla testa».
  • Gote! Ave a te, o pia volatil poiana! Cippa! Cionca la ciurma!
  • «Leggimi!» diceva il cartello. «Leggimi e giudica, se capisci! Ti sei fermato durante il viaggio perchè ho richiamato la tua attenzione, e hai subodorato che ci fosse qualcosa di insolito, qualcosa di bizzarro. E dunque, anche se sono nulla, e ancor meno di nulla, non c’è nessuno che, vedendomi, non si fermi. Forestiero, io sono la legge dell’Universo! Forestiero, dà alla legge ciò che alla legge è dovuto!»

Citazioni tratte da: Cesare Ripa, Iconologia; Cordwainer Smith, Alpha Ralpha Boulevard; Antonio Ghislanzoni, Abrakadabra, novelle dell’Avvenire; John Crowley, The Deep; Norman Spinrad, The Entropic Gang Bang Caper; Filippo Marinetti, Come si seducono le Donne; Luigi Guarnieri, L’Atlante Criminale – vita scriteriata di Cesare Lombroso; Melone K. Tolstoloj, Le Babbucce di Zinco, capitolo 447; James Branch Cabell, Jurgen, una Commedia di Giustizia


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Il Calendario di Frate Cazzaro – Settembre 2009

0909mese Frate Cazzaro va al mercato
E compra venti chili di poponi. Per far che, vi chiederete voi? Poveri ingenui!Solo il potere del popone può diffondere la parola del Signore tra le disperate genti del pianeta Nibiru, prima che la loro empia malvagità ci distrugga tutti! Per cui, se nel 2012 il mondo non verrà distrutto, sapete chi ringraziare.
0909calendario I luoghi sacri delle religioni strambe:
Bergamo è la meta dell’annuale pellegrinaggio degli adepti del dio Afono. Ogni anno ad un solo fedele prescelto è concesso recarvisi in pellegrinaggio. Questi deve giungervi nel mese di Novembre, indossando un cappello, e rendere omaggio al dio chiedendo a bassa voce un caffè decaffeinato al bar della stazione dei treni.

La Blatta Parlante è in coda all’ufficio imposte
della regione da 14 mesi. Il suo numero, il 4.356.732, è previsto allo sportello in circa 7 settimane.

Il consiglio per gli imbalsamatori di bandicoot:
Prima di iniziare il lavoro è bene assicurarsi che la simpatica bestiolina che avete tra le mani sia davvero schiattata: per questo, è bene glassarla e metterla nel microonde per mezz’ora.

La Cupa Upupa della Stanza Cupa
O cupa Upupa,
che nella stanza cupa
te ne stai a mangiar la zupa
ignara del bigio Orso Grigio
che ligio s’appresta al litigio
con la pupa sua, la lupa,
la qual sciupa i ciupa-ciupa,
deh dirigi i tuoi prodigi
sui nemigi del Tamigi!

Le Babbucce di Zinco
Romanzo in 2648 capitoli di 11 parole ciascuna
– cap. 30 –

Il Console Legato era impegnato in una missione nelle viscere della Terra.

0909semina

Il Santo del mese.

S. Ululone è il triste risultato di un esperimento scientifico riguardante un frigorifero, la capigliatura della Regina Vittoria e uno scaricatore di porto finlandese. Nonostante i suoi oscuri natali, S. Ululone riuscì a scavarsi una nicchia nel pantheon paleocristiano per la sua stupefacente capacità di urlare a squarciagola per diciassette ore di fila durante (e dopo) la proiezione de ‘La minaccia fantasma”.

0909santo Ordini dall’alto

Così dice il Signore: “Maledetto l’uomo che si confida nell’uomo e fa suo braccio la carne e il suo cuore rifugge dal Signore! Perché sarà simile al tamarisco nel deserto, non vede venirgli alcun bene, ma starà nell’arsura del deserto in un terreno salsugginoso e inabitabile!”

Geremia 17, 5

Ordini dal basso

Il fango della strada
Secondo quanto insegna la esperienza, che è la maestra delle arti, il fango attaccato alle suole delle scarpe disseccato e sparso su le scottature impedisce il formarsi delle vesciche.

Il vero Libro Infernale


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Il Calendario di Frate Cazzaro – Agosto 2009

0908mese Frate Cazzaro e l’Upupa Urlatrice della Tasmania
“Ah! Vuoi fare a gara?” Disse il noto frate al piumato urlatore.
“Yaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!” gridò ei.
“Wohaaaaaaaaaaaaa-ha-ha-ha-ha!” rispose ella.
E così fu.
0908calendario Dalle “Liriche Senza Costrutto” di Melone Tolstoloj
“L’indefessa indecisione indiana
d’indaco m’indicò l’indirizzo.
Indubbio, l’indelebile indulto
all’industria indennizzò l’individuo.
Indi senz’indugio m’indignai.”

Messer Pipolo della Rocca Indigesta
era solito risponder con sonoro pernacchione a quanti gli chiedevan conto delle sue avventure in terra di Spagna.
(Cliccare qui per udir la famosa pernacchia)

Un consiglio utile in ogni luogo, come recitato dalla pizia Salamalalla:
“Prima di respirare azoto liquido è bene pensarci due volte.”
(questa rubrica è gentilmente offerta dalle salmodianti entità senzienti delle nubi salmastre di Salonicco)

Definizioni: La Prognosi di Goethe.
Fortemente voluta dallo scrittore tedesco che era invidioso della sindrome del collega Stendhal, si applica a tutti i romantici tedeschi afflitti da dolori di varia natura (reumatici, intestinali o alla cassa toracica). Ufficializzata dall’UNESCO nel 1923.

Le Babbucce di Zinco
Romanzo in 2648 capitoli di 11 parole ciascuna
– cap. 29 –

L’Accademia Francese aveva accettato previa annessione di Buccinasco all’Impero Francese.

0908semina

Il Santo del mese.

S. Ctasanctorum ama frequentare i circoli di bridge indossando il suo esoscheletro potenziato, il che gli è valso più di una squalifica ai tornei regionali per l’accidentale vaporizzazione di carte da gioco e avversari. Fu durante il torneo estivo di Cesano Boscone che vinse la Santità giocando contro Papa Vero d’Oppio VI e il Cardinal Plutone. Venne pertanto dichiarato Santo Protettore dei Ravanelli (non era rimasto molto tra cui scegliere, dopo la famosa Santa Inflazione del ’49) tra le acclamazioni di giubilo della folla.

0908santo Ordini dall’alto

Se le nubi sono piene di acqua,
la rovesciano sopra la terra;
se un albero cade a sud o a nord,
là dove cade rimane.

Ecclesiaste 11,3

Ordini dal basso

Per curare il reuma
Dopo aver introdotto alcuni lombrichi in una bottiglia di aceto comune, si lascia la bottiglia entro lo sterco caldo per 9 giorni e 9 notti, poi si passa il contenuto della bottiglia in una casseruola e si cuoce. Si fanno frizioni con questo aceto.

Il vero Libro Infernale


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Go Science!

fuffademia090710-teslaOggi ricorre il 153° anniversario della nascita di Nikola Tesla. Sebbene questo nome non dica molto ai più, stiamo parlando dell’uomo che ha inventato la corrente alternata; il che forse non significa che questo eccentrico inventore serbo coi baffetti e lo smoking sia il “santo patrono del XX secolo”, come lo ha definito qualcuno (oppure il “Chow Yun-Fat della Serbia“), ma poco ci manca. Tesla ci è molto caro, perchè era un genio, ma soprattutto perchè era matto: le sue ossessioni per la pulizia, per i piccioni, per il numero tre; le sue teorie fisiche e cosmologiche che possiamo definire “lo strame delle credenze popolari” (chi azzecca la citaz. vince la nostra imperitura stima almeno fino a mercoledì); le sue invenzioni ahimè non realizzate, come il raggio della morte, il teletrasporto, i sistemi per parlare coi marziani e così via; e il fatto che David Bowie ne ha vestito i panni in “The Prestige“, tutto questo insomma ha fatto guadagnare a questo signore un posto nel nostro pantheon personale. Fra parentesi, erano i tempi, più o meno, in cui Lombroso affermava che il genio è una forma di disturbo mentale, e un personaggio come Tesla potrebbe fornire molti spunti a questo proposito. C’è un libro di un tale C.J. PickoverStrange Brains & Genius“, che analizza le biografie di diversi personaggi del passato, tutti più o meno famosi per meriti letterari e scientifici e tutti – ehm – matti. La tesi che sembra emergere è che una volta l’eccentricità era molto più tollerata (forse proprio perchè associata al genio); oggi, invece, un tizio che decide di vivere in una grotta scavata sotto la propria casa, come il fisiologo Harvey; uno che sostituisce i covermobili di casa con blocchi di cemento, come il matematico O. Heaviside, o uno che non inizia a mangiare se non ha 18 tovaglioli e un elenco completo di tutto quello che c’è sul tavolo, come Tesla – oggi, dicevamo, un bel TSO non glielo leva nessuno. E così chissà di quanti genî ci priviamo e di quali maravigliose invenzioni dobbiamo fare a meno. Sigh. Comunque, tornando a Tesla, pochi sanno che questo genio della scienza era solito combattere il crimine per le strade di New York con l’aiuto di un bizzarro costume e di una pistola a raggi – oh, beh, in realtà lo sapevano solo Matt Fraction e Steven Sanders, ma per fortuna hanno deciso di raccontarcelo in questo «Five Fists of Science», uno sgangherato e assai divertente graphic novel che vede il Nostro, appunto, in compagnia di Mark Twain, affrontare le forze del male – Thomas Alva Edison e Guglielmo Marconi, per dire, e J. Pierpont Morgan. In effetti, tra Edison e Tesla non correva buon sangue: il primo era uno strenuo sostenitore della corrente continua (e organizzò un surreale esperimento riguardante un elefante, ma questa è un’altra storia) – ma da qui ai robottoni giganti ce ne passa. Ok, magari gli autori – come dice Twain nella prefazione – si saranno presi qualche libertà con i personaggi, con i loro caratteri, i dialoghi, l’ambientazione eccetera, ma questa storia è assolutamente, certamente vera e fondata su solide basi scientifiche e razionali.
Non rompiamo, si inchini alla Scienza.


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La Storia di Manon Lescaut e del Cavaliere Des Grieux

manoneNo, scherzo, non l’ho letto e non credo che mi capiterà mai. Il fatto è che, durante il forsennato ancorchè interminabile allestimento del “Gran Teatro delle Cazzate” ci è capitato di sfogliare una quantità invereconda di vecchi libri e cose del genere, alla ricerca di ritagli, immagini, cartoline e gingilli con cui abbellire le nostre opre (si, opre). E quindi ho estratto da uno scaffale dimenticato questo bellissimo volumetto d’altri tempi – bellissimo per la veste grafica e la cura, non so quanto per il contenuto, di certo non per lo stato di conservazione; fra l’altro, è la prima volta che mi capita di trovare un libro coi titoli di coda: «compose e stampò il volume la maestranza blah blah blah; curarono la rilegatura blah blah blah; disegnò i fregi il prof. blah blah blah». Vabbè.

fuffademia090606-02fuffademia090606-03

Si potrebbe discutere dell’amara ironia celata involontariamente dietro il titolo della collana: «Gli Immortali» – visto che dopo qualche decennio l’autore di questo romanzo, l’Abate Prévost – chi se lo ricorda più? Sic Transit. Si potrebbe anche discutere della sapida prefazione di nientemeno che Guy De Maupassant, di cui mi par giusto citare l’incipit, che ne rivela tutte le doti di sapiente esplorator dell’animo umano:

«Sebbene un’esperienza secolare abbia dimostrato che le donne, senza eccezione, sono assolutamente incapaci di produrre opere che abbiano un vero valore artistico o scientifico, c’è oggi chi si sforza in ogni modo per imporci la donna-medico o la donna che faccia professione di politica. Ma questi tentativi sono inutili; perchè noi non abbiamo ancora la donna-pittore o la donna-musicista: e non ci è riuscito di averla non ostante gli sforzi disperati di tutte le figlie di portieri e di tutte le ragazze da marito che studiano il pianoforte – e anche il contrappunto – con una perseveranza degna di sorte migliore; o che stemperano colori ad olio o ad acquerello o copiano il modello e anche il nudo senza riuscire a dipingere altra cosa fuor dai ventagli o da qualche mediocre ritratto. La donna ha sulla terra due missioni ben distinte, ma belle tutte e due: l’amore e la maternità.»

Punto. Grazie, signor Maupassant.
Ma passiamo oltre.
Sta di fatto che dentro questo libro ci ho trovato una lettera, chissà di chi, che qui sotto riproduco – cancellando la firma (nel caso, cliccate qui per l’alta risoluzione).

lettera

Fa sempre un certo effetto, questo genere di cose: chissà qual’è la sua storia, la storia di chi l’ha scritta, di come è finita in questo libro – e di come il libro è finito in casa mia, del resto. Quando giocavo ai libri-game di Lupo Solitario sceglievo sempre, tra i mistici poteri dei monaci Ramas, la Psicomanzia o come si chiamava, che permetteva di “leggere” la storia degli oggetti. Sarebbe affascinante, una cosa del genere: ogni oggetto, dopotutto, ha la sua storia, i libri più degli altri, credo; e molte saranno di certo più interessanti delle minchiate del signor Maupassant.


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