Frate Cazzaro e le Turbe della Tundra
Allorquando mi ritrovai a vagar per l’erbosa piana, mi resi conto che la stella del nord non mi avrebbe guidato al desiato giaciglio, giacchè mi trovavo in Lapponia. Mille e mille miglia lontano dall’amata patria, Buccinasco.
L’UNESCO ha decretato
che il 2010 sarà l’anno internazionale della tundra.
Ogni nazione si impegnerà nella diffusione e conservazione di questo unico e peculiare ecosistema.
Ogni cittadino potrà contribuire nel proprio piccolo coltivando muschi e licheni in frigo ed allevando furetti chiazzati, furetti da combattimento e furetti dai denti a sciabola.
Letteratura: Rombo di Tundra di Ken Follet
Un finanziere in crisi esistenziale in viaggio col proprio aereo privato è costretto ad effettuare un atterraggio d’emergenza in una piana erbosa dai contorni stranamente regolari. Lì incontrerà i Tundrilli, abitanti del Tundrukush, un popolo mistico e paffuto che lo guiderà alla riscoperta dei derivati del latte.
Cinema: Tudra Terror Di Paul Paperhoeven
Un killer solitario si aggira per le piane erbose della Russia Zarista. Un folle psicopatico il cui unico scopo è uccidere. Peccato si trovi in mezzo alla tundra a migliaia di chilometri dal più vicino villaggio. Senza casa, senza cibo, senza amici e senza vittime, il killer solitario vaga per la tundra senza scopo e senza meta. E poi il film finisce e non è successo un tubazzo. Però si vede un sacco di tundra. Ed in una scena c’è un furetto dai denti a sciabola.
Opera:
La Tundrandot di Gioacchino Puccipucci estratto dall’aria “Il furetto dei Nibelunghi”
Deh! Cavalca il prode furetto sull’erbosa piana
mia erculea donzella che già Ludmilla di Lerdhammermoor
incede sulle vestigia della fulgida Arsizio.
La bianca armatura col lichene si abbina
ed i timori dell’alba saran fugati dal sangue del nemico
ed annegati nel buon barolo dell’osteria Al Vecio Carpenziere.
***
Oh tundra, ritundra di Litupallop Pappopopone
Oh tundra ritundra,
ch’alberghi la salamandra.
Deh tu tundra capatundra
che mi tundri i rododendri.
Ah mia tundra vanatundra
potrerei la tundra a Londra
Oh tundra ottundra
che la sorte mi ritundra.
J. Tiberius Buccinasco
– Concerti Brandeburzumesi –
Primo Movimento Scomposto K 525 e 1/4
Il Santo del Mese
Santa Alopecia
La leggiadra Santa Alopecia, protettrice dei calvi e degli allevatori di batraci, è nota soprattutto per i suoi numerosi e vani tentativi di farsi ricrescere i capelli. Fu proprio durante uno di questi che incontrò la sua fine prematura che le permise l’ingresso nell’Olimpo dei Inutili Santi Rincretiniti, a fianco a pilastri della fede come S. Ciccione, S. Inghiozzo e S. Balbuzie.
Ordini dall’alto “Con una mascella d’asino,
con una mandibola d’asinello
io li ho distrutti
e ho ucciso mille uomini.”
Giudici 15, 16
Ordini dal basso Per ottenere ciò che si desidera
occorre procurarsi una lingua di avvoltoio, strappata all’uccello senza usare il coltello o qualunque altro strumento di ferro, portarla al collo avvolta in un pezzo di stoffa. Frequentemente si è tentato questo segreto sempre con felice esito.
♦ Così, per esempio, May Wiltse, di Venice, California […], scrive al dottor George Hale, fondatore dell’Osservatorio: «Nel 1926 andai a Washington a trasmutare l’argento in oro per conto del governo degli Stati Uniti e ho ancora il loro resoconto. ma LA COSA FU MESSA A TACERE per ragioni che non posso dire.»
♦ Degnatevi di scusarmi, nobile castellano, se io stesso vengo a bussare alla pusterla della vostra fortezza, senza farmi precedere da un paggio o da un nano sonator di corno, e questo a ora così tarda. Necessità non ha legge, e costringe le persone meglio educate del mondo a qualche atto scorretto.
♦ «La guerra, a volte, è necessaria», disse Camulos. «Non disse forse, il Primarca Alpharius, che la guerra è la sola igiene della Galassia?»
♦Alla fine del diciannovesimo secolo si riteneva che l’uomo avesse raggiunto la più vasta conoscenza del mondo materiale, che non fosse rimasto più niente da fare se non tenere gli occhi aperti e stabilire le priorità. Le stelle si muovevano conformemente a dei calcoli non molto diversi da quelli necessari per far funzionare una macchina a vapore. Lo stesso valeva per gli atomi, e via di seguito. Una società perfetta era perseguibile e poteva essere costruita un po’ alla volta, secondo un piano prestabilito. Nelle scienze esatte queste teorie ingenuamente ottimistiche sono state abbandonate molto tempo fa, ma sono ancora vive nei processi del pensiero della vita quotidiana. Il cosiddetto “senso comune” fa affidamento su una programmata non-percezione, dissimulazione, irrisione di tutto ciò che non rientra nella convenzionale visione del diciannovesimo secolo. di un mondo che può essere spiegato fin nei minimi particolari. Ma intanto, nella realtà, non puoi fare un passo senza incontrare qualche fenomeno che non riesci a capire e che non capirai mai senza l’uso della statistica. E così abbiamo, per esempio, il famoso duplicitas causum dei dottori, il comportamento delle folle, e il periodico ripetersi del contenuto dei sogni, o fenomeni come il sollevarsi di tavoli.
♦ «Bella pel nome delle dita, degli omòplati, dei lacerti e degli interscapolari. Ave, castamente fecondata, in cui carne non fu titillata da lasciva libidine!»
♦ Un aspro suon di tromba Che pare un urlo, da lontan rimbomba: Se libera è la via, La corsa si trasforma in frenesia! Non rallenta, nè aspetta, L’Automobile va come saetta! La polve si fa nuvola e l’involve… Chi lo mena – respira a mala pena – Gli batte il cuor ed ha la gola asciutta E intravede angosciato un’ora brutta! Ma, di repente, scaccia ogni paura E piglia anche il pericolo in burletta Tetragono l’ha fatto l’ANGOSTURA… … L’Automobile va come saetta!
♦ Tutti noi siamo enigmatici. É una questione di grado. Ciascuno di noi ha delle cose che preferirebbe tener nascoste alla vista di altri, anche di coloro cui è legato: qualche peccatuccio segreto, fragilità, timori, anche speranze cui non si osa dar voce; eppure, tutto sommato, questi sono misteri veniali e non impediscono a coloro che ci amano di più di conoscerci quali siamo nella sostanza. Ma ci sono persone che non sono affatto ciò che sembrano.
Citazioni tratte da: L. Weschler, Il Gabinetto delle Meraviglie di Mr. Wilson; T. Gautier, Il Capitan Fracassa; G. Macneil, Mechanicum; S. Lem, L’Indagine; Inno bizantino alla Vergine, citato da F. S. Sardi in Il Natale ha 5000 Anni; pubblicità del Cognac Angostura (il migliore confortabile!) trovata su un Giornalino della Domenica del ’22 o giù di lì; M. Cox, Il Significato della Notte; D. Riondino, Franco da Catania (addiacciante presa di culo ironica manifestazione di affetto nei confronti di Battiato – la definizione viene da qui, ove troverete pure il testo)
“And Another Thing…” è il titolo del sesto romanzo della fortunata saga della Guida Galattica per gli Autostoppisti. Douglas Adams ha lasciato questa valle di lacrime nel 2001, ma la morte è un ben misero ostacolo di fronte alla possibilità di fare montagne di soldi sfruttando un marchio di successo, e quindi qualche pezzo grosso (pezzo di non dico cosa) ha deciso che sarebbe stata una buona idea affidare a un altro autore il compito di scrivere un nuovo capitolo. In effetti è una cosa che dà da pensare, il fatto che ci siano dei tizi che hanno il Potere – il Potere di dire di sì a minchiate come questa, come (agh) Ritorno a Casa Usher; (aaargh!) Blues Brothers 2000, (AAAAAARGH!) Higlander 2. E aspettate che schiatti Cristopher Tolkien e ci beccheremo LOTR 2099, Le Avventure del Giovane Aragorn, Moria 90210 ed X-Treme Silmarillion. Perchè? Possibile che non se ne rendano conto? Possibile che ci sia qualcuno che ha detto davvero “Blues Brothers 2000? Ottima idea! Sarà un successo!”. Ci sarebbe da riflettere poi sul fatto che qualcuno – in questo caso Eoin Colfer – accetti l’ingrato compito, correndo il rischio di essere ricordato poi come “quel pirla che ha scritto / diretto il seguito di —“. Ma, come si suol dire, vabbè. Comunque, il fatto che il romanzo inizi con loro che scoprono che è tutto un sogno (ok, una simulazione olografica, ma è uguale) non è che ben disponga il già un po’ schifato lettore. Il fatto che Zaphod non abbia più due teste ma una sola così è più facile per il film, non migliora le cose. Il fatto che vengano fatti continui riferimenti a “Praticamente Innocuo” (considerato da molti il peggiore dei cinque canonici, e da più ancora “una vera merda”), è poi particolarmente fastidioso. Il senso di ipocrita perbenismo strisciante che si insinua verso la metà del libro, quando ti rendi conto che stiamo dando un po’ troppo spazio ai problemi adolescenziali di Random Dent, figlia di Arthur e Trillian, e ai suoi conflittuali rapporti coi genitori (soprattutto con Trillian, perchè Arthur, almeno nella prima metà del libro, ha la personalità e l’entusiasmo di un’ameba con l’Alzheimer), e a quanto è bello essere una famiglia che ci si vuole tutti bene (non solo. Anche il Prostetnico Vogon Jeltz ha un figlio con cui ha un rapporto conflittuale e che probabilmente è pure un po’ gay. Faccio fatica io per primo a credere a quanto ho appena scritto) – tutto questo, dicevamo, fa un po’ girare i sacri ammennicoli. Ma soprattutto è lo stile. Eoin Colfer ha scritto un sacco di cose che non ho mai letto, per esempio la serie di Artemis Fowl, di cui parlano un gran bene – ma ormai, nel mio cuoricino, è “quello sfigato che tenta di imitare Douglas Adams”. Lo stesso stile, lo stesso umorismo, le stesse gag, gli stessi nomi. Per quante buone intenzioni possa aver avuto il caro Eoin, il risultato è fasullo, senza vita, patetico. L’ho piantato a metà, ringraziando Gigapedia e il mio Cybook che non ci ho speso soldi. Poi magari mi sbaglio, magari sono io che non colgo. Dopotutto a me il film è piaciuto assai mentre da molti fan viene schifato e sputazzato. Ma non importa. Ogni volta che nominiamo questa porcheria, un Dentrassi, un Demoniazzo Silastico, una Bestia Bugblatta, un Santo Frate Pranzista avvizzisce e scompare. Per cui faccio solenne voto di non parlare mai più di “E un’altra cosa…”
Invece, a proposito di Lovecraft, poi mi sono letto “Gli Dei di Pegana”, di Lord Dunsany. Il quale, come ben sapete, fu una delle principali fonti di ispirazioni per il Visionario di Providence (e per un sacco di altra gente). Di suo (di Dunsany, non del V.d.P.) avevo già letto con gran soddisfazione “La figlia del Re degli Elfi” – dal quale peraltro è stato tratto nei felici anni ’70 un inascoltabile album di folk-rock con Cristopher Lee (non vi sembra di cogliere in tutto questo un oscuro disegno?). Comunque, “Gli Dei di Pegana” è una strana cosmogonia silmarillionesca: un Silmarillion in acido, direi, assai curioso, assai legnoso, come un grande albero pieno di frutti variopinti e fiori profumati e insetti fastidiosi e bizzarri funghi tra le sue radici, e spesso capace di strappare un sorriso: la principale differenza tra i due succitati autori è che Lovecraft era costituzionalmente incapace di divertirsi, e il suo mondo fittizio ne riflette il carattere. Dunsany no. Per dire:
Alhireth-Hotep il Profeta
Quando Yug non fu più Yug gli uomini dissero ad Alhireth-Hotep: “Sii tu il nostro profeta, sii saggio come Yug”.
E Alhireth-Hotep disse “Io sono saggio come Yug.” E gli uomini erano felici.
E Alhireth-Hotep disse, della Vita e della Morte: “Questi saranno affari di Alhireth-Hotep.” E gli uomini gli portavano doni.
Un giorno, Alhireth-Hotep scrisse in un libro: “Alhireth-Hotep conosce Tutte Le Cose, perchè ha parlato con Mung” (il dio della morte)
E Mung apparve alle sue spalle, facendo il gesto di Mung, e disse: “Conosci tutte le cose, eh, Alhireth-Hotep?” E Alhireth-Hotep prese il suo posto tra le Cose che Non Erano Più.
E poi le illustrazioni:
***
“Gli dei di Pegana”, come la maggior parte delle altre opere di Dunsany, si trova aggràtis su Feedboks, sul Project Gutenberg e sull’Internet Archive.