C’era una volta tanto tempo fa una tenera bambina di nome Guendalina. Ella era bionda e boccolosa, con grandi occhioni azzurri e un destro da fare invidia a Mike Tyson. Un giorno la nostra leggiadra eroina stava giocando con il suo grande amico Ciro ‘o Teppista, ricordando con nostalgia i traguardi del passato:
“Mi ricordo quando ho dato fuoco all’apino del preside!”
“Tsè, e che vuoi che sia? Io una volta ho lanciato il marmocchio dei vicini nella vasca degli alligatori!” ribattè Ciro.
“Sì, ma era vuota.”
“È il pensiero che conta.”
“Io penso che tu sei un idiota.”
“E tu una fifona.”
“Non è vero!”
“Ah sì? Allora perché sei scappata mentre stavamo dipingendo la scuola di fucsia? Solo perché avevano sguinzagliato i piranha volanti!”
“Che c’entrano i piranha? Era pronto da mangiare!”
“Vigliacca!”
“Cretino!”
“Codarda!”
“Scimunito!”
E così andarano avanti per un paio d’ore, finché Ciro ‘o Teppista non ebbe un’idea geniale (più o meno):
“Beh, c’è un modo sicuro per dimostrare che non sei una fifona tremolante!”
“E quale sarebbe, ebete?”
“Passa la notte nella Casa Maledetta!”
“Quale, la sede del Moige?”
“Stai scherzando, vero? Nessun essere umano potrebbe sopravvivere più di cinque minuti lì dentro. No, intendevo la Casa dei Fantasmi, quella isolata sulla collina.”
“Ah, quella! E che ci vuole? Ci vado subito.”
E fu così che la dolce Guendalina, dopo essere passata da casa a prendere l’essenziale per la sopravvivenza, si preparò a trascorrere la notte in compagnia degli Spiriti Inquieti e dei Fantasmi Maledetti.
L’inizio della permanenza filò liscio come l’olio. Una volta sistemate le casse, Guendalina non si fece remore a sparare la musica a palla, assordando tutti gli animaletti dei dintorni e anche qualche povero spiritello. Fu dopo il trentasettesimo loop di Loituma che, al grido spettrale di “AAAAARGH! Ma adesso basta, porcaputtana!”, la luce saltò in tutta la casa.
Forte del suo generatore di emergenza a criceti, la soave Guendalina illuminò il maniero a giorno, imbracciò il suo lanciafiamme firmato e si rivolse al suo incorporeo rivale:
“Ok coso, fatti sotto se ne hai il coraggio! Nessuno mi spegne la musica impunemente!”
“Musica? Quella nenia? Pensavo fosse il rituale di evocazione del grande Cthulhu!” esclamò la figura semitrasparente di un feroce pastore sardo, morto tragicamente calpestato dalle sue pecore nel salotto buono del maniero.
“E tu chi saresti, coso? Parla e assaggia la mia ira!”
“Io sono il fantasma Gustavo e tu pagherai per aver disturbato il mio sonno, misera mortale!”
Così dicendo Gustavo si avventò contro la tenera Guendalina, armato di catene sferraglianti e lenzuola tarmate.
“Non credo proprio, ciccio! Prendi questo!”
SBRANG!
Atterrato da un uppercut al mento, il povero Gustavo si ritrovò scaraventato nella teiera.
“Ok, riproviamo. Un attacco dal basso potrebbe andare meglio.”
Così dicendo Gustavo si tuffò nel pavimento, per riemergere alle spalle della fanciulla.
SBREM!
Un calcio rotante lo colpì in piena faccia, risbattendolo in cantina.
“Niente di grave. Posso sempre attaccarla dall’alto.”
Un tuffo dal tetto direttamente sul capino inerme dell’angelica Guendalina finì con il povero Gustavo incastrato nel camino.
Fu così che la notte trascorse in letizia ed armonia per i nostri due amici:
“Ma io ti ammazz-” SMACK!
“Maledetta bast-” MAZZAT!
“Per il potere di Grey-” PUGN!
E così via, più e più volte.
Fu solo al mattino, quando le prime luci dell’alba illuminavano la casa abbandonata, che il tenace fantasma Gustavo iniziò a dissolversi.
“Per adesso hai vinto tu, marmocchia, ma mi vendicherò! Capito? Mi vendicherò!”
“Tremo come una foglia. No, davvero. Fidati.” rispose l’aggraziata Guendalina, prima di cospargere di benzina l’intera Casa Maledetta e incendiarla con il lanciafiamme. E fu così che la nostra eroina salvò gli inermi abitanti del borgo dal malvagio e inarrestabile fantasma Gustavo.
Morale:
Il lanciafiamme è il miglior amico delle fanciulle.
Condividi questa opera dell'ingegno umano!