Le Minchiate del Bosco – 4

21: l'Acqua, e 13: la Morrrrrte! Pauuuura!Comparso a Firenze, questo curioso mazzo di novantasette carte fu chiamato così con probabile attinenza al membro virile, ma anche per indicare che il gioco di carte non era da prendersi sul serio. Godette di grande fortuna soprattutto nell’Italia centro settentrionale, ma fu poi gradualmente abbandonato. Le Minchiate sono una curiosa variante regionale, completamente alterata, del Tarocco tradizionale. Le prime trentacinque carte, dette Papi sono seguite da cinque carte chiamate Arie: la Stella, la Luna, il Sole, il Mondo e il Giudizio finale detto Le trombe. I semi sono Denari, Coppe, Bastoni, Spade. Gli onori sono detti Cartiglia e presentano centauri al posto dei cavalieri. Tra le altre carte mancano la Papessa e il Papa, mentre sono state aggiunti il Granduca, le quattro Virtù Cardinali, le tre Teologali, i quattro Elementi, i dodici Segni zodiacali. (da Wikipedia)


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La Malignità degli Oggetti Inanimati

Diceva Don Juan che la paura è il primo dei quattro avversari dell’Uomo di Conoscenza. Almeno questo è quanto ci racconta Castaneda in “A Scuola dallo Stregone” – l’unico dei suoi libri, a quanto ci dicono, che valga la pena leggere. In effetti la paura è una faccenda complessa e interessante. Non parlo di quella reazione biologica che, di fronte a un ovvio ed immediato pericolo (una tigre affamata, un ultrà della Lazio, il Burzum dei vecchi tempi) manda in vena adrenalina e altre sostanze per prepararci alla fuga o all’attacco; nè di quel vago senso di apprensione che ci coglie e ci accompagna un po’ tutti in questi tempi oscuri. E nemmeno di quell’orrore cosmico, lovecraftiano, non-euclideo, che travolge la mente e l’animo come un torrente di paperi in fiamme (eh?) e precipita negli abissi della follia l’incauto che si spinge alle soglie della conoscenza; perchè questo è il risultato di esperienze limite: trovarsi in presenza del Grande Cthulhu, rendersi conto che se a Napolitano, Dio lo conservi, gli piglia un colpo, Renato Schifani diventa Presidente della Repubblica… cose di fronte alle quali l’unica via d’uscita è la pazzia. Ci sono però forme di paura più sottili, che paradossalmente richiedono un certo allenamento intellettuale: per esempio, Borges menziona, in “Tlon, Uqbar, Orbis Tertius“, lo specchio che “inquietava il fondo di un corridoio“, aggiungendo la constatazione, “a notte fonda inevitabile“, che “gli specchi hanno qualche cosa di mostruoso“. E come dargli torto.

Oppure gli inglesissimi racconti di M. R. James. James era, se non ricordo male, un bibliotecario, e scriveva per una ristretta cerchia di amici: «La sera prestabilita – dice un conoscente – il gruppo si ritrovava ad aspettare a lungo, finchè, generalmente verso le undici, Monty non appariva con l’inchiostro ancora umido sull’ultimo foglio. Tutti i lumi, meno uno, venivano spenti, e si dava inizio alla lettura». Erano storie di studiosi, di gentiluomini di campagna, di sagrestani, gente insomma pacata e tranquilla, che però si immischia, volente o nolente, per caso o volontariamente, in faccende a dir poco oscure.
Non aspettatevi serial killers, omicidi a catena, marziani e lupi mannari: i demoni di James sono «implacabili e straordinariamente pazienti», e i suoi racconti sono sottili, allusivi, quel genere di cose dove all’apparenza succede poco o nulla, ma se ti fermi a riflettere, dopo che hai chiuso il libro, e ti chiedi “e se capitasse a me?”, non puoi fare a meno di provare un brivido. E non si tratta di un brivido esotico, di spettri sumeri e demoni orientali: la maggior parte dei suoi racconti è ambientata nella campagna inglese, luoghi tranquilli, paciosi e sonnolenti; ma al calar della sera sembra che si aprano delle porte, dei passaggi per qualcosa, o qualcuno: quel genere di creature di cui parlano le leggende e le storie di tutti i paesi. “Sussistono qua e là luoghi isolati, tuttora bazzicati da creature singolari alle quali, una volta, chiunque poteva rivolgersi nello svolgimento delle faccende quotidiane, mentre ormai solo in rare occasioni, ogni tanti anni, ci si trova sulla loro strada e ci si accorge di loro; il che magari farà stare la gente semplice con l’animo in pace.” Già, perchè queste creature bisogna saperle trattare, e soprattutto, bisogna sapere come non farsi notare da loro. Come il signor Parkins, per esempio, che trova un vecchissimo fischietto sul quale, assieme a vari simboli misteriosi, è scritto QUIS EST ISTE QUI VENIT – chi è costui che viene? – e commette la leggerezza di suonarlo. Se poi la notte, in camera da letto, si accorge di non essere da solo, beh, peggio per lui.
O i signori Somerton e Brown, che scendono nel pozzo di una chiesa di campagna alla ricerca del tesoro di un abate medievale, incuranti dell’iscrizione che avverte: «vi ho posto un custode. Guai a chi la tocca.»
O il signor Burton, nel racconto che dà il titolo a questo post, che, dopo aver commesso un delitto, inciampa in un cartello pubblicitario strappato: dello slogan originario, “Full Particulars“, rimangono leggibili solo tre lettere: I.C.U.: I see You: io ti vedo.
Sono racconti strani, dal tono pacato e così terribilmente british; ma dietro questa patina di ironia e di apparente leggerezza, si nasconde la consapevolezza di un altro mondo, oscuro e affascinante al tempo stesso; e non sono racconti per tutti, perchè trattano di orrori suggeriti, accennati, còlti con la coda dell’occhio – anzi, di un occhio interiore la cui vista è, nel migliore dei casi, assai offuscata. «Vi sono forme profonde, organiche, di paura, forme da dirsi esistenziali perchè non esaurientisi in stati psicologici del singolo ma procedenti da sensazioni abissali. Essere incapaci di sentir paura, in tal caso, può essere perfino segno di inspessimento e di piattezza spirituale.» Nonostante sia di quel diavolaccio di Evola, questa citazione sembra assai pertinente e meritevole di ulteriori riflessioni, così come le parole con cui James conclude la postfazione al suo volume:

«Nella tarda serata di lunedì un rospo è penetrato nel mio studio; e anche se finora non c’è stato nulla, a quanto pare, che avesse a che fare con l’apparizione, ho l’impressione che non sia troppo prudente lasciarsi andare a pensieri che potrebbero schiudere l’occhio interiore alla presenza di ospiti ben più spaventosi.
Perciò, basta così

***

Le opere di M.R. James sono disponibili aggràtis, ma in inglese, qui su Project Gutenberg.


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Le Minchiate del Bosco – 3

Le Minchiate del Bosco: l'Innamorato e l'Aria, uno dei Quattro ElementiComparso a Firenze, questo curioso mazzo di novantasette carte fu chiamato così con probabile attinenza al membro virile, ma anche per indicare che il gioco di carte non era da prendersi sul serio. Godette di grande fortuna soprattutto nell’Italia centro settentrionale, ma fu poi gradualmente abbandonato. Le Minchiate sono una curiosa variante regionale, completamente alterata, del Tarocco tradizionale. Le prime trentacinque carte, dette Papi sono seguite da cinque carte chiamate Arie: la Stella, la Luna, il Sole, il Mondo e il Giudizio finale detto Le trombe. I semi sono Denari, Coppe, Bastoni, Spade. Gli onori sono detti Cartiglia e presentano centauri al posto dei cavalieri. Tra le altre carte mancano la Papessa e il Papa, mentre sono state aggiunti il Granduca, le quattro Virtù Cardinali, le tre Teologali, i quattro Elementi, i dodici Segni zodiacali. (da Wikipedia)


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La Principessa Indesiderata

"Perseus rescues Andromeda", Edward Burne-JonesUno dei vecchi & onorati clichès della fantasy d’altri tempi è la Storia del Professore che va nel Mondo Parallelo. Mi è capitato di leggere parecchie variazioni sul tema, ma il succo è sempre lo stesso. Stiamo parlando di un fisico, o matematico (a volte un ingegnere), giovane, solitamente alto e ben piazzato, di bell’aspetto nonostante il gilet e gli occhiali un po’ da nerd – anche se di solito è troppo impacciato e/o serioso per accorgersene. In seguito a svariati incidenti (evocazioni, esplosioni, esperimenti malriusciti) si ritrova in un mondo pseudomedievale, dove a) deve compiere una missione da cui dipende il destino del cosmo b) se c’è la magia la impara, altrimenti spaccia per tale quella che noi chiamiamo scienza c) non ha più bisogno degli occhiali d) si dà una svegliata, conquista l’eventuale principessa e torna nel suo mondo più sgamato che mai.
Così su due piedi mi vengono in mente diversi titoli: Il Drago e il George, il Castello d’Acciaio, Tre Cuori e Tre Leoni, e La Principessa Indesiderata. Quest’ultimo, soprattutto, merita di essere ricordato per l’originalità dell’ambientazione. Il mondo di Logaia, dove l’ingegner Rollin viene scaraventato suo malgrado, è un mondo rigidamente aristotelico: ovvero, è un mondo in cui le cose sono o così, o l’opposto. A Logaia o è giorno o è notte: ovvero c’è il sole fino a mezzanotte e poi – ZAM – è buio; se non è estate è inverno, e se i suoi abitanti non sono gentili e civilizzati sono barbari assetati di sangue. L’ingegner Rollin si trova a dover salvare una principessa – ovviamente bellissima, perchè le donne o sono bellissime o sono inguardabili, e le principesse ovviamente rientrano nella prima categoria – da un mostro orrendo, e in men che non si dica si trova alla corte di Logaia, servito, vezzeggiato e coccolato come eroe e paladino. Seguono avventure di ogni genere, dagli intrighi di palazzo alla guerra contro i barbari, dalle quali il prode ingegnere esce sempre a testa alta grazie alla sua capacità di vedere le sfumature – metaforiche – di grigio che su Logaia sono sconosciute. “La Principessa Indesiderata” – 1942, di L. Sprague de Camp – è un grazioso librettino; niente di trascendentale, e gran parte del suo umorismo è ormai terribilmente datato (anche se in quarta di copertina viene definito “esilarante”. Ma se c’è una cosa che ho imparato dalle quarte di copertina è di diffidare sempre dell’aggettivo “esilarante” e di qualsiasi riferimento a nonno Tolkien), e se fosse un film, sarebbe un film in bianco e nero con Doris Day e, forse, Cary Grant. Merita però almeno una citazione, non fosse altro che per l’assurdità del mondo di Logaia – tanto più assurdo quanto più logico vorrebbe essere. Un mondo dove gli uomini o sono bambini (fino ai tredici anni) o sono adulti con barba e baffi (dal tredicesimo compleanno in poi); o sono totalmente sobri o totalmente ubriachi, totalmente onesti o totalmente disonesti; e quelli che non sono favorevoli alla guerra sono sostenitori del terrorismo islamico. No, aspetta, quella non è Logaia…


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Breve ma Utile Guida alla Frenologia

Tra tutte le teorie e le invenzioni portate in auge in quell’epoca di trionfo scientifico e tecnologico che fu il XIX secolo, come il Mesmerismo, la Macchina del Moto Perpetuo, il Girocappello, i Raggi N, la Teoria della Terra Cava e quella dell’Etere Luminifero, solo la nobile disciplina, al tempo stesso umanistica e scientifica, della Frenologia non sembra aver riscosso il successo che meritava. Perchè? Per quale motivo una scienza dalle solide fondamenta anatomiche e dai cristallini presupposti teorici, come la determinazione del carattere di una persona in base alla forma del suo cranio, non è stata innalzata nell’Olimpo delle grandi scoperte dell’Uomo? Eppure non passa giorno senza che autorevoli quotidiani e famose riviste scientifiche non se ne escano con articoli e trafiletti di questo tenore: Scoperto il gene dell’obesità; Trovata la base genetica dell’alopecia, della timidezza, del parcheggio in doppia fila; Abigeato? D’ora in poi si curerà con la terapia genica; Ti piacciono i film di Steven Seagal? E’ colpa di un gene.
E’ quindi ormai certo anche al più stolido e ignorante uomo della strada che la determinazione biologica del comportamento è una verità scientifica e incontrovertibile, alla faccia dei sociologi, dei filosofi, dei capelloni e dei paladini del libero arbitrio. Il problema è semmai quello di stabilire in qual modo questa certezza, scritta in maniera immutabile fin nella più infima fibra del nostro essere, possa essere – appunto – letta dal sagace esploratore dell’animo e del corpo umano. I geni? Le bozze craniche? Le linee della mano? L’oroscopo? Le bollette del gas?

E’ giunto dunque il momento di restituire alla Frenologia il posto che le spetta di diritto, e di rendere il giusto onore al suo scopritore innanzitutto, e ai suoi paladini anzichenò.

Storia

Franz Joseph Gall (1758-1828, a meno che non sia tornato sul suo pianeta)Nel 1819 il medico tedesco Franz Joseph Gall diede alle stampe l’immortale opera “Anatomia e Fisiologia del Sistema Nervoso in Generale, gasparri01Ge del Cervello in Particolare, con Osservazioni sulla Possibilità di determinare varie Disposizioni Intellettuali e Morali nell’Uomo e nell’Animale, grazie alla Configurazione del loro Cranio“. In essa compendiò i risultati di uno studio decennale, iniziato dalla constatazione, fatta in gioventù, che “le persone dagli occhi prominenti sono dotate di grande padronanza del linguaggio”. La nuova disciplina, chiamata Frenologia (“studio del cervello”) si diffonde con grande rapidità in tutta Europa e negli Stati Uniti, grazie all’indefesso lavoro dei fratelli Orson e Lorenzo Fowler. Il complicato processo di misurazione di bozze e protuberanze fu poi automatizzato da Henry Lavery, Wisconsin, che, con il suo “Psicografo” contribuì non poco alla diffusione e all’esattezza della frenologia.

Lo Psicografo: un imperituro monumento all'ingegno umano.

Principî di Frenologia

La teoria di Gall si basa, in sostanza, sul presupposto che i cervello umano sia, più che un organo, un insieme di organi La Frenologia! Ovvero la Scienza che permette all'uomo di tatuarsi il cranio e di appendersi per le orecchie!(27, per la precisione), i quali, con il loro maggiore o minore sviluppo, determinano le varie propensioni e inclinazioni del carattere umano. Gall sosteneva che, in linea col principio lamarckiano che “L’uso frequente sviluppa l’organo (sì, ma rende ciechi)”, ogni aspetto della personalità potesse essere quantificato e rapportato a un dato volume dell’organo corrispondente. Per esempio, le dimensioni dell’organo dell'”Acquisività” determinavano la propensione di un individuo all’accumulo di beni con mezzi leciti e illeciti; essendo quest’organo localizzato proprio dietro le orecchie, si poteva spiegare come mai le orecchie di ladri e truffatori sono di solito grandi o sporgenti.
Gli organi cerebrali secondo Gall sono:

1. Istinto di riproduzione (situato nel cervelletto)
2. Amore per la propria prole.
3. Affetto e amicizia.
4. Istinto di autodifesa e coraggio; tendenza a fare a botte.
5. Istinto carnivoro; tendenze omicide.
6. Astuzia, acume; furbizia.
7. Senso della proprietà; tendenza ad accumulare (negli animali); avidità; tendenza al furto.
8. Orgoglio, arroganza, sicumera; amore per l’autorità; superbia.
9. Vanità, ambizione, amore per la gloria (una qualità “benefica per l’individuo e la società”)
10. Circospezione e prudenza.
11. Memoria delle cose e dei fatti; educabilità, perfettibilità.
12. Senso dei luoghi e delle proporzioni spaziali.
13. Memoria per i volti.
14. Memoria per le parole.
15. Senso della parola e del linguaggio.
16. Senso del colore.
17. Senso del suono e della musica.
18. Senso della connessione tra i numeri.
19. Senso della meccanica, della costruzione; talento architettonico.
20. Sagacia comparativa.
21. Senso della metafisica.
22. Senso della satira.
23. Talento poetico.
24. Gentilezza; benevolenza; compassione; sensibilità; senso morale.
25. Facoltà di imitare.
26. Organo religioso.
27. Fermezza di intenti; costanza; perseveranza.

A questi 27 organi se ne aggiunsero poi altri grazie agli studi di Spurzheim, dei fratelli Fowler e di altri scienziati: per esempio, gli organi dell'”Alimentatività” e della “Bibatività” (la tendenza al mangiare e al bere).
La Mappa Frenologica elaborata dal dottor Elmo Zeppolonnen (1801-1994; sì, sono 193 anni, perchè?) dell'Università di Uppsala: come potete notare, è del tutto priva di senso.Meno noti, ma altrettanto incisivi, sono gli studi dell’esimia dottoressa Palmira Piropirova, che oltre agli organi fin qui identificati ne stabilì la presenza di altri 65, tra cui:
– Senso delle cazzate
– Capacità di capire quando la pasta è troppo cotta
– Capacità di pronunciare la parola “frangipane” 10 volte di fila velocemente
– Sonar
– Raggio della morte

Declino

A questo punto, il lettore sagace e privo di pregiudizi si starà chiedendo come mai la Frenologia sembri essersi avviata verso un lento e inarrestabile declino. Ci sono diverse spiegazioni, che cercheremo di fornirvi in questo succinto prospetto:

  • La Teoria del Complotto Pippoplutogiudaico. Come è facile immaginare, i risultati di un esame frenologico non sono falsificabili. Da un verdetto della macchina psicoscopica non si sfugge: e quindi, le miriadi di loschi individui che tramano nell’ombra per l’avvento di un Nuovo Ordine Mondiale si vedrebbero senza scampo smascherati e indicati alla pubblica indignazione. Basterebbe un semplice esame, ad esempio, per scoprire se un passeggero di un qualsiasi volo aereo nasconda terribili intenzioni suicide, o se un banale meteorologo da telegiornale sia in realtà un bieco galoppino dei Signori delle Scie Chimiche.
  • La Teoria del Darwinismo Accelerato. E’ un’osservazione alla portata di tutti il fatto che i nostri nonni, in media, erano più bassi di noi. Ma potrebbero esserci altre variazioni morfologiche, passate inosservate perchè sotto i nostri occhi ogni giorno, che ci distinguono ormai definitivamente dall’uomo del XIX secolo. Può darsi che la forma del cranio sia cambiata a tal punto, in questi duecento anni, da vanificare in partenza ogni tentativo di applicare i principi frenologici al cranio umano moderno. Il che spiegherebbe perchè la gente non porta più il cappello. Una simile teoria potrà essere approvata o scartata solo dopo studi approfonditi da parte dell’intera comunità scientifica internazionale.
  • La Teoria del Creazionismo d’Emergenza. Vistosi nell’angolo, il Padreterno vanifica le scoperte di Gall modificando la forma cranica dell’intero genere umano, per evitare che dall’applicazione delle scoperte frenologiche ne derivi la conoscenza, proibita già ai tempi del Giardino dell’Eden, “del bene e del male”. Questo evento miracoloso (passato inosservato per volontà divina) sarebbe accaduto il 25 gennaio 1906, almeno secondo le profezie della veggente bretone Marie-Cordelia Zatapatique. Secondo il controverso storico scozzese padre John P. Cerebellum, i terribili eccidi della prima metà del XX secolo (comprese le PVRGHE STALINIANE) sarebbero dovuti al tentativo dell’Onnipotente di risparmiarsi un po’ di questo ingrato lavoro.
  • La Teoria dell’Origine Aliena di Franz Joseph Gall. Come per la teoria del darwinismo accelerato, si tratterebbe di un caso di applicazione errata di una teoria di per sè esatta. In effetti, chiunque abbia mai visto un’immagine del dottor Gall è portato a constatare come il suo cranio non abbia alcunchè di umano. A questo punto si potrebbe ipotizzare che il suddetto dottor Gall fosse in realtà un alieno (forse un naufrago stellare, o un ambasciatore di pace venuto ad avvertire l’umanità del terribile pericolo rappresentato dal Pianeta Nibiru), e che quindi le sue carte frenologiche non siano applicabili al cranio dell’Homo Sapiens.
  • La Teoria del Rasoio di Occam. La frenologia non funziona perchè è una cazzata. Sebbene valida nei suoi presupposti filosofici, questa teoria non è accettabile perchè irrimediabilmente viziata da un profondo astio verso la comunità frenologica internazionale.

Una Modesta Proposta per un Mondo Migliore

Martelli Frenologici.La Squadra Cazzate sostiene la necessità e l’urgenza di un reintegro della Frenologia nel novero delle discipline scientifiche, assieme all’omeopatia e al fungo cinese. I vantaggi di un utilizzo dello psicografo in campo politico e militare sono evidenti, così come le possibilità offerte dalla Frenologia Inversa o Retrofrenologia, consistente nell’intervenire sul carattere e sulle attitudini di un uomo modificando la forma del suo cranio con un apposito strumento di precisione, il cosiddetto “Martello Frenologico”.

Per saperne di più:


La Frenologia su Wikipedia (in italiano)
La Frenologia su Wikipedia (in inglese)
Franz Joseph Gall su Wikipedia (in inglese)
Phrenology.org (“un approccio positivo alla frenologia scientifica”: no, seriamente, che si può dire?)
Storia della Frenologia al Museum of Quackery
Storia della Frenologia, da un’altra parte

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