Testi: Polygen – Disegni: Stripgenerator
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Bronco, l’eroico bovino, è, nella sterminata schiera di memorabili personaggi che popolano l’Epica Saga degli Allegri Animaletti del Bosco delle Minchiate, di certo uno dei più amati. Fido compagno di Fuffi, il coniglietto fluffoso, lo segue e protegge in tutte le sue avventure – o quasi – sopportando con stoica pazienza i deliri del piccolo ma megalomane roditore. Questo ritratto di Jean-François Renard Perepaix (1824) ne evidenzia il carattere pacioso e saggio, su cui grava, come un’ombra maligna, la trista presenza del fratello Bubba, la Mucca Assassina.
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Lady Arianrhod, la principessa in questione (qui ritratta in un dipinto di autore ignoto), è, secondo gli standard della sua epoca e del suo mondo, un personaggio eccentrico. Tredicesima figlia – e unica femmina – del Re degli Elfi di Amiodh, abbandona ben presto il pianeta natìo in cerca di avventure e giunge, dopo diversi viaggi, alla Rocca di Bral, dove stringe amicizia col capitano Kiril Antardast. Con un gruppo di fidi compagni presta servizio su tutte le navi del suddetto capitano, il Mjolnir, lo Yattapesce e financo il Papero Tonante, e diviene ben presto famosa per la sua abilità con le armi da fuoco. Non c’è infatti pistola, carabina, schioppo, archibugio, cannone, scacciacani, spingarda, obice o fionda che non sappia maneggiare con incredibile precisione, tanto che persino i Beholder ne hanno paura. No, in realtà i Beholder non hanno paura di nulla, ma i Dowhar, altrimenti noti come Pinguini Astrali, loro sì.
Frate Cazzaro si dimette!
Ebbene sì, fedeli lettori! Il nostro eroico fraticello ha detto basta! Dopo essere stato sconfitto per la quarta volta nel torneo parrocchiale di lancio del criceto di ghisa nonostante le innumerevoli preci da lui rivolte al Signore, il nostro eroe ha deciso di cercarsi un altro lavoro. Le ultime notizie lo danno impegnato nella raccolta dei poponi in Uzbekistan con il suo fido apino diesel.
Uno: Il Grande Dio Pan
«La storia, cito da Wikipedia, narra la vicenda di una donna la cui mente viene distrutta da un esperimento scientifico nel tentativo di metterla in contatto con il dio Pan; anni dopo, la giovane Helen Vaughan fa la sua comparsa nella società di Londra lasciandosi dietro una scia di cuori infranti e suicidi d’amore».
Lovecraft considerava Il Grande Dio Pan, di Arthur Machen, come uno dei capolavori della letteratura orrorifica; ma Lovecraft è noto come il Visionario di Providence, e non come il Critico Letterario di Providence, per cui non ho problemi a dire che, insomma, se questo è un capolavoro del genere, figuriamoci il resto. Comunque sia, posso dire che di certo il G.D.P. è un capolavoro di understatement, ovvero, di quel modo, tipicamente britannico, di sottostimare qualcosa fino alla soglia dell’inverosimile (roba tipo «Io sono venuto per portarvi via. Io sono la Morte.» «Beh, questo rattrista un po’ la serata, non trovate?»).
Tutto il romanzo si svolge, se così si può dire, per interposta persona. Niente o quasi ci viene mostrato nel momento in cui succede, ma di solito ci sono due gentiluomini al club che si raccontano la rava e la fava e se ci va bene uno dei due è stato testimone di fatti orrendi e misteriosi, altrimenti riferisce un fatto capitato al cugino o qualcosa del genere. Verso la metà del cominci a chiederti se per caso non ci sia un deliberato sforzo per mettere una specie di sordina alla faccenda, forse per evitare che la psiche del lettore, travolta da cotanto abisso di orrore cosmico & non-euclideo, si sbricioli miseramente riducendolo a un decerebrato idiota. Forse. Ma magari anche no. Quando le losche trame della signorina Vaughan vengono alla luce – le sue tresche, i suoi comportamenti promiscui e la sua propensione a organizzare orge pagane nei placidi boschi del Galles – uno dei protagonisti, o per meglio dire, dei narratori, decide di porre un freno alle sue scellerate imprese. E quindi, seduto al club con un bicchiere di brandy, svela al suo interlocutore le sue intenzioni: andrà a casa della signorina Vaughan e le dirà qualcosa del tipo: «Lei, cara signora, e uso questo termine nella più ampia accezione possibile, è una creatura demoniaca proveniente da un’altra dimensione, e ciò è intollerabile. Per cui ho portato con me un po’ di corda e, non appena avrò trovato una trave abbastanza robusta, conto che mi aiuterà a risolvere la faccenda senza turbare troppo il vicinato». Segue una lettera di un medico, personaggio fino a quel momento sconosciuto, che afferma di avere esaminato il cadavere e di non poter affermare con certezza che fosse un essere umano. Fine.
Mah.
Due: Pan
«Pan», di Francesco Dimitri, è ambientato a Roma ai giorni nostri; narra dello scontro tra il dio Pan, appunto, un mezzo tra il Peter Pan di Barrie e Shiva il Divoratore di Mondi, e il discordiano Greyface, dio patrono dei benpensanti, delle regole, della banalità quotidiana e del Moige (personaggio che, nonostante la descrizione sia ben diversa, non riesco a non immaginare come assai simile a Bruno Vespa). Non potrei, neanche in millanta anni, far di meglio di questa recensione ad opera dell’abile Gamberetta, cui vi rimando per trama, personaggi, atmosfera e quant’altro. Mi limito ad alcune riflessioni. Del tipo:
Tre: Peter Pan
Arrivato in un modo o nell’altro alla mia veneranda età senza aver letto l’originale Peter Pan di J. M. Barrie, ho deciso di colmare questa intollerabile lacuna e di leggerlo in inglese, perchè libri come questo vanno letti in inglese. Son cose. Mi aspettavo quel bel minestrone di ciccinerie assortite e stucchevoli pinzillacchere (che bell’espressione, eh?) cui ci hanno abituato Walt Disney, Steven Spielberg (Hook, mioddìo, l’ho pure visto al cinema) e chiunque abbia inventato la Sindrome di Peter Pan che ogni due per tre ci scassa la minchia col suo corteo di bamboccioni spensierati e simili amenità.
E invece.
E invece l’aggettivo che secondo me meglio descrive Peter Pan è “inquietante”. Non Peter Pan come persona, intendo. Perchè la storia inizia garrula e lieta come ben sappiamo, con la polvere di fate, coi bimbi che volteggiano attorno al lampadario, con Peter che perde l’ombra e Wendy che gliela cuce ai piedi. Aspetta un attimo. Alle scarpe, vorrai dire. No, ai piedi. Con ago e filo. E Peter «strinse i denti e non pianse». Ewww.
Poi veniamo a sapere che Peter va in cerca di nuovi Bambini Perduti da portare nell’Isola che non c’è… per rimpiazzare quelli che vengono uccisi dai pirati. Uccisi. *Glom* (la legnosissima versione italiana della Biblioteca Ideale Tascabile dice “eliminati”, come nei cartoni di Dragonball). Se un qualunque scrittore per ragazzi, oggi, osasse presentare a un editore un libro in cui compare la parola “uccisi” verrebbe cacciato a pedate.
Poi Campanellino tenta di avvelenare Wendy, per una squallida questione di gelosia.
Poi veniamo a sapere che Peter Pan è tormentato di notte da orrendi incubi: grida, piange, trema, scalcia, spacca i mobili e strappa le coperte – e al mattino ha dimenticato tutto.
Ma il colpo di grazia è verso il finale, quando Wendy e i fratelli, tornati a casa, a Londra, dopo un anno o giù di lì incontrano nuovamente Peter e si mettono a chiacchierare sui bei tempi andati: l’Isola, gli indiani, il coccodrillo, i pirati, Giacomo Uncino…
«Chi è il capitano Uncino?» egli domandò con interesse quando lei gli parlò del grande nemico.
«Non ti ricordi,» gli domandò stupefatta, «di come lo hai ucciso salvando le nostre vite?»
«Appena li ho uccisi li dimentico».
TA-DAM! Neanche fosse Bruce Willis.
Peter Pan è Pan: Pan è Dioniso, e Dioniso è Shiva, il Distruttore, il dio delle bestie e delle foreste. E da Pan deriva Panico: ecco perchè questo bimbo tanto carino ci fa venire i brividi: perchè non è umano, perchè è il dio dell’eterno rinnovamento, il dio del fuoco e delle lacrime, del riso e della danza; ed è un bambino non perchè si sia cristallizzato rifiutandosi di crescere, ma perchè in ogni momento si dissolve e rinasce, senza passato, senza futuro, sempre uguale e sempre diverso. A pensarci bene, è angosciante; era questo che Machen cercava di dire (senza riuscirci, almeno secondo me) nel suo romanzo; è questo che fa capire ai personaggi del romanzo di Dimitri che schierarsi con Pan è folle tanto quanto schierarsi col suo nemico; ed è per questo che, al termine della storia di Barrie, siamo contenti che i Bambini Perduti riescano a tornare a casa.
Come sempre, si usano a sproposito parole ed espressioni. La Sindrome di Peter Pan. Peter Pan quel tizio che, ancora coi denti da latte scappa di casa, ammazza pirati a coltellate, beve rum e rapisce bambini per insegnar loro a fare altrettanto?
Parliamone.
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Il «Peter Pan» di Barrie è disponibile aggràtis su Feedboks, ancorchè in inglese. Il «Gran Dio Pan» (che sembra un po’ una bestemmia, detto così, non trovate?) pure. Il «Pan» di Dimitri, come fa notare con notevole aplomb l’autore, si trova con emule.
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Carmelo Rollins, «Ritratto di Dorian Hawkmoon», olio su tela, 1848. Dorian Hawkmoon, com’è noto, è il protagonista della Saga del Bastone Runico, di Michael Moorcock. Ambientata in un futuro lontanissimo, dove magia e scienza si confondono, la saga narra le gesta del Duca di Colonia, Dorian, il quale viene fatto prigioniero dai malvagi abitanti del regno di Granbretan e inviato suo malgrado come spia nel pacifico regno di Kamarg. Per assicurarsi l’obbedienza del Duca, i maghi-scienziati di Granbretan gli impiantano una gemma biomeccanica nella fronte, grazie alla quale possono controllarne i pensieri e le azioni. Ma con l’aiuto del Conte Brass, sovrano di Kamarg, e della sua bella figlia Yisselda, Hawkmoon si libera dal malefico aggeggio e, a cavallo del suo fenicottero gigante, inizia una guerra spietata contro le nere forze di Granbretan.
Sì, «fenicottero gigante», perchè?
Proprio l’altro giorno stavo spiegando al macellaio i passaggi più eleganti della Teoria delle Stringhe, quando questo mi ha cafonamente interrotto bofonchiando: “Mah, a me sembrano tutte cazzate.”
Ovvio, avrei voluto rispondergli. Il mio contatore Cap-o-matic portatile rivelava la bassissima intensità del suo campo capitonico comprensivo, capace al massimo di consentirgli la più basilare comprensione del mondo. Non sapete cos’è il campo capitonico? Starete scherzando! Vorrei sapere cosa insegnano nella scuole al giorno d’oggi… Che tempi!
Non importa, il buon vecchio Zio Muco è qui come sempre per illuminare le tenebre della vostra ignoranza.
Da molto tempo si è indagato sulla capacità di comprensione dell’essere umano. Com’è possibile che alcune persone riescano a costruire complessi sistemi mentali dagli input che ricevono dal mondo esterno, mentre altre non capiscono un benemerito nulla? Come sicuramente saprete, l’attività del cervello umano risiede nello scambio di informazioni tra i neuroni, quello che probabilmente ignorate, nella vostra sconfinata insipienza, è l’esistenza di un campo energetico generato da particelle elementari dette capitoni che interagiscono praticamente con tutto l’universo.
TEORIA E SCOPERTA DEI CAPITONI
L’esistenza dei capitoni è stata teorizzata per la prima volta nel 1956 da Grigorj Mucovski dell’Università della Kamchatka[1]. Diversi esperimenti sono stati condotti allo scopo di osservare questi elusivi bosoni di gauge, ma è solo nel 1983 che i fisici Kenshiro Mukosawa e Patrick O’Muckey riuscirono nell’impresa utilizzando come rivelatore il cervello di un dottorando[2]. Il risultato valse loro il Nobel l’anno successivo e nel lustro seguente misero a punto con Mucovski la teoria MOM o Teoria Standard dei Capitoni[3].
I CAPITONI
Esistono tre famiglie di capitoni: i capitoni oggettivi, i capitoni energetici e i capitoni comprensivi. Da cosa si differenziano?
1) Capitoni oggettivi: tutti gli oggetti dotati di massa emettono capitoni oggettivi. In alcuni casi, la composizione chimica e la forma dell’oggetto è tale da far sì che i capitoni oggettivi emessi subiscano un’interferenza distruttiva e si annichiliscano all’uscita della superficie dell’oggetto. In questo caso ci troviamo davanti a un Sarchiapone[4]: un oggetto apparentemente normale, ma dalla natura incomprensibile.
I capitoni oggettivi hanno range d’interazione infinito e sono caratterizzati dai seguenti numeri quantici:
Numero capitonico | -1 |
Spin | 1/2 |
Carica elettrica | nulla |
Massa | 0 eV |
Informazione | matrice di Mucovski a n-dimensioni, con n = gradi di libertà dell’oggetto emittente * entalpia |
I capitoni oggettivi generano un campo capitonico oggettivo di fondo di intensità ancora non misurata, ritenuto da alcuni teorici un possibile candidato per la materia oscura [5].
2) Capitoni energetici: le variazioni energetiche della materia generano l’emissione di capitoni energetici. Per esempio, la propagazione del suono, modificando le caratteristiche fisiche dell’aria (pressione e temperatura), genera l’emissione di capitoni energetici che ci permettono di capire i discorsi altrui.
I capitoni energetici hanno range d’interazione infinito e sono caratterizzati dai seguenti numeri quantici:
Numero capitonico | 1 |
Spin | -1/2 |
Carica elettrica | nulla |
Massa | 0 eV |
Informazione | matrice di Mucovski a n-dimensioni, con n = numero di parametri fisici modificati dalla variazione energetica * entropia generata |
I capitoni energetici generano un campo capitonico energetico di fondo di intensità variabile nel tempo, ritenuto da alcuni teorici un possibile candidato per l’energia oscura[6].
3) Capitoni comprensivi: sono i più interessanti tra tutti i capitoni. Non vengono emessi direttamente da oggetti o variazioni energetiche, ma sono il risultato dell’interazione tra un qualunque capitone e la materia. Il capitone, che sia un capitone oggettivo, energetico oppure comprensivo, viene assorbito e riemesso come capitone comprensivo.
A differenza dei capitoni oggettivi ed energetici, i capitoni comprensivi hanno un range di interazione più corto, dell’ordine dei 10-20 cm e sono caratterizzati dai seguenti numeri quantici:
Numero capitonico | 0 |
Spin | 1 |
Carica elettrica | nulla |
Massa | 42 MeV |
Informazione | matrice di Mucovski a n-dimensioni, con n = (dimensioni matrice del capitone assorbito / gradi di libertà dell’oggetto assorbente) * parametro M |
Il parametro M indica la capacità di un atomo, molecola o cellula di trasmettere informazioni dal capitone assorbito al capitone emesso. In natura gli oggetti con maggior parametro M sono i neuroni, negli altri casi è quasi uguale a zero.
I capitoni comprensivi generano un campo capitonico comprensivo localizzato in una range di poco più di 20 cm centrato attorno all’oggetto interagente. L’intensità del campo comprensivo dipende dalla quantità di capitoni comprensivi emessi e dal parametro M.
L’INTERAZIONE TRA CAPITONI E NEURONI
Le informazioni giunte dal mondo esterno tramite i capitoni oggettivi ed energetici vengono assorbite dagli organi sensoriali, che li trasmettono fino al cervello sotto forma di capitoni comprensivi. Una volta che questi giungono al cervello si attiva una catena di trasferimento di informazione nota come catena NCC (il capitone comprensivo viene assorbito da un neurone, riemesso e assorbito da un altro neurone: catena neurone-capitone comprensivo-neurone-capitone comprensivo e così via). Ogni successivo assorbimento-emissione di capitoni comprensivi da parte dei neuroni altera lo stato quantistico di informazione dei capitoni comprensivi, permettendo una più o meno profonda comprensione del mondo.
L’attivamento di un certo numero di neuroni, dipendente dalla complessità delle informazioni e quindi dalla complessità dello stato quantistico del capitoni comprensivi (vedi formula sotto), ci permette infine di capire quanto ci circonda.
N > n/M
N = neuroni attivati necessari alla comprensione
n = dimensione della matrice di Mucovski
M = parametro M
Un cervello sano, esposto a continui stimoli esterni, presenta un campo capitonico comprensivo intenso ed estremamente attivo, mentre negli idioti il valore è molto basso. Infatti a causa di un parametro M inferiore alla media in un certo numero di neuroni, uno o più capitoni comprensivi della catena NCC trasmette un numero di informazioni minore, talvolta anche nullo, diminuendo l’intensità del campo capitonico comprensivo [7].
DECADIMENTO SPONTANEO DEI CAPITONI, OSCILLAZIONI CAPITONICHE E ALTRI FENOMENI INTERESSANTI
Come mostrato dal diagramma di Feynman riportato qui sotto i capitoni possono decadere spontaneamente in un anticapitone e un capitino in stato di singoletto. Nel caso di capitoni oggettivi e capitoni energetici questo può causare fenomeni di illusione ottica o acustica[8].
L’anticapitone avrà numeri quantistici opposti al capitone, mentre il capitino avrà massa nulla e una matrice di Mucovski con valori uguali al capitone originario, ma risistemati in maniera casuale.
Nel caso dei capitoni comprensivi la sezione d’urto dell’anticapitone e del capitino è lievemente maggiore di quella del capitone comprensivo, favorendo così l’incomprensione tra i popoli. Nel momento in cui una delle due particelle secondarie viene assorbita da un neurone, lo stato quantico d’informazione dell’altra collassa su un valore nullo[9]. A questo punto la catena NCC viene alterata con due possibili esiti:
a) assorbimento del capitino comprensivo: il neurone emetterà poi un capitone comprensivo il cui valore quantistico d’informazione sembra a prima vista simile a quello del primo capitone comprensivo della catena NCC, ma in realtà risulta composto da stati di informazione instabili. Il risultato sarà un’illusoria comprensione temporanea, mentre già pochi minuti dopo il cervello del malcapitato sarà un’arida distesa di nulla, dovuto al collasso della matrice di Mucovski.
b) assorbimento dell’anticapitone comprensivo: il neurone emetterà un capitone comprensivo più o meno diverso dal primo della catena NCC, producendo quella situazione per cui si è assolutamente certi di aver capito qualcosa che però si rivelerà poi non avere assolutamente nulla a che fare con l’input originario (Sindrome di Poggi-Amodio)[10].
Inoltre i capitoni possono oscillare, trasformando un capitone comprensivo in un capitone oggettivo o energetico. In questo caso si perde la capacità di comprendere la situazione, ma si è spesso in grado di ricordarla nei minimi dettagli. La memoria fotografica è data dalla caratteristica di alcuni cervelli di favorire l’oscillazione capitonica, permettendo una ricostruzione dei capitoni oggettivi o capitoni energetici emessi dalla situazione esterna.
In alcuni situazioni inoltre, la catena NCC, pur funzionando perfettamente, viene rallentata da temporanei loop tra due neuroni, che causano la comprensione dell’evento diverso tempo dopo il suo verificarsi, fenomeno noto come Rallentamento della Catena Capitonica o Sindrome dei Carabinieri.
Per quanto riguarda invece i fenomeni di deduzione e i salti di ragionamento, questi sono dovuti all’interazione del capitone comprensivo con il campo capitonico comprensivo del cervello. Infatti se il campo è particolarmente energetico, il capitone comprensivo può incrementare le dimensioni della propria matrice di Mucovski permettendo non solo una maggiore comprensione delle informazioni, ma in alcuni casi delle vere e proprie ispirazioni sulla base di dati all’origine incompleti. Questo fenomeno può avvenire solo in casi di risonanza tra l’energia del campo capitonico comprensivo e l’energia informativa del capitoni comprensivi definita come m*n (massa capitoni comprensivi * dim. Mucovski) [11].
APPLICAZIONI PRATICHE
Una teoria complessa e coerente come quella capitonica si presta a numerose applicazioni pratiche, alcune delle quali risalenti alla notte dei tempi.
Alcuni fortunati individui riescono a convertire i capitoni oggettivi in capitoni comprensivi col tocco, facoltà che è meglio nota con il nome di psicometria. In questi casi anche alcune cellule cutanee, in particolare sui polpastrelli, possiedono un elevato parametro M. Benché solo un’esigua minoranza sia capace di ciò, è invece alla portata di tutti la capacità di assorbire informazioni direttamente dagli oggetti in alcune specifiche situazioni. Il nostro campo capitonico comprensivo ha un range tipicamente di poco inferiore ai 20 cm, il che lo confina naturalmente entro i limiti della scatola cranica, ma non si tratta di una precisa sovrapposizione: in alcuni casi il nostro campo si estende oltre il cranio ed è in questi casi che possiamo beneficiare di provati metodi di apprendimento quali dormire con un libro sotto il cuscino. Poiché i margini del campo capitonico comprensivo sono in genere molto deboli è solo tramite una prolungata esposizione ai capitoni oggettivi del libro, in condizioni di mente sgombra come accade nel sonno, che è possibile assorbire un numero sufficientemente elevato di capitoni oggettivi necessario per la comprensione del testo.
Mucovski e Mukosawa furono tra i primi a cercare di costruire macchinari capaci di decodificare l’attività di un campo capitonico comprensivo a distanza, con lo scopo di leggere il pensiero, ma senza successo. La maggiore difficoltà consiste nel decodificare le informazioni raccolte, troppo numerose anche per i più complessi computer. Inoltre la tecnologia alla base di queste macchine è facilmente neutralizzata tramite l’uso di un modesto cappello di stagnola, che scherma efficacemente il campo capitonico comprensivo, come dimostrato da O’Muckey che prese così le distanze dai suoi colleghi, rivendicando la sacralità del pensiero umano contro l’avanzare dello strapotere tecnologico.
Fu poco dopo, nel 1997, che Mucovski e Mukosawa vennero finanziati dall’esercito andorriano per studiare eventuali applicazioni militari della loro scoperta. Risultati preliminari comprendono un generatore di raggi per il controllo della mente (avente però la stessa debolezza della precedente invenzione nei confronti della stagnola) o, di maggior interesse nel controllo della popolazione, il progetto di una macchina che permetta di bloccare l’assorbimento di determinati capitoni oggettivi o energetici da parte dei neuroni. Grazie all’emissione di un particolare fascio coerente di radiazione è possibile annichilire capitoni con determinati autostati di informazione, in modo tale che essi non possano essere recepiti dai neuroni. È facile immaginare l’importanza censoria e propagandistica di tale strumento, dall’efficacia pratica tuttora sconosciuta. O’Muckey ha affermato di stare già lavorando, col supporto tecnico e finanziario della G.H.I.S.A.*, a una possibile schermatura anche per tale congegno, purtroppo in questo caso non si tratta di proteggere il campo capitonico comprensivo individuale, ma di evitare la manipolazione dei campi capitonici oggettivi e energetici esterni a noi. Il lavoro si prevede lungo e laborioso, ma O’Muckey si dimostra fiducioso delle proprie possibilità.
*G.H.I.S.A. = Global Hidden Intelligence Surveillance and Analysis
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BIBLIOGRAFIA
[1] Mucovski G., 1956, Physics Journal 208, 187, Beyond the Standard Model: theory for a new family of Gauge bosons
[2] Mukosawa K. & O’Muckey P., 1983, Applied physics and electronics 304, 873, A possible evidence for the Mucovski particles
[3] Mucovski G., O’Muckey P. & Mukosawa K., 1984, Physics and Biology 217, 638, The capitoni model: a new light on human comprehension
[4] Plinio il Medio, De Sarchiaponibus
[5] Capesanta R. et al., 1988, Astronomy and Astrophysics 247, 934, A new candidate for dark matter: the objective capitoni
[6] Von Berger J, Mukosawa K. et al., 1991, Astronomy & Astrophysics 476, 528, Dark energy: mystery solved or utter bullshit?
[7] Muco Z., 1987, Nature 176, 237, A comprehensive summary of the capitoni model
[8] Gonzalez G., 1998, Feltrinelli, Sogno o son desto? La storia delle illusioni ottiche
[9] Leopoldo K., 2001, Science 314, 28, The physical limits of human comprehension in the frame of the capitoni model
[10] AA.VV., 2002, Manlios y Manlios, Sono un bambino autistico, puoi spostarmi per favore?
[11] Larmiseussi W., 1999, Adelphi, Sherlock Holmes e i capitoni
[12] Giacobbo R., 2010, Scie chimiche: fotoni o capitoni?