k. Sono qua. E’ ora di darsi da fare. Che ci faccio nell’Umido e Fanghiglioso Territorio da Qualche Parte al Nord?
Ricordo lo Svizzero farmi scendere in malo modo dal camion ad un autogrill. Ma questo è successo tre settimane fa. Dopo di allora le nebbie dell’alcool e l’afasia di Wernicke sono stati i miei unici compagni. Cavalcavia.
Che giornata, cercate di capirmi, è stato un periodo difficile.
Da giorni non ho un letto sotto i denti o un pasto decente su cui poggiare il capo. Non mi lavo. Ma questa non è una novità. E le parole del pinguino mi risuonano nella mente continuamente, intervallate solo dai vani farfuglii dell’afasia di Wernicke.
“…quakkarilla quarikkia quakka makka orcavakka! E lenti, i palindromi si fan prodromi di cucuzze!”
Riuscirò a venire a capo di questo mistero, quanto è vero che mi chiamo Il Personaggio del Detective!
(Certo che quando ci penso mi pare che mia madre abbia avuto proprio un’idea sciagurata nel battezzarmi.)
Ora cerchiamo di capire. Dove sono? Un cartello laggiù dice “Porto”. Come sono arrivato in Portogallo dall’Umido e Fanghiglioso Territorio da Qualche Parte al Nord? Pensa pensa pensa. Ehi! Un momento! Ci sono delle barche. Quindi sono al porto! Geniale! Sì, ma al porto di quale città? Porca miseriaccia. Zampogne! Forse è meglio che chieda informazioni. Vedo avvicinarsi un distinto signore in giacca di feltro e cappello di tweed.
“Mi scusi buon uomo.”
“Aaaaaaaah! Un mostro immondo!”
Iniziamo bene. Un altro signore, che mi osserva scrivendo su un taccuino. E’ vestito in abiti della moda locale. Credo. O forse solo vestito in modo bizzarro. Ma non è che posso stare a soffermarmi troppo su come sono vestiti gli autoctoni. Ho bisogno di informazioni su… su… su… Porca miseriaccia, mi son dimenticato. Forse è meglio chiedere informazioni.
“Signore col taccuino, scusi…”
“Mi dica mostro immondo!”
“Ok, non mi rado da qualche giorno ma mostro immondo non è un po’ eccessivo?”
“Beh, la barba è un po’ incolta, ma sono soprattutto i tentacoli a farmi pensare ad un mostro immondo. Sa com’è.”
“Perdinci. E’ vero! Da quando ho i tentacoli?”
“E lo chiede a me?”
“No. Era una domanda retorica.”
“Ah! Per fortuna. Altrimenti mi sarebbe toccato dirle che l’Oscuro Mago Cannolo le ha fatto un sortilegio di polipificazione pochi minuti fa, mentre era svenuto sul molo. Giusto prima di imbarcarsi sul traghetto per Zermeelo. Eccolo là che saluta Madame Vettovaglia sulla pensilina. O è madame Pensilina che porta le vettovaglie?”
“Ma perchè il Mago Cannolo mi ha fatto una cosa del genere?”
“E lo chiede a me?”
“In effetti no. Era un’altra domanda retorica.”
“Ah! Per fortuna. Altrimenti mi sarebbe toccato dirle che da settimane il Mago Cannolo sta esercitando i suoi incantesimi più letali sull’inerme popolazione di Buganville prima di partire per la Terra del Freddo Lontana e Inospitale dove intende rivelare tutto il suo potere minacciando di sterminare tutti quanti se non gli verrà consegnata l’intera produzione di giada della regione.”
“Ma, scusi, com’è che lei sa tutte queste cose?”
“E lo chiede a me?”
“No. Era una domanda retorica.”
“Davvero?”
“No, imbecille. Questa era una domanda proprio per lei. Risponda.”
“Va bene, va bene. Ma tenga giù i tentacoli.”
“Io sono Alfonso Bignè, il fedele aiutante nonchè biografo uffciale dell’Oscuro Mago Cannolo. Da molti anni lo seguo annotando tutto quello che fa in vista della pubblicazione della sua biografia “Gargantula Zabum Zabum” i cui diritti abbiamo già venduto alle Edizioni Il Pinguino.”
“Capisco. E ora mi dica, signor Bignet, come faccio a tornare normale?”
“Onestamente, signor mostro immondo, lei non era tanto normale neanche prima. E comunque il mio nome è Bignè, non sono mica francese.”
“Va bene. Ma come faccio a tornare com’ero?”
“E lo chiede a me?”
“…” (da leggere come uno sguardo di biasimo carico di significato e preludio ad eventuali eventi funesti.)
“Ok, ok. Maledette domande retoriche. L’unico che può farla tornare com’era è il Mago Cannolo…”
“Ovviamente.”
“Ovviamente. E il Mago si trova sul traghetto, dove pure io stesso dovrei trovarmi. Quindi se volesse scusarmi, io andrei.”
“Come Andrei? E’ russo? Non era Alfonso? E francese? Ehi? Ma dove va?”
E così ci troviamo a correre disperatamente verso il traghetto che si sta allontanando. Alfonso Bignè sembra disperato. Il traghetto se ne va mentre, imperturbabile, il Mago Cannolo sorride e saluta con la mano dalla prua. O è la poppa. Non fa molta differenza.
“Maporcapottanatroiadeldiavolodigiuda!!! Anni a seguire il Mago dappertutto, ogni minuto, ogni secondo. E ora come faccio? Come la scrivo la biografia? Eh? Me lo dici tu?”
Io capisco che si tratta di una domanda retorica e astutamente me ne sto zitto. Solo l’afasia di Wernicke mi fa dire “Sfogliatella!”
E allora eccoci qua. Seduti sul molo, in attesa del prossimo traghetto mentre Lady Veranda organizza un pic nic a base di tartine e gufi impagliati sul molo 74.
“Tranquillo Alfonso, lo ritroviamo il tuo Cannolo.”
Lady Veranda ci sente e urla:
“Mi spiace, il cannolo non c’è l’ho. Al limite un Bignè.”
Il mio compagno scuote mestamente la testa.
“Non lo vuoi un bignè, Bignè?”
Il mio compagno scuote mestamente la testa.
“Ma noi prenderemo questo traghetto e traverseremo il vasto mare stretto per giungere a Zermelo, dove i nostri destini si compiranno.”
“Potresti tenere giù i tentacoli, per favore?”
E’ una domanda retorica?
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