Kaprawoulf: CAP XII

c-kaprawoulfirillo Grissino entrò nella Taverna della Morte Oscura e Silenziosa e si guardò attorno con fare circospetto. Molto sguardi ostili lo osservavano con espressione… ostile, appunto. Vedendo le sue ghette di ghisa, e riconoscendolo per il servitore di Vitø Pastranø, i portatori degli sguardi ostili scuotevano la testa, mormoravano qualcosa sui bei tempi andati, sputavano per terra, ma nessuno osava farglisi contro. Farglisi cosa, poi? Chissà.
Dopo essersi guardato attorno ben bene, Cirillo si rese conto che il suo “uomo” non c’era. All’improvviso si ricordò che gli aveva dato appuntamento alla Taverna degli Amici del Metanolo. Uno dei locali più malfamanati… malafanati… malfanani… mafaldanati… insomma in un postaccio, uno dei più postacci di tutta Buganville.
Uscì di corsa e si recò alla taverna giusta. Il “pinguino”, come lo chiamavano tutti, forse perchè era in effetti un pinguino, lo aspettava seduto al bancone.
Cirillo gli si fece dappresso, il pinguino gli porse un bicchiere di fragolino avariato. Cirillo passò al pinguino una borsa contenente 30 zucchini d’oro e una vecchia fotografia sgualcita.
Il pinguino guardò la merce, annuì gravemente e disse:
“Squek squerek berequek.”
Entrambi bevvero il fragolino avariato con grande soddisfazione.
Stacco.
“Ha accettato?” chiese Vitø Pastranø.
“Non saprei.”
Cirillo Grissino era appena tornato dalla sua missione e si stava togliendo le famose ghette di ghisa.
“Belle son belle,” pensò “ma pesano un casino”.
“Cosa ha detto?” chiese Vito.
“Mah… mi pare abbia detto qualcosa tipo Squenk Suqrenek berequalcosa… O forse era più tipo Squek squerek berequek. Ecco.”
“Ah.”
Cirillo ripose le ghette nell’armadio con somma fatica. Vitø Pastranø continuò:
“E che significa? E’ un buon segno?”
“Non saprei.” scosse la testa Cirillo, “Però ha preso i soldi.”
“Bè.” annuì Vitø Pastranø. Se ha preso i soldi farà il lavoro. Dopotutto tutti sanno che il pinguino è un uomo d’onore. A parte il fatto che non è un uomo. Comunque la cosa che conta è che sia d’onore non che sia un mammifero, un volatile, un marsupiale o anche un anfibio.
A Vitø Pastranø aveva sempre dato un certo fastidio trattare con i volatili. Fin da quando, da bambino, aveva perso la famiglia, streminata da un coq au vin impazzito. A nulla era servito l’intervento della polizia (per la quale Vitø provava pure un certo disprezzo). E non aveva mai creduto a chi diceva che qualcuno aveva messo una bomba nel forno. Erano stati i maledetti volatili, lui lo sapeva. E perciò non si fidava.
“Fai sorvegliare il pinguino.” disse.
“Chi mando, capo? Al momento sono disponibili Wanda l’Anaconda, il Troll di Cesano Boscone, Gino mio cugino o Luana la Poiana?”
“Manda chi vuoi!” rispose “Tranne la Poiana!” precisò poi.
Vitø Pastranø fece per uscire, poi si fermò sulla porta con un dubbio.
“Com’è che tutti sti animali hanno nomi che fanno rima? Luana la Poiana, Martina la Gallina, com’è che si chiama il fenicottero?”
“Non ricordo, signore. Però se ci pensa Wanda non fa rima. Per fare rima dovrebbe essere un’anacanda, che non so cosa sia, o chiamarsi Wonda, che francamente mi pare un po’ ridicolo.”
“Già, l’anaconda. Già…” rispose Vitø e uscì.
Stacco.
Il pinguino guardò nella borsa e rimase non poco sorpreso nel vedere gli zucchini.
Scosse la testa e pensò “Ma che cazzo, e chi se ne frega.”
Dopodichè guardò la fotografia e la sua mente fu invasa da una ciurma di ricordi. Quei ricordi non appartenevano al suo passato ma al passato di qualcun’altro. O forse era un film che aveva visto una volta. O quel libro lì, come si chiamava? Non riusciva a ricordarne il finale. Dopo un po’ che questi ricordi scorrazzavano liberamente nella sua testa una lacrima gli scivolò sul becco. Il pinguino scosse il capo e pensò “Ma che cazzo, e chi se ne frega.”
Fece per infilare la borsa e la fotografia in tasca quando si accorse di essere nudo. Prese le sue cose e con un po’ di imbarazzo fece per andarsene.
Quando fu sulla porta il barista gridò: “Ehi Pinguino! E chi me lo paga il fragolino?”
Il pinguino si voltò e lanciò al barista uno zucchino. Uno piccolino perchè non aveva bevuto tanto fragolino.
“Squokk!” Concluse. E uscì.
Stacco.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!”
L’urlo proveniva dalla stanza delle collezioni di Vitø Pastranø.
Cirillo Grissino arrivò di corsa, Vitø si voltò e non appena lo vide gli si gettò addosso con furia omicida.
“Piccolo mentecatto di un inutile servitore dalle ghette di ghisa!”
“Signore la prego” urlò Cirillo rifugiandosi dietro una teca.
“Zecchini! Avevo detto di pagarlo trenta zecchini! E tu, deficiente, hai preso trenta dei miei adorati zucchini Fabergè da collezione! Ma io ti ammazzo adesso…”


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