orreva l’anno del fiammifero, il giovane Kaprawoulf aveva 6 anni. Quell’anno suo padre partì per la Terra del Freddo Lontana e Inospitale promettendo che sarebbe tornato di lì a poco con indicibili ricchezze.
“Sì, sì. Voi aspettate tranquilli che io vado. Mi sono proprio rotto i coglioni. Adios imbecilli.” Queste furono le sue ultime enigmatiche parole.
Sua madre Uggezia si chiuse allora in un cupo barattolo di salamoia dal quale non volle più uscire.
Passavano le stagioni e Kaprawoulf cresceva tenebroso all’ombra del vecchio platano spiovente.
Il suo fedele amico Flaffenberg cercava di convincerlo a svagarsi con giochi, lazzi, motti di spirito, meretrici e procioni imbalsamati ma Kaprawoulf non faceva che parlare della Terra del Freddo dove crescono alberi di ghiaccio, gli uomini si chiamano Pino e vestono in tweed e altre minchiate senza senso del genere.
Il giorno del suo quindicesimo compleanno Uggezia lo chiamò dal suo barattolo di salamoia.
“Hai di nuovo finiti i cetrioli mamma?” chiese il ragazzo.
“Ascolta piccolo mentecatto, oggi tu sei maggiorenne. Sei un adulto ormai.”
“Ehm, veramente ho solo quindici anni…”
“Lo so ma mi sono scassata la minchia di aspettare quindi sei maggiorenne! E non contraddirmi che sarò pure chiusa in un barattolo ma so sempre come prenderti a legnate.”
“Come dici tu mamma.”
“Va nel ripostiglio dietro la stia dei polli, in una vecchia scatola di cartone troverai un rastrello. E’ il potente rastrello di saggina, donato a tuo padre dal mago Bagonzo quando era giovane.”
“Chi era giovane? Il mago? o papà?”
“Ma che domanda è? Non ha nessuna importanza ai fini della storia, perchè non mi chiedi la ricetta dell’anatra ostrogota allora?”
“Come riconoscerò la scatola mamma?”
“C’è scritto ACME!”
“E come riconoscerò il rastrello?”
“E’ l’unico nella scatola idiota!”
“E com’è la ricetta dell’anatra ostrogota?”
Dal barattolo di salamoia si udì un sospiro sommesso.
“Ora va! Imbecille! E quando avrai preso il rastrello sarai libero di partire, girare il mondo in cerca di avventure e morire un po’ come ti pare.”
“Ma veramente io starei bene qui…”
“Sparisci mentecatto! Ho detto!”
Kaprawoulf trovò la scatola, il rastrello era lì, di fianco alle divine cesoie di mogano e all’ignobile vanga di terracotta, lo prese e capì che era il momento di partire.
Un piccolo foglietto adesivo sul rastrello recava la scritta “Levati dalle palle!”
Fu così che Kaprawoulf lasciò il villaggio natio. Prima di partire però decise di portare con se le cose che più lo avevano rallegrato nei suoi anni di gioventù. Vale a dire il vecchio platano spiovente e il giovane Flaffenberg (nonostante i pareri contrari del giardiniere del villaggio e dello stesso Flaffenberg).
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