«Sul Caval della Morte Amor Cavalca» & altre amenità trovate qua e là per pochi euri (si, euri)


Curiosare fra le bancherelle di libri usati può riservare varie soddisfazioni. Specialmente se si considera che certi libri appaiono automaticamente interessanti, a prescindere dall’autore, dal titolo e dall’argomento, per il solo fatto di essere testimoni di un’altra epoca. L’aspetto, la rilegatura, la carta, i caratteri, e poi lo stile, il linguaggio, sono un richiamo al quale l’esperto di minchiate difficilmente può resistere… assieme al fatto non trascurabile che vengono uno o due euri (si, euri) l’uno e quindi ti puoi togliere la soddisfazione di portarti a casa sacchettate di libri – libri inutili, per carità, spesso illeggibili, ma che diamine, al cuor non si comanda. E poi questo Caval della Morte me lo sono pure letto, cosa credete? E ho scoperto che l’autore, tal Virgilio Brocchi (soprannominato, a detta del libraio che me lo ha venduto, “Latte alle Ginocchia” per una certa sua propensione al lacrimevole), aveva pubblicato presso Mondadori, fino al ’45, quarantadue volumi – no, dico, quarantadue escludendo quelli che “sono esauriti e l’Autore ne vieta la ristampa“. Titoli come «Il Poco Lume ed il Gran Cerchio d’Ombra», «Le Beffe di Olindo», «I Gonfaloni di Lucifero», «La Storia di Allegretto e Serenella» (due volumi) e così via. E di questo Virgilio Brocchi, padre di cotanta prole, si sono praticamente perse le tracce – voi ne avevate mai sentito parlare, eh? Il che potrebbe dare il via a meste considerazioni sulla vanità delle ambizioni umane, che potrebbero portarci dalle quattro visioni del Principe Siddartha – il neonato, il vecchio, il malato e il morto – fino all’Elegia scritta in un Cimitero di Campagna («Pompa & poter, vanto di stirpe eletta / quanto beltà o ricchezza a noi prepara, / tutto egualmente l’ultim’ora aspetta / della gloria il sentier mena alla bara»), ma non siamo mica qui a cincischiare. Tuttavia resta valida la considerazione che nel 2045 ci si ricorderà ancora di Tolkien, probabilmente, mentre non è così sicuro per quanto riguarda Licia Troisi. Tornando al Caval della Morte, trattasi del quarto (!) volume del ciclo dell’Isola Sonante, storia di storie contadine, di paesini alle porte di Milano e della Prima Guerra Mondiale. Tutto sommato è stata una piacevole sorpresa: più che lagnoso è un racconto malinconico, un mosaico di vite e di vicende di un mondo crepuscolare, prossimo alla fine, dove rimangono ancora tradizioni e consuetudini senza tempo, accanto alle prime automobili e agli sguardi perplessi dei prigionieri di guerra austriaci. E poi, naturalmente, non si può non apprezzare un libro di settant’anni fa in cui uno dei protagonisti dice: «… come sarebbe bello il mondo se non ci fossero le guerre… e i preti.». Eh già.
Comunque, tanto per rimanere in tema, ecco un pajo di scansioni di cimeli comprati assieme al Virgilio Brocchi, la prima delle quali è la copertina di una rivista che contiene interessantissimi articoli,

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tipo «Il Poeta della Polonia: la tragica storia di Sigismondo Krasinski» e «Le Nazioni Belligeranti nei ricordi d’una donna» – dell’altra non sono andato oltre la copertina. Ma provvederò.

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2 pensieri profondi su “«Sul Caval della Morte Amor Cavalca» & altre amenità trovate qua e là per pochi euri (si, euri)

  1. Quella del raccattare vecchi cimeli dei bei tempi andati è una passione che condivido. Anche se essendo “””schiacciato””” dai miei studi computesteristici non riesco a coltivare come vorrei.

  2. – senza contare che, come tutti i tipi di collezionismo, entri in un tunnel da cui è molto difficile uscire… ti distrai un attimo e ti ritrovi sommerso fino al piloro da tonnellate di minchiate di cui in tutta sincerità uno potrebbe anche fare a meno. Ma poi, che diamine, uno deve avere anche i suoi hobby. 😉

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