Il principe insettazzo

C’era una volta, nel ridente paese di Mortopia, un re saggio e malevolo che aveva tre figlie (o quantomeno tre discendenti di forma vagamente femminile). Le tre fanciulle erano belle e leggiadre come aggraziate scolopendre e altrettanto umili e generose, ma la più piccola surclassava le sorelle maggiori in malevolenza, iracondia e microcefalia: per questi motivi passava spesso lunghe ore fuori dalle mura del castello natio, schifata e scacciata fuori a calci dal maggiordomo di corte. Ella si recava quindi a meditare sulle umane sventure all’ombra di un millenario traliccio dell’alta tensione, ai bordi della putrida Palude della Venefica Flatulenza, vivisezionando piccoli animaletti e cibandosi di strani funghi dai colori improbabili. Un giorno come tanti altri, mentre era intenta a studiare gli innumerevoli usi possibili di un rospo impagliato, sentì una flebile vocina chiamarla… si girò stupita e anche un po’ incazzata per l’interruzione e – quale stupore – si trovò al cospetto di un viscido insettazzo! Si trattava di un bestio di rara bruttezza e ripugnanza, che con voce stridula e blesa apostrofò così la fanciulla:
“Uè tipa! Ciavresti mica qualche soldo da darmi che devo tornare al mio castello? Sai, io sono un principe, mica cazzi!”
“Come no, e io sono il Papa. Smamma coso o ti do in pasto al mio caimano.”
“Metti in dubbio la mia parola? Ah, gioventù scriteriata! Ma io sono buono e compassionevole e ti perdonerò! Sgancia il malloppo e non ti succederà niente di male!”
SPLAT! A queste parole la principessa, nota per i suoi muliebri scatti d’ira, aveva spatasciato l’insettazzo con il suo rospo impagliato (uso n. 3417) riducendolo a maleodorante poltiglia, dopodiché si diresse al castello felice e spensierata dopo una lunga giornata costruttiva.

Morale:
Meglio un rospo impagliato oggi che un insettazzo domani.


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5 pensieri profondi su “Il principe insettazzo

  1. Debbo a nome del comitato esprimere il più profondo rammarico per la agghiacciante riproposizione di modelli di analisi vecchi e sconfitti dalla storia: il vostro comunismo è indicato dalla spietata capacità di ignorare la violenza assassina che gronda, come dalla mano dell’assassino stesso, dalle righe di questa, di suo innocente, storiella. – Innanzi tutto, nelle intenzioni della favola, c’era un chiaro riferimento alla leggiadria delle scolopendre, eleganti esempi di necrofagi nostrani che si occupano di rimettere in circolo in maniera sana il materiale vitale che l’ignoranza del mondo occidentale vuole rinchiudere in carcasse malsane e nascondere dalla vista in casse di legno barbaramente ucciso allo scopo. – La crudeltà di un essere apparentemente tanto elegante e grazioso, come la principessina è nella favola integrato in un contesto di violenza diffuso, di chiara matrice sessista e omofoba (“muliebri scatti d’ira”, sic!), che induce a reazioni violente nei confronti dei più deboli. La vostra incivile cecità ignora anche questo passaggio, e si limita a denigrare la natura aliena delle creaturine a noi più prossime e utili: da che pulpito vi ergete a decidere della vita e della morte di amabili, indifese creaturine? Come credete di poter ridurre questa esopica favola educativa per bambini ad un elegia del vilipendio di cadavere (di rospo), ad un’ode dell’armificazione dei corpi animali, ad un inno al massacro indiscriminato in nome del diritto della forza? Scommetto che siete il tipo di persona che d’estate schiaccia le zanzare! – Contestualmente a questa nostra vibrata ma civile (quanta differenza evolutiva tra noi e voi…..)protesta, vi comunichiamo che da stamattina il CVPICVV si costituisce in Fronte Rivoluzionario e vi ammazzerà tutti! – La pagherete per tutte le larvette di zanzara che avete costretto alla morte per fame negando loro il vostro sangue! All’AVIS lo date e alle zanzare no! Vendetta!

  2. il commento di cui sopra dimostra che state lavorando bene.

  3. Qualcosa… non so se ci riesco… comunque ha fatto bene ad ucciderlo… un minimo di rispetto che gergo è “uè tipa!”

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