Il signor Jurgen ha pochi capelli e una discreta pancetta. In gioventù ha avuto la sua parte di conquiste galanti, ha composto poesie e sognato avventure; ora, più vicino ai cinquanta che ai quaranta, ha una moglie che sopporta con rassegnazione e un lavoro più che remunerativo (è un prestatore su pegno; non un usuraio, ma la differenza è talvolta assai sottile), ma non proprio entusiasmante. Come si suol dire, ha messo la testa a posto. Gli è rimasta, però, la passione per i giochi di parole, le schermaglie intellettuali e il piacere di sparar cazzate, ed è per questo che un giorno si mette a discutere con un frate incontrato per strada e gli dimostra come il diavolo non sia poi così diabolico e che la maggior parte del male che c’è a questo mondo sia causato dagli uomini. Sagge parole, direte voi, e non siete i soli; perchè sulla strada di casa un gentiluomo nero lo avvicina e lo ringrazia; e, anzi, si è preso la libertà, dice, di fargli un favore per sdebitarsi. E in effetti la moglie di Jurgen è scomparsa. La tentazione di far finta di nulla, per Jurgen, è forte; ma il senso del dovere prevale e il nostro pacioso gentiluomo si imbarca in una quest alla ricerca della moglie: un viaggio che lo condurrà prima sottoterra, poi nel passato, poi in paesi lontani e misteriosi; scenderà all’inferno e risalirà fino in paradiso; ritroverà la giovinezza perduta, verrà aiutato da streghe e centauri, incontrerà maghi, santi, farisei e scarabei ruzzolamerda e scoprirà il misterioso segreto di Papa Giovanni Ventunesimo.
«Jurgen, una Commedia di Giustizia» è un fantasy d’altri tempi; risale al 1919 e fa parte del Ciclo di Poictesme, il paese immaginario in cui J. Branch Cabell ambientò qualcosa come 25 romanzi. No, dico, venticinque. Poi ci lamentiamo di Terry Brooks. E’ un libro strano, e a dir la verità, la prima volta che l’ho letto l’ho trovato una minchiata. Però a quei tempi leggevo la Dragonlance e la saga di Thomas Covenant l’Incredulo. L’ho riletto altre tre o quattro volte, e devo dire che oggi lo considero un piccolo, prezioso libriccino. Il che può voler dire che «Jurgen» è uno di quei libri che a quindici anni non si possono capire e a quaranta sì, per una semplice questione di bagaglio di esperienze e crescita personale eccetera; o magari che con gli anni mi sono rincoglionito; nel qual caso sono in buona compagnia. Dice Wikipedia, e chi sono io per contraddire Wikipedia, che Heinlein si ispirò a questo romanzo per la sua epopea hippy «Straniero in Terra Straniera», e il titolo originale del «Pianeta del Miraggio» era guarda caso «Job, a Comedy of Justice». Aleister Crowley considerava «Jurgen» un «capolavoro filosofico» e in effetti è uno di quei libri che sembrano sempre alludere a qualcos’altro, che nominano senza descrivere, che lasciano sempre l’impressione che ci sia sotto qualcosa, un senso recondito, un significato differente.
Certo, spesso sono solo doppi sensi (e certe volte di quelli che ti fan venire voglia di picchiare la testa negli spigoli) per parlare di sesso senza scandalizzare i benpensanti (cosa che a Cabell non riuscì, visto che «Jurgen» gli costò un processo per oscenità); però questa atmosfera, a volte misteriosa, a volte malinconica e a volte sarcastica, unita al suo innegabile fascino retrò, ne fanno un libro da riscoprire.
E poi c’è il protagonista. Jurgen, «a monstrous clever fellow», è un eroe molto poco eroico; ama la bella vita e le belle donne – e in effetti il fatto che sia alla ricerca della moglie non gli impedisce di sollazzarsi con fate, regine, ninfe e diavolesse – e preferisce cavarsi d’impiccio, più che con le armi, con un mix torrenziale di retorica, sarcasmo e supercazzole. Non solo: Jurgen sa benissimo che le sue avventure sono tutte cazzate, che sono solo una parentesi, e che prima o poi tornerà a fare il prestatore su pegno, con una moglie bisbetica e un sacco di sogni irrealizzati e di amori impossibili nel cassetto, perchè dopotutto è questa la vita vera. Non so se Jurgen abbia ragione o meno (e sotto sotto spero di no); ad un certo punto incontra il Dio Pan, che gli mostra, appunto, tutto; e Jurgen ne rimane sconvolto, perchè non può credere che l’universo sia così grande e la sua vita, e tutto ciò che la compone – il lavoro, la moglie, la casa, – sia meno che nulla. Eppure questo nulla per molti è tutto; e molte di queste persone, come Jurgen, sono state giovani idealisti e scavezzacollo, poeti e spadaccini, giullari e cantastorie. Tutti ne conosciamo almeno uno, che vent’anni fa sembrava John Belushi e ora è un rispettabile membro della società; questo libro è per loro.
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Jurgen, a Comedy of Justice, è scaricabile gratis ma in inglese da Feedbooks
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Una profonda riflessione su “Jurgen, una Commedia di Giustizia”