E se dio vuole anche questo agosto si avvia alla conclusione: un agosto umido e uggioso, assai noioso e decisamente tutt’altro che estivo. Naturalmente sono opinioni personali, e sono pronto a credere che ci sia gente che in questi giorni è riuscita pure a divertirsi, magari in paesi lontani, come la Russia in preda alle fiamme, il Pakistan sott’acqua, il Golfo del Messico plastificato e così via. L’unica nota positiva (assieme alla dipartita di un Presidente Emerito ed ex Ministro dell’Interno (1), che ora sta probabilmente già spalando carbone nelle miniere di Satanasso (2)), l’unica eccetera, dicevo, è che quest’estate c’è stato parecchio tempo da dedicare alla lettura. Visti i miei gusti non proprio mainstream, mi rendo conto che magari non tutti possono essere interessati a romanzi horror-fantastici più o meno datati, su Gilles de Rais (Là-Bas, di J.K. Huysmans), sul Gran dio Pan (di Arthur Machen), su Aleister Crowley (Il Mago, di W. Somerset Maugham) o sul calamaro gigante (Kraken, di China Mieville); a classici della letteratura intollerabilmente pallosi (la Coscienza di Zeno) o inaspettatamente coinvolgenti (la Fiera delle Vanità, di Thackeray); alla fantascienza, che sia filosofica (Chain of Chance, dell’immancabile Stanislaw Lem), western-cyberpunk-postapocalittica (Route 666, di Jack Yeovil) o semplicemente il caro vecchio Jack Vance. (Non sono sicuro che la frase precedente si sia chiusa in maniera sensata, ma è troppo lunga, per cui soprassediamo.)
In effetti c’è un che di estraniante, nell’abituarsi a letture di nicchia – anzi, più che di nicchia; dopo un po’ ci si sente come il proverbiale soldato giapponese nella giungla, e la sola idea di prendere in mano un libro di cui si parla sul sito di Repubblica ti fa venire il capogiro. Mi è capitato di dare un’occhiata ad «aNobii: il Tarlo della Lettura», libro dedicato al social network su cui tengo l’elenco delle mie letture. Il libro raccoglie le recensioni più votate dei libri più presenti. E mi sono sentito un marziano: Siddartha, la saga di Twilight, Harry Potter, Ammanniti, Moccia, Camilleri, cacciatori di aquiloni, uomini che odiano le donne, Paulo Coelho, perdìo, codici da Vinci, numeri primi, ricci eleganti, cani uccisi a mezzanotte: di questi cento più famosi la maggior parte non solo non l’ho letta, ma non la leggerei nemmeno per tutto il vin di riso della Cina (3). Al di là del giudizio sul libro in sè (su «aNobii», intendo), che come tutti gli instant-books che hanno a che fare con internet sembra messo insieme da gente che non ha la minima idea di cosa sta parlando (ma contiene parecchie chicche, e alcune recensioni sarebbero da scolpire sul marmo) – al di là di tutto questo, dicevo, mi sono trovato nella situazione paradossale di un appassionato di lettura che, agli occhi di altri appassionati, non ha letto una beata fava. «Ha letto Harry Potter e la Stufa di Ghisa?» «No.» «Il Ladro di Merendine?» «Nope» «Veronika decide di morire?» «Ehm…no.» «La casa degli spiriti?» «No.» «Novecento?» «Sì… cioè, no.» «Io non ho paura?» «Ho paura di no.» «E lei si ritiene un lettore accanito?» «Certo! Ho appena letto L’Aeroplano del Papa, Romanzo Profetico in Versi Liberi, di Marinetti, e pure l’Esame dei Versi Aurei di Pitagora, di Antoine Fabre d’Olivet, mica cazzi.» «Se ne vada, o chiamo le guardie.»
Capite il dilemma? Perchè non è una questione di snobismo, lungi da me sostenere che i libri che leggo io sono migliori di quelli che leggono gli altri; sono pienamente certo che tra i libri summenzionati ci sono autentici capolavori; è che ogni libro ti apre delle porte verso altri libri, e se non stai attento ti trovi chissà dove. A un certo punto ti rendi conto che, qualunque libro si prenda in considerazione, da qualche parte ce n’è uno che dice le stesse cose, forse meglio (a parte il Signore degli Anelli, ovviamente) o almeno più nelle tue corde, e che certe volte, a cercare, si trovano tesori inaspettati (anzi: è difficile trovare un libro dal quale non si possa imparare qualcosa – a meno che non parli di vampiri (4)). Leggere è come viaggiare, e dopo un po’ diventa più facile andare avanti che tornare indietro. Ogni tanto è necessario, certo, ma come per i trapper, che passavano undici mesi all’anno nelle foreste del Klondike e quando tornavano in città a fare provviste non vedevano l’ora di tornarsene sui monti. E quindi (5):
«Così Krishna, come quando ammoniva Arjuna sul campo di battaglia.
Non buon viaggio, ma avanti, viaggiatori.»
***
(1) Se qualcuno ha dubbi, ricordo sempre questa intervista.
(2) La mia citazione preferita da Tex.
(3) La Guida Galattica, per strano possa sembrare.
(4) Per dire, ho scoperto, leggendo i «Modi di dire milanesi», di E. Restelli, 1885, che la Compagnia della Teppa era una gang di giovinastri che scorrazzava per Milano ai tempi della dominazione austriaca. Portavano cappelli a cilindro color muschio, che in milanese si dice «teppa». Un giorno attirarono alcune dame a Villa Simonetta e le lasciarono «in balìa di nani avvinazzati», finchè la polizia non intervenne scatenando una rissa spaventosa. Da loro deriva il termine «teppista». E ora, qualcosa di completamente diverso.
(5) T.S. Eliot, i Quattro Quartetti. Ma quante ne sappiamo.
(6 (non fate domande)) Cogliamo l’occasione per ricordare ai nostri pregiatissimi lettori che le «Spigolature» si sono trasferite. Upupa! La Vita, l’Amore, le Piramidi è il nome della nostra pagina su Tumblr: ogni giorno citazioni, aforismi, immagini e minchiatelle sparse su cui meditare con indubbio profitto. A buon rendere.
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Una profonda riflessione su “La Compagnia della Teppa”