Il Santo del mese.S. Riottoso di Malmø detto il Malmøstøsø: iniziatore della corrente filosofica della Mazzateutica, che consisteva nel percuotere l’interlocutore con un randello nodoso finchè non approva le tue vedute, San Riottoso fu esiliato da Monza su ordine di Pipino Chemigirano detto il Trimefitico in seguito a un balzello. Ma questo non impedì alla mamma di San Riottoso di organizzare i seguaci del Movimento Erratico Mazzatorio d’Occidente, e vorrei anche vedere. Saranno stati fatti suoi, cosa faceva la povera mamma di San Riottoso. A tal proposito il Chemigirano promulgò l’editto dei Randelli Nodosi, noto come “Edittus Randellorum Nodosorum” che inizia con “Quibusque Randellis in Domus Sua Rotulae et Nocche et Nucae et Milzae Habeas Magnum Dolorem. Sic.” Era già tanto che si sapesse far la barba. Anche se era bravino a biliardo. Andiamo avanti ancora per molto, qui? Sì. Dicevamo. Il Chemigirano è meglio noto per aver introdotto la glassatura dei servi della gleba come pratica di assunzione negli uffici del comune di Monza. Questo ha portato alla Rivolta dei Moduli di Glassa, in cui la cittadinanza monzese inferocita per lo spreco di zucchero e l’appiccicosità dei certificati di esistenza in vita gettò nella Martesana la mandria di paperi preferita del Trimefitico. I palmipedi infatti erano un dono del Patriarca di Costantinopoli, Ottone l’Ottimo Ottuso Ottopode di Marzabotto, in segno di gratitudine per avergli riparato il Garelli con il quale era solito recarsi in pellegrinaggio sul monte Athos. Fortunatamente i palmipedi sopravvissero all’annegamento e fuggirono in Birmania dove fondarono la famosa colonia dei paperi birmani, che ancora oggi attira numerosi visitatore in cerca di pace, illuminazione e uova fresche. Ma ciò non placò… cosa? Cosa non placò? Chi? Perchè? Cosa ciò? AAARGH!
Ok, respira. Calma. Ohm. Allora il Trimefitico gli ha detto – BASTA CON ‘STO TRIMETIFICO -TRIFEMITICO – TRICHECO – QUEL CHE E’! Vogliamo tornare a parlare di San Riottoso? Eh? Eccheccazzo, fra un poco vengo lì con un randello nodoso e vi faccio vedere io chi comanda, a voi e alle vostre papere birmane del cazzo! Ehm. Allora San Riottoso si alzò dal suo letto di morte e con voce tonante disse: “Come il mio letto di morte? Oh, porti sfiga? Razza di menagramo, sparisci dalla mia vista!” E andò a dormire sul divano, con la lupara a portata di mano, che non si sa mai con i tempi che corrono e tutte quelle bande di paperi incattiviti. E questo fu solo uno dei numerosi miracoli del prode santo, il quale, nella sua visita all’Orfanotrofio delle Pulzelle Zitelle Monelle Trovatelle con Possenti Mascelle di via Commenda, disse: “Dov’è che ferma il 29, che sono anche in ritardo?”
“Muori, cane miserabile!” rispose Suor Mattonella di Ghisa, togliendosi la maschera e i baffi finti e rivelando il volto tumefatto e incarognito del Trimefitico! Ta-Dan! “Sono venuto a riprendermi ciò che è mio! Dove sono le mie papere? Parla, Malmøstøsø!”
“Non puoi riaverle, Trimefitico. Sono al sicuro dalla tua brama di potere, pascolano libere sui monti della Birmania -ops.”
“Ah ah! Ti ho sgamato! Adesso niente le salverà dal mio depaperatore protonico quantico e quant’altrico!”
“… ma scusa Trimy (posso chiamarti Trimy, vero? Ci conosciamo da un sacco di tempo), ma non erano le tue papere? Perché vuoi depaperarle?”
“Eh?”
“Caso mai dovresti avercela con quei cafoni che le hanno gettate nella Martesana? No? Non ti sembra logico?”
“…”
“No dico. Loro – i monzesi – hanno preso le tue papere e le hanno gettate nella Martesana. Ricordi? Servi della gleba. Glassa. Rivolta. Papere. Martesana. Eh?”
“Eh?”
“… ok, ascoltami attentamente. Tu amavi quelle papere. Erano le tue uniche amiche, le uniche che ti ascoltavano nei momenti di sconforto, che ti picchiettavano amorevolmente con i loro beccucci e zampettavano qua e là sui tuoi preziosi manoscritti miniati e glassati. Ricordi? Quel melodioso starnazzare che ti accoglieva a casa ogni sera quando tornavi stanco dal lavoro?”
“.. le amavo?”
“Sì.”
“E non voglio depaperarle?”
“Bravo.”
“E adesso con il depaperatore che ci faccio?”
“Tanto quel coso non funziona. Ti hanno fregato.”
“Ecco, un’altra spesa inutile, come il glassatore di scartoffie.”
“…”
“Vabbè, allora io vado. Ci vediamo, eh?”
“E come torni a casa?”
“Prendo il 29.”
“Anch’io! Io scendo in viale Piave, e tu?”
“Anch’io… questo potrebbe essere l’inizio di una lunga amicizia!”
“… ma non eri di Monza? Perché scendi in viale Piave?”
“E’ una lunga storia…”
“Oh beh, tanto abbiamo tempo. Si sa che il 29 non passa mai.”
FINE |
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Ordini dall’alto
La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, nè di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.
Lettera a Timoteo 2, 11 |