«Spigolature»

  • Terminate le laudi un arciprete esce dal cerchio e monta alla rovescia su un asino fornito dalla Curia: un ciambellano regge al di sopra della testa dell’animale un bacile contenente venti denari; per tre volte voltandosi all’indietro, l’arciprete tenta di afferrrare il maggior numero di monete che poi terrà per sè. Gli altri arcipreti con i loro chierici depongono ai suoi piedi delle corone. Ma l’arciprete di Santa Maria in via Lata, oltre alla corona, offre una piccola volpe non legata, che subito si dà alla fuga, mentre il papa consegna all’arciprete un bisante e mezzo. L’arciprete di Santa Maria in Aquiro dà una corona e un gallo e riceve un bisante e un quarto, l’arciprete di Sant’Eustachio offre una corona e un piccolo daino e riceve un bisante e un quarto. Un solo bisante spetta invece a tutti gli altri arcipreti.
  • «Io sono il Pokemon Mjus. Hai appena parlato al telefono con il tuo amico Lebedkin, che è uno jedi. Dal televisore ti sorride Tony Blair, che è un primo ministro. In questo preciso istante nel mondo non c’è nemmeno una scalfittura, nessuna ammaccatura. Ma tu? Potrei davvero fidarmi di te, fino in fondo? Sei un vero Pikachu? Oppure si tratta solo di una maschera, di un’imitazione dietro a cui non ci sono che il vuoto e il caos russo ancestrale?»
  • Inoltre, era necessaria la garanzia che le formiche ibride fossero in grado di sopportare lo scenario del Texas, e non soffrissero di emozioni improvvise generate dalla nostalgia di casa, sognando i fondali raffiguranti la giungla dell’ultimo spettacolo musicale Tutte ragazze e lustrini oppure del Vecchio re Kafoozelum oppure del Re delle isole dei cannibali, o altre scenografie di opere buffe comprendenti scene di giungla.
  • Avendo udito le sue Motivazioni, «Signore» dissi, «in effetti conosco un Violinista – un ragazzo Negro che a me pare suoni come un Serafino. Si, lo conosco; & vi assicuro che nessuno è legato più di lui alla Causa della Libertà & alla Destituzione dello Schiavismo dal suo Trono di Basalto».
  • E vicino ai nostri Caduti tu guaivi con tanta tristezza che temevamo ti si spezzasse il cuore per il dolore. Eri pronto a saltare in grembo all’uno o all’altro per implorare un pezzetto di salsiccia o un po’ di zucchero. Tutti ti erano amici e ti viziavano, anche se avevi appartenuto a un inglese. E ricordi ancora davanti a Reval? Quando anche le navi russe entrarono in combattimento?
  • Allora brandii la mia arma da getto, la preferita, odiosa, divina, ultrapotente, inarrestabile, irresistibile, splendida, possente, in grado di ridurre in cenere sul campo Yaksa, Danava, Rakshasa e sovrani avversari, il disco dal bordo affilato, senza macchia, pari al Tempo che pone fine a ogni cosa, o a Yama. Pronunciai le formule di rito su quell’impareggiabile annichilatore di nemici: «Sconfiggi con il tuo vigore il popolo di Saubha e quant’altri sono qui miei nemici!» Così, avendo parlato, lo scagliai furiosamente contro di lui con la forza del mio braccio.

Citazioni tratte da: A. Boureau, La Papessa Giovanna (descrizione del rituale della Cornomania che si teneva in Vaticano il sabato dopo Pasqua ); V. Pelevin, Dialettica di un Periodo di Transizione dal Nulla al Niente; R. L. Mc Cardell, La Formica Ibrida Iperborea; M.T. Anderson, La Storia Stupefacente di Octavian Nothing Traditore della Nazione; F. Wöss, Cani, volete vivere in eterno?; Il Mahabaratha, 3, 23, 28 (da «Arjuna e l’Uomo della Montagna»)


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