Leggere un libro di René Guénon è sempre una sfida: per la complessità dei temi; per lo stile, arido, essenziale, liscio come uno specchio e come uno specchio privo di appigli; per l’impressione generale di tedio e di “burocraticità” che riesce a comunicare pur parlando di argomenti affascinanti; per l’etichetta di “reazionario” che pensatori come lui o Evola (!) si sono visti affibbiare (e neanche poi tanto ingiustamente). Tutte queste considerazioni valgono anche per “Il Re del Mondo”. Eppure, giunti alla fine, non si può fare a meno di chiudere il libro con un senso di vertigine, come dice la nota in quarta di copertina, e di sbalordimento. Chi è il Re del Mondo? Chi legge Martin Mystére avrà ben presente la leggenda dell’Agarttha, la misteriosa città tibetana, per alcuni sotterranea, per altri situata su un monte inaccessibile: posta al centro di una rete di tunnel che collegano luoghi in tutto il mondo, Agarttha sarebbe la sede di chi, persona, organizzazione, o chissà cosa, regge i destini del mondo. Già capirete come un argomento del genere possa essere una meravigliosa ed inesauribile fonte di ca**ate, e in effetti lo è stato: dagli Ufo all’Atlantide, dai druidi ai nazisti ai seguaci della Golden Dawn, ce n’è per tutti i gusti. Guénon è, mi sembra, un po’ più sobrio, e la rete che tesse non comprende nè marziani nè superuomini nè megacomputer senzienti, ma allusioni più vaghe, citazioni più remote, nomi, luoghi, personaggi che sono da sempre agli angoli della nostra memoria e a cui magari non abbiamo mai pensato seriamente. I Re Magi, per esempio, l’Isola del Prete Gianni, la leggenda del Graal, la città di Salem, i Rosacroce, l’Ultima Thule. Quello che veramente affascina in un libro come questo (che per inciso non contiene nessun accenno alla possibile ubicazione di qualsivoglia città misteriosa) è il senso di vastità che riesce a comunicare. E’ davvero una specie di macchina del tempo: nel giro di una dozzina di pagine ti trovi catapultato in un passato lontanissimo eppure sempre presente, sempre “attuale” perchè quasi “al di fuori” del tempo: il mondo dei miti, degli archetipi, delle leggende immemorabili su cui si basa tutta la nostra storia. E per tutta intendo tutta: dai Cinesi agli Ebrei, dagli Indiani ai Vichinghi, dai Greci ai Maya, le basi, i temi, i “Simboli della Scienza Sacra” (per citare il titolo di un altro bellissimo libro di Guénon) sono sempre gli stessi. Per questo, “Il Re del Mondo” è un inaspettato gioiellino: perchè sembra parlare di cose che già sappiamo, mostrandoci invece quanto ci sia ancora da imparare, o meglio, quanto abbiamo dimenticato delle nostre stesse radici. E’ come aprire una finestra in casa tua e scoprire che dà su un paesaggio vastissimo e meraviglioso. A un certo punto, puoi chiudere perchè gli spifferi ti danno fastidio; oppure puoi saltare fuori e correre ad esplorare.
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