Kaprawoulf: CAP II

k-kaprawoulfaprawoulf era in viaggio ormai da venti minuti quando le provviste finirono.
“Forse avresti dovuto prendere del cibo prima di partire, coglione!” Urlò Flaffenberg dal fagotto sulle spalle del giovane.
“E posso scendere ora? Che qui col platano sto un tantino stretto.”
“Andremo a rifollarci lo stomaco all’Unno impalato.”
“Andremo a cosa??”
“Rifollarci. Perché?”
Dal fagotto si udì un sospiro sommesso.
“Niente. Errore mio.”
Arrivarono così a Caponaghen, il capoluogo della provincia che distava ben 20 leghe (pari 153 verste, cioè 24 yarde alemanne che sono circa 12 leghe. Ma non erano 20? Insomma saranno un paio di chilometri.). Si fermarono alle porte della città dove il fedele guardiano Enzø li squadrò e intimò:
“Fermo!”
“Ehm… già fatto.”
“Bravo.”
Kaprawoulf attese.
“E quindi?”
“Ah! Scusa! Quali affari ti menano a Caponaghen? Chi sei? Cosa porti?”
“Kaprawoulf è il mio nome, figlio di Uggezzia del Barattolo di Saalamoia. Con me reco un platano, un rastrello di saggina e tale Flaffenberg figlio di Flaffenberg figlia di Flaffenberg figlio di Flaffenberg figlio di Ugö. Ehm… e qual’era la prima?”
“Quali affari ti menano, intendi?”
“Nessuno mena a Kaprawoulf! Ricordalo bene, stolto!”
“Va bene. Se lo dici tu.”
Arrivarono così alla soglia dell’Unno Impalato dove capeggiava un cartello che recava una scritta che diceva qualcosa che suonava come “ATTENTI AI MOSTRI ERRANTI – SELEZIONE NATURALE ALL’INGRESSO”. Entrarono lo stesso. Analfabeti! (Tranne il platano che aveva studiato alla Sorbona ma aveva alcune difficoltà ad esprimersi). Pochi secondi dopo uscirono inseguiti da:
un Catoblepa,
un bartender beholder strabico,
due rugginofaghi gemelli di Monza,
un orsogufo polare,
ventiquattro coboldi tisici e prossimi alla pensione che erano venuti per le acque termali,
un cubo gelatinoso nano, un cubetto insomma,
un mostro nordico (Jurgen, alcolizzato norvegese, tipo il cantante dei Burzum, avete presente? No? Fa lo stesso.),
la famiglia Bradfjiord,
un canguro che si era perso la cerimonia di apertura delle olimpiadi,
e uno sgabello molto incazzato.
Mentre fuggiva Kapawoulf pensava alla sua giovinezza, all’odore delle fronde impregnate di rugiada, mentre Flaffenberg pensava “Corri imbecille, non ti distrarre come al solito. Tu e le tue fronde di rugiada del cazzo, lo so io come va a finire!”
Si rifugiarono infine sulla cima del platano che, sradicato, giaceva a terra pensando a come gli era venuto in mente di lasciare la Francia per questi posti di merda! I mostri, allibiti nonchè disarmati da tanta idiozia fissarono il giovane Kaprawoulf per alcuni secondi, poi se ne andarono gettandogli delle monetine in segno di disprezzo. Tutti tranne lo sgabello che si fermò a raccogliere le monetine:
“Ehm, scusate. A voi non servono vero? Sapete, la recessione.”
“Fa pure” disse Kaprawoulf, “ma dove le metti che non hai le tasche?”
“Se è per questo non ho neanche le mani. O la bocca, eppure son qui che dico cazzate per pochi spiccioli. Mai sottovalutare uno sgabello! Io sono Uno Sgabello, piacere.”
Uno Sgabello era Uno Sgabello perché sua madre Fiona Panca aveva sposato Amilcare Sgabello da cui aveva avuto dieci figli di cui Uno era il primo, appunto.
“Lo vedo che sei uno sgabello.” Disse Kaprawoulf.
“Lo vedo anch’io che sei uno sgabello, anche se nessuno mi interpella e tutti continuano a fare come se non ci fossi”. Disse Flaffenberg.
Senza dargli retta lo sgabello continuò: “No, io sono Uno Sgabello! Piacere!”
“Ho capito! Uno sgabello! S-G-A-B-E-L-L-O! Tipo una di quelle cose su cui ci si siede? Chessò? Uno sgabello?”
Vabbè, vi siete fatti un’idea di come continua questo dialogo per cui saltiamo alla fine:
E così Erinnarinnirahannarica fu salva ma questo costò la vita del suo commercialista il quale, esalando l’ultimo respiro, la vide allontanarsi serena sulla sua bicicletta al tramonto. Ma questo non gli fu di alcun conforto.


Condividi questa opera dell'ingegno umano!
facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Sito

This blog is kept spam free by WP-SpamFree.