L’Iconologia del Cav. Cesare Ripa ha goduto, dai tempi lontani della sua prima apparizione, di vasta e meritata fama; e ognuna delle sue, innumerevoli, edizioni successive ha visto questo curioso catalogo ampliarsi ed arricchirsi, fino a diventare un vero e proprio esercito allegorico (di cui qualche esempio può essere osservato, chissà perchè, in queste pagine giapponesi). Il suo ideatore l’aveva concepita come opera di riferimento, per pittori, scultori e architetti: si tratta infatti di una raccolta di icone, di immagini commentate, di rappresentazioni simboliche, cui artisti e committenti potevano trarre ispirazione. «Con l’Iconologia alla mano si può spiegare la maggior parte delle allegorie che ornano i palazzi e le chiese di Roma», afferma lo storico Émil Mâle, e il celeberrimo Praz, nell’introduzione, fa notare come questi emblemi siano in un certo senso più vicini alla mentalità pagana dei Romani che non a quella cattolicissima del XVII secolo. Noi, che di queste cose ne capiamo poco assai, ci limitiamo a goderci questa interminabile sfilata di bizzarri personaggi, dove, accanto all’immagine dell’Amore, del Digiuno, della Modestia e della Fede, appaiono la Povertà In Uno Che Abbia Bell’Ingegno, la Fuga Popolare, il Disprezzo Et Distruttione De I Piaceri & Cattivi Affetti, il Giorno Artificiale, la Meditazione Della Morte, la Machina del Mondo e la Digestione. Vien da chiedersi quale cardinale o visconte abbia mai detto al pittore che ne decorava i saloni: «E qui mi faccia una bella immagine della Vergogna Honesta, o magari del Commertio della Vita Humana»; molte di queste immagini hanno radici in un mondo assai diverso dal nostro, e ci risultano strane e incomprensibili. Oggi, forse, avremmo la Casella Di Posta Intasata Dallo Spam, le Dichiarazioni Farneticanti Del Tale Ministro, o il Pirla Che Parcheggia Il Suv In Seconda Fila Dimodochè Il Tram Impiega Sei Ore Per Fare Due Fermate. Ma ad una di queste immagini siamo particolarmente affezionati, un’immagine che giustifica la non proprio esaltante frequenza dei nostri ultimi post:
«Donna vecchia, brutta, mal vestita, che stia à sedere e che tenghi la guancia appoggiata sopra alla sinistra mano, dalla quale penda una cartella con un motto che dichi: TORPET INERS, & il gomito di detta mano sia posato sopra il ginocchio, tenendo il capo chino, e che sia cinto con un panno color nero e nella destra mano un pesce detto Torpedine.»
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